Santa Sede. Così l'Obolo di San Pietro sostiene la missione del Papa: ecco i numeri
Papa Francesco pranza con i poveri / 17 novembre 2019
La pandemia ha influito non poco sulla raccolta dell’Obolo di San Pietro. Ed è probabile che anche nel 2021 continui il trend al ribasso. Sicuramente però le perdite subite dalla Santa Sede in merito all’affare del palazzo londinese di Sloane Avenue non hanno intaccato le somme donate dai fedeli di tutto il mondo al Papa. E al 31 dicembre 2020 il Fondo di riserva dell’Obolo ammontava a 205 milioni di euro (anche in questo caso in diminuzione dai 319 milioni del 2015).
LA GIORNATA PER LA CARITA' DEL PAPA
Lo ha detto in un’intervista ai Media Vaticani il prefetto della Segreteria per l’economia, padre Juan Antonio Guerrero Alves, ribadendo che l’Obolo serve sia per l’aiuto diretto ai bisognosi in tutto il mondo, sia per quella particolare forma di carità pastorale che consiste nella missione del Papa di “unità nella carità, che egli svolge attraverso i dicasteri e le istituzioni della Curia romana al servizio della Chiesa universale”.
I numeri
Tra il 2015 e il 2019 – ha detto Guerrero - la raccolta è diminuita del 23%. Oltre a questa diminuzione, nel 2020, il primo anno di Covid, le entrate dell’Obolo sono state inferiori del 18%. È probabile che la crisi legata alla pandemia si faccia sentire ancora quest'anno. Alcune donazioni ricevute hanno una precisa destinazione finale, altre sono offerte per il Santo Padre in generale. Nel 2019 la raccolta dell’Obolo è stata di 53,86 milioni di euro, così ripartiti: 43 milioni nel fondo generale dell’Obolo e 10,8 milioni con destinazioni particolari per situazioni di bisogno nella Chiesa e nel mondo. Nel 2020 la raccolta è stata di 44,1 milioni di euro così ripartiti: 30,3 milioni per l’Obolo generale e 13,8 milioni per destinazioni particolari.
Per queste ultime, ha spiegato il “ministro delle finanze” vaticano, si intendono “donazioni mirate, per esempio, per la costruzione di chiese nei Paesi del terzo mondo, servizi sociali come ospedali per bambini o sostegno alle scuole in zone di povertà, sostegno alla presenza di comunità religiose in zone difficili a causa della violenza o della povertà, formazione di operatori pastorali. I progetti sociali, in queste destinazioni, fanno la parte del leone – ha sottolineato padre Guerrero -. Se riceviamo una donazione con una finalità già definita e l’accettiamo rispettiamo la volontà del donatore”.
Una cassetta per la raccolta dell'Obolo di San Pietro - Archivio Siciliani
L’Obolo e il palazzo di Londra
Una “storia dolorosa”, l’ha definita il gesuita. E “se ci sono state irregolarità, dobbiamo capirle e punire i responsabili”, ha aggiunto. Tuttavia, ha spiegato, “gli investimenti dell’Obolo erano tradizionalmente in un paniere insieme agli investimenti di altri fondi assegnati alla Segreteria di Stato. Non era facile dire che questa parte, queste quote o questo edificio appartiene all’Obolo e questo appartiene ad altri fondi”. E comunque, ha assicurato, “le svalutazioni e le perdite del palazzo di Londra - suppongo che sia stato fatto per rispetto delle donazioni dei fedeli - non sono ricadute sui fondi dell’Obolo ma su altri fondi detenuti dalla Segreteria di Stato. Questo è stato deciso quando è stata fatta la distribuzione del contributo di ogni fondo alle perdite”.
Guerrero ha smentito decisamente che il Fondo dell’Obolo si aggiri sugli 800 milioni di euro. “Nel 2015 era di 319 milioni di euro. Negli ultimi anni ha speso in media 19 milioni di euro in più di quanto ha incassato. Il fondo Obolo aveva, al 31 dicembre 2020, circa 205 milioni di euro, parte di questi in investimenti poco “liquidi”, compreso il famoso palazzo di Londra. Il fondo Obolo è stato decapitalizzato negli ultimi anni a causa delle spese dei dicasteri della Curia, che hanno avuto bisogno di più di quanto veniva raccolto. È ovvio che non può più essere così”. Adesso, ha ricordato inoltre, il Fondo dell’Obolo viene amministrato dall’Apsa, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.
Perché versare l’Obolo
Il prefetto della Segreteria per l’Economia ha perciò lanciato un appello in vista dell’ormai prossima Giornata per la carità del Papa (domenica 27 giugno, comunque tradizionalmente intorno alla festa di San Pietro e Paolo, 29 giugno). “Non possiamo pensare che la missione della Chiesa possa essere sostenuta senza il contributo dei fedeli. L’annuncio del Vangelo in tutto il mondo, con tutto ciò che comporta, presuppone una struttura di sostegno. La Chiesa ha sempre vissuto così. Come ha detto Papa Francesco nel suo messaggio alle Pontificie Opere Missionarie – ha concluso il religioso -, la Chiesa ha sempre continuato ad andare avanti grazie all’obolo della vedova, al contributo di innumerevoli persone grate per il dono della fede e che donano quello che possono”.