Papa

Genova. Papa Francesco ai giovani: andate a «missionare»

Mimmo Muolo sabato 27 maggio 2017

Dall'Ilva alla Cattedrale. Dal santuario della Madonna della Guardia all'ospedale Gaslini. Ma sempre sulla strada, tra la gente. Lavoratori e sacerdoti. Giovani e ammalati. Famiglie e poveri. Genova per il Papa, che la guarda per la prima volta - e si emoziona nel ricordo della partenza del padre proprio da questo grande porto -, diventa come una nave con un immenso equipaggio. Un veliero dal quale "sfidare il presente" e i suoi problemi: disoccupazione, chiusure di fronte al dolore degli altri, speculazioni economiche che affamano le persone. "Orizzonte e coraggio", esorta ricordando le caratteristiche dei grandi navigatori ("mi dicono che Cristoforo Colombo era dei vostri", scherza infatti con i ragazzi). Orizzonte e coraggio per "missionare", ribadisce con uno dei suoi neologismi. Perché "i nostri luoghi di annuncio sono le strade del mondo. Ed è soprattutto lì che il Signore attende di essere conosciuto oggi".

Si pensi al gesto, altamente simbolico, di recitare – come ha fatto al termine dell'incontro nel capannone dell'Ilva - il Veni Creator
Spiritus
in una fabbrica, aggiungendovi per di più una chiosa tutta sua: "Vieni padre dei poveri, dei lavoratori e delle lavoratrici". In un attimo cade la distinzione tra spazio sacro e spazio profano. E allora si può pregare sul luogo di lavoro tanto quanto nella Cattedrale, (dove in effetti il papa Francesco recita un'Ave Maria per copti egiziani uccisi), in un ospedale o a piazzale Kennedy, davanti a 80mila persone, e in uno scenario di mare, gru e container, dove al termine della Messa la giornata genovese di papa Bergoglio tocca il suo apice con un vero e proprio mandato missionario: "Andate non come velocisti e conquistatori, ma come maratoneti speranzosi"

Genova per il Papa è tutto questo. E lui la attraversa appunto con una specie di “maratona” di 12 ore, e non certo come "un turista". La sua è proprio una visita "di strada", di incontri veri, profondi; un entrare nei problemi della città e della Chiesa locale, che il cardinale Angelo Bagnasco gli espone tappa dopo tappa con i suoi saluti. La sosta nello stabilimento di Cornigliano, subito dopo l'arrivo da Roma in aereo, è di esempio. Parole forti, condite da citazioni che non ti aspetti (Einaudi, l'articolo 1 della Costituzione). Indicazioni concrete anche con riferimento al dibattito politico attuale: "L'obiettivo non è il reddito per tutti – scandisce infatti il Papa -, ma il lavoro per tutti". E poi la condanna di chi trasforma l'occupazione da occasione di "riscatto sociale" a strumento di "ricatto", l'elogio del buon imprenditore che rifiuta la logica dello "speculatore", il rifiuto di una meritocrazia che moltiplica la disuguaglianza sociale, il no all'"idolo del consumismo".


Il Papa sta dalla parte della dignità dei lavoratori, che qui soffrono per la crisi. Così come, nella successiva visita in Cattedrale, sta
dalla parte dei consacrati che vivono "secondo lo stile di Gesù". "Un prete statico, chiuso alle sorprese di Dio, un prete google-wikipedia, cioè che sa tutto - dice con una delle sue immagini fiorite – fa tanto male".

E fa male anche "la tratta delle novizie" dai Paesi poveri ("alcune sono finite sulla strada", denuncia), fa male chi chiacchiera, seminando invidie e gelosie tra confratelli. "Alleva corvi e ti mangeranno gli occhi – ammonisce -. Se un seminarista ha questo difetto e non si corregge, cacciatelo". Anche qui l'incontro si svolge non sulla base di discorsi scritti, ma di alcune domande alle quali Francesco risponde a braccio. E non mancano neanche le battute. Come quando a madre Rosangela Sala, che conosce bene, “rimprovera” l'abitudine di guidare a 140. "Ma è brava", aggiunge subito dopo, in un clima che è allo stesso tempo festoso, ma di grande attenzione alle sue parole.

Gioiosa è anche l'accoglienza dei giovani al Santuario della Guardia. Canti e slogan di benvenuto, ma anche un profondo silenzio quando Francesco glielo chiede. Bergoglio risponde alle domande di quattro ragazzi: "Non siate turisti superficiali tra la gente". "Non aggettivate le persone che incontrate". E ancora: "Di fronte alle cose che ci propone la cultura attuale ci dobbiamo domandare: ma questo è normale o no? E' normale che il Mediterraneo sia diventato un cimitero? E' normale che di fronte al
dolore si chiudano le frontiere?". "Andate a missionare", raccomanda. "Orizzonte e coraggio".

Il coraggio, ad esempio, di toccare con mano il dolore. Specie quello dei più piccoli. Dopo il pranzo con i poveri, i rifugiati e alcuni carcerati (pesto arrosto e crostata, il menu), Francesco varca i cancelli dell'ospedale pediatrico Gaslini, dove saluta un centinaio di bambini con i loro genitori, entra nel reparto di rianimazione, porta la sua carezza e alla fine ammette: "La sofferenza dei bambini è certamente la più dura da accettare. Tante volte mi faccio la domanda e non trovo una risposta. Solo guardo il Crocifisso". Infine l'approdo in piazzale Kennedy. "Il Signore Risorto sia la forza del nostro andare, il coraggio del nostro camminare", dice nell'omelia. Orizzonte e coraggio, appunto.