Discorso ai giovani della diocesi di Roma. Un cristiano senza la Madonna è orfano
Prima di tutto chiedo scusa per il ritardo, ma la verità è che non mi
sono accorto del tempo. Ero in una conversazione tanto interessante
che non me ne sono accorto. Scusatemi! Questo non si fa, la puntualità
si deve mantenere.
Vi ringrazio per questa visita, questa visita
alla Madonna che è tanto importante nella nostra vita. E Lei ci
accompagna anche nella scelta definitiva, la scelta vocazionale, perché
Lei ha accompagnato suo Figlio nel suo cammino vocazionale che è stato
tanto duro, tanto doloroso. Lei ci accompagna sempre.
Quando un
cristiano mi dice, non che non ama la Madonna, ma che non gli viene di
cercare la Madonna o di pregare la Madonna, io mi sento triste. Ricordo
una volta, quasi 40 anni fa, ero in Belgio, in un convegno, e c’era una
coppia di catechisti, professori universitari ambedue, con figli, una
bella famiglia, e parlavano di Gesù Cristo tanto bene. E ad un certo
punto ho detto: "E la devozione alla Madonna?" "Ma noi abbiamo superato
questa tappa. Noi conosciamo tanto Gesù Cristo che non abbiamo bisogno
della Madonna". E quello che mi è venuto in mente e nel cuore è stato:
"Mah… poveri orfani!". E’ così, no? Perché un cristiano senza la
Madonna è orfano. Anche un cristiano senza Chiesa è un orfano. Un
cristiano ha bisogno di queste due donne, due donne madri, due donne
vergini: la Chiesa e la Madonna. E per fare il "test" di una vocazione
cristiana giusta, bisogna domandarsi: "Come va il mio rapporto con
queste due Madri che ho?", con la madre Chiesa e con la madre Maria.
Questo non è un pensiero di "pietà", no, è teologia pura. Questa è
teologia. Come va il mio rapporto con la Chiesa, con la mia madre
Chiesa, con la santa madre Chiesa gerarchica? E come va il mio rapporto
con la Madonna, che è la mia Mamma, mia Madre?
Questo fa bene:
non lasciarla mai e non andare da soli. Vi auguro un buon cammino di
discernimento. Per ognuno di noi il Signore ha la sua vocazione, quel
posto dove Lui vuol che noi viviamo la nostra vita. Ma bisogna cercarlo,
trovarlo; e poi continuare, andare avanti.
Un’altra cosa che
vorrei aggiungere – oltre a quella della Chiesa e della Madonna – è il
senso del definitivo. Questo per noi è importante, perché stiamo
vivendo una cultura del provvisorio: questo sì, ma per un tempo, e per
un altro tempo… Ti sposi? Sì, sì, ma finché l’amore dura, poi ognuno a
casa sua un’altra volta…
Un ragazzo – mi raccontava un vescovo –
un giovane, un professionista giovane, gli ha detto: "Io vorrei
diventare prete, ma soltanto per dieci anni". E’ così, è il
provvisorio. Abbiamo paura del definitivo. E per scegliere una
vocazione, una vocazione qualsiasi, anche quelle vocazioni "di stato",
il matrimonio, la vita consacrata, il sacerdozio, si deve scegliere con
una prospettiva del definitivo. E a questo si oppone la cultura del
provvisorio. E’ una parte della cultura che a noi tocca vivere in questo
tempo, ma dobbiamo viverla, e vincerla.
Benissimo. Anche su
questo aspetto del definitivo, credo che uno che ha più sicura la sua
strada definitiva è il Papa! Perché il Papa… dove finirà il Papa? Lì,
in quella tomba, no?
Vi ringrazio tanto per questa visita, e vi invito a pregare la Madonna o, non so, a cantare… La "Salve Regina"… La sanno cantare? Cantiamo la "Salve Regina" alla Madonna tutti insieme? Andiamo!