Udienza. Papa Francesco ai confessori: ciascuno di noi è un peccatore perdonato
"Andare a confessarsi non è andare in tintoria perché mi tolgano una macchia, no, è un'altra cosa", mentre "se non c'è amore nel Sacramento, non è come Gesù lo vuole, se c'è 'funzionalità' non è come Gesù lo vuole, questo è il concetto principale".
Sono alcune delle indicazioni date da papa Francesco nell'udienza, nell'Aula Paolo VI e a conclusione dei lavori, ai partecipanti al XXXI Corso sul foro interno promosso dalla Penitenzieria Apostolica: corso per i nuovi confessori, svoltosi quest'anno in modalità online con la partecipazione di 870 chierici.
"L'esperienza insegna che chi non si abbandona all'amore di Dio finisce, prima o poi, per abbandonarsi ad altro, finendo 'tra le braccia' della mentalità mondana, che alla fine porta amarezza, tristezza e solitudine, e non guarisce", ha sottolineato il Pontefice. "Sappiamo bene che non sono le leggi a salvare - ha quindi osservato -: l'individuo non cambia per un'arida serie di precetti, ma per il fascino dell'Amore percepito e gratuitamente offerto". Francesco ha anche spiegato che "il buon confessore indica sempre, accanto al primato dell'amore di Dio, l'indispensabile amore per il prossimo, come palestra quotidiana nella quale allenare l'amore per Dio". Ha poi invitato i nuovi confessori a ricordare sempre "che ciascuno di noi è un peccatore perdonato": "Se uno di noi non si sente così, meglio che non vada a confessare, meglio che non sia confessore", ha avvertito il Papa.
"E qui vorrei soffermarmi per sottolineare l'atteggiamento 'religioso' che nasce da questa coscienza di essere peccatore perdonato - ha proseguito il Pontefice 'a braccio' -: accogliere in pace, accogliere con paternità. Ognuno saprà com'è l'espressione della paternità, il sorriso, gli occhi in pace. Accogliere offrendo tranquillità, e poi lasciar parlare. E delle volte il confessore se ne accorge che (il penitente) ha una certa difficoltà ad andare avanti con il peccato, ma si capisce non fare domande indiscrete! Dire subito: 'Ho capito, andiamo avanti'. Non dare più dolore, non torturarli in questo". "E poi, per favore - ha continuato -: non fare delle domande. Io delle volte, sul modo insistente di certi confessori, mi chiedo: 'Che stai facendo? Il film nella tua mente?' Per favore!".
Francesco ha scherzato sul fatto che "nelle basiliche c'è un'opportunità tanto grande di confessare, ma purtroppo i seminaristi che sono nei collegi internazionali si passano la voce: 'in quella basilica si può andare da quel confessore, non andare da quello, che sarà lo sceriffo che ti torturerà". Per il Papa, infine, "essere misericordioso non significa essere di manica larga, significa essere fratello, padre consolatore. Questo è l'atteggiamento: per favore, non fare il tribunale di esame accademico, no. Non fare i ficcanasi nell'anima degli altri. Padri - ha raccomandato ai nuovi confessori -, fratelli misericordiosi".