All'Angelus. Il Papa: preoccupiamoci se Gesù non ci mette in crisi
“Non bisogna inseguire Dio in sogni e immagini di grandezza e di potenza, ma bisogna riconoscerlo nell’umanità di Gesù e, di conseguenza, in quella dei fratelli e delle sorelle che incontriamo sulla strada della vita”. Lo ha detto papa Francesco affacciandosi, ieri, alla finestra dello studio nel Palazzo apostolico vaticano per recitare l’Angelus con i fedeli e i pellegrini riuniti in Piazza San Pietro.
Riferendosi al Vangelo del giorno e alla reazione della folla e dei discepoli al discorso di Gesù dopo il miracolo dei pani, il Pontefice guarda a chi si ritira e decide di non seguire più Gesù. “L’incarnazione di Dio è ciò che suscita scandalo e che rappresenta per quella gente – ma spesso anche per noi – un ostacolo”, ha spiegato. Centro della sua riflessione, le parole di Gesù: “Gesù afferma che il vero pane della salvezza, che trasmette la vita eterna, è la sua stessa carne; che per entrare in comunione con Dio, prima di osservare delle leggi o soddisfare dei precetti religiosi, occorre vivere una relazione reale e concreta con Lui. Perché la salvezza è venuta da Lui, nella sua incarnazione”. Nelle parole del Papa, quindi, “la strada per l’incontro con Dio”, cioè “la relazione con Cristo e i fratelli”. “Cercarlo nella vita, nella storia, nella vita nostra quotidiana”. “Anche oggi la rivelazione di Dio nell’umanità di Gesù può suscitare scandalo e non è facile da accettare”, ha riconosciuto. Infine, l’esortazione a preoccuparsi “se Gesù non ci mette in crisi”, perché “forse abbiamo annacquato il suo messaggio!”.