L'Angelus. Il Papa: «Gloria di Dio sulla croce, non nel successo». E prega per la pace
I fedeli in piazza San Pietro per l'Angelus e il maxischermo puntato sulla finestra del Papa
Con il pensiero sempre rivolto a chi soffre per la guerra e con una rinnovata invocazione di pace, il Papa si è rivolto ieri, domenica 17 marzo, ai 20mila fedeli presenti in piazza San Pietro per l'Angelus festivo e a quelli che seguivano tramite i mass media in tutto il mondo. Il suo commento al Vangelo del giorno ha messo in evidenza che «la gloria, per Dio, non corrisponde al successo umano, alla fama o alla
popolarità; la gloria, per Dio, non ha nulla di autoreferenziale, non è una manifestazione grandiosa di
potenza cui seguono gli applausi del pubblico». Tanto è vero che viene da chiedersi «com’è possibile che la gloria di Dio si manifesti proprio lì, sulla Croce?».
Il Pontefice, leggendo personalmente il discorso, ha risposto a questa domanda sottolineando che «per Dio la gloria è amare fino a dare la vita. Glorificarsi - ha aggiunto -, per Lui, vuol dire donarsi, rendersi accessibile, offrire il suo amore. E questo è avvenuto in modo culminante sulla Croce, proprio lì, dove Gesù ha dispiegato al massimo l’amore di Dio, rivelandone pienamente il volto di misericordia, donandoci la vita e perdonando i suoi crocifissori». La Croce è dunque «“cattedra di Dio”, il Signore ci insegna che la gloria vera, quella che non tramonta mai e rende felici, è fatta di dono e perdono. Dono e perdono - ha ricordato Francesco - sono l’essenza della gloria di Dio. E sono per noi la via della vita. Dono e perdono: criteri molto diversi da ciò che vediamo attorno a noi, e anche in noi, quando pensiamo alla gloria come a qualcosa da ricevere più che da dare; come qualcosa da possedere anziché da offrire. No, la gloria mondana passa e non lascia la gioia nel cuore; nemmeno porta al bene di tutti, ma alla divisione, alla discordia, all’invidia».
Per questo il Papa ha invitato a chiedersi: «Qual è la gloria che desidero per me, per la mia vita, che sogno per il mio futuro? Quella di impressionare gli altri per la mia bravura, per le mie capacità o per le cose che possiedo? Oppure la via del dono e del perdono, quella di Gesù Crocifisso, la via di chi non si stanca di amare, fiducioso che ciò testimonia Dio nel mondo e fa risplendere la bellezza della vita? Quale gloria voglio per me?». «Ricordiamo infatti - ha concluso - che, quando doniamo e perdoniamo, in noi risplende la gloria di Dio. Proprio lì: quando doniamo e perdoniamo».
Nei saluti, il Papa ha fatto riferimento ad Haiti. «Ho appreso con sollievo che ad Haiti sono stati liberati un’insegnante e quattro dei sei religiosi dell’Istituto Frères du Sacré-Cœur rapiti lo scorso 23 febbraio. Chiedo che siano liberati al più presto gli altri due religiosi e tutte le persone ancora sotto sequestro in quell’amato Paese provato da tanta violenza. Invito tutti gli attori politici e sociali - ha aggiunto - ad abbandonare ogni interesse particolare e a impegnarsi in spirito solidale nella ricerca del bene comune, sostenendo una transizione serena verso un Paese che, con l’aiuto della Comunità internazionale, sia dotato di solide istituzioni capaci di riportare l’ordine e la tranquillità tra i suoi cittadini».
Anche le nazioni colpite dalla guerra sono sempre nei pensieri del Pontefice. «Continuiamo a pregare per le popolazioni martoriate dalla guerra, in Ucraina, in Palestina e in Israele, in Sudan. E non dimentichiamo la Siria, un Paese che soffre tanto per la guerra, da tempo».
Infine Francesco ha salutato i partecipanti alla Maratona di Roma, «tradizionale festa dello sport e della
fraternità». «Anche quest’anno, per iniziativa di Athletica Vaticana, numerosi atleti sono coinvolti nelle
“staffette della solidarietà”, diventando testimoni di condivisione».
Questa e la prossima saranno settimane impegnative per il Pontefice, (soprattutto la prossima, con il Triduo pasquale). Tra gli impegni in agenda la partecipazione nel pomeriggio di oggi ai funerali del cardinale Paul Josef Cordes (il Santo Padre Francesco presiederà il rito dell'Ultima Commendatio e della Valedictio), l'udienza generale di mercoledì 20 marzo e diverse udienze a gruppi di fedeli.