IL MESSAGGIO A BARTOLOMEO. «Cristiani d'Oriente e Occidente per pace e libertà»
Nel quadro del tradizionale scambio di Delegazioni per le rispettive feste dei Santi Patroni, il 29 giugno a Roma per la celebrazione dei Santi Pietro e Paolo e il 30 novembre a Istanbul per la celebrazione di Sant’Andrea, il cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani, guida quest’anno la Delegazione della Santa Sede per la Festa del Patriarcato Ecumenico. Il cardinale Koch è accompagnato dal vescovo Brian Farrell, segretario del Dicastero, e da monsignor Andrea Palmieri, sottosegretario. Ad Istanbul, si è unito alla delegazione il nunzio apostolico in Turchia, l’arcivescovo Antonio Lucibello. La Delegazione della Santa Sede ha preso parte alla solenne Divina Liturgia presieduta da Bartolomeo I nella chiesa patriarcale del Fanar, ed ha avuto un incontro con il Patriarca e conversazioni con la Commissione sinodale incaricata delle relazioni con la Chiesa cattolica. Il cardinale Koch ha consegnato al Patriarca Ecumenico un messaggio autografo del Santo Padre, di cui ha dato pubblica lettura alla conclusione della Divina Liturgia, accompagnato da un dono. La Delegazione ha inoltre fatto visita alla sede della Scuola di teologica del Patriarcato Ecumenico a Halchi, chiusa dalle autorità turche nel 1971 e di cui si attende il permesso per la riapertura. Di seguito pubblichiamo il testo del Messaggio di Papa Francesco al Patriarca Ecumenico Bartolomeo I.Sua Santità BARTOLOMEO I Arcivescovo di Costantinopoli Patriarca Ecumenico «Pace ai fratelli, e carità e fede da parte di Dio Padre e del Signore Gesù Cristo» (Ef 6, 23). Dopo aver accolto con gioia la delegazione che lei, Santità, ha inviato a Roma per la solennità dei Santi Pietro e Paolo, è con la stessa gioia che trasmetto, attraverso questo messaggio affidato al Cardinale Kurt Koch, Presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, la mia vicinanza spirituale nella festa di Sant’Andrea, fratello di Pietro e santo patrono del Patriarcato Ecumenico. Con il profondo affetto riservato ai fratelli amati, porgo i miei migliori auguri oranti a lei Santità, ai membri del Santo Sinodo, al clero, ai monaci e a tutti i fedeli e — insieme ai miei fratelli e alle mie sorelle cattolici — mi unisco alla vostra preghiera in questa occasione di festa. Santità, amato fratello in Cristo, questa è la prima volta che mi rivolgo a lei in occasione della festa dell’Apostolo Andrea, il primo chiamato. Colgo l’opportunità per assicurarla della mia intenzione di perseguire relazioni fraterne tra la Chiesa di Roma e il Patriarcato Ecumenico. È per me fonte di grande rassicurazione riflettere sulla profondità e sull’autenticità dei legami esistenti tra noi, frutto di un cammino pieno di grazia lungo il quale il Signore ha guidato le nostre Chiese sin dallo storico incontro a Gerusalemme tra Papa Paolo VI e il Patriarca Atenagora, del quale tra breve celebreremo il cinquantesimo anniversario. Dio, fonte di ogni pace e amore, in questi anni ci ha insegnato a considerarci gli uni gli altri come membri della stessa famiglia. Di fatto, abbiamo un solo Signore e un solo Salvatore. Gli apparteniamo attraverso il dono della buona novella della salvezza trasmessa dagli apostoli, attraverso l’unico battesimo nel nome della Santa Trinità e attraverso il sacro ministero. Uniti in Cristo, dunque, sperimentiamo già la gioia di fratelli autentici in Cristo, pur essendo pienamente consapevoli di non avere raggiunto l’obiettivo della comunione piena. Nell’anticipazione del giorno in cui finalmente parteciperemo insieme al banchetto eucaristico, i cristiani hanno il dovere di prepararsi a ricevere questo dono di Dio attraverso la preghiera, la conversione interiore, il rinnovamento di vita e il dialogo fraterno. La nostra gioia nel celebrare la festa dell’Apostolo Andrea non deve farci distogliere lo sguardo dalla situazione drammatica delle molte persone che stanno soffrendo a causa della violenza e della guerra, della fame, della povertà e di gravi catastrofi naturali. Sono consapevole della vostra profonda preoccupazione per la situazione dei cristiani in Medio Oriente e per il loro diritto di rimanere nella loro patria. Il dialogo, il perdono e la riconciliazione sono gli unici strumenti possibili per ottenere la risoluzione del conflitto. Siamo costanti nella nostra preghiera al Dio onnipotente e misericordioso per la pace in questa regione, e continuiamo a lavorare per la riconciliazione e il giusto riconoscimento dei diritti delle p ersone! Santità, la memoria del martirio dell’apostolo Sant’Andrea ci fa ricordare anche i molti cristiani di tutte le Chiese e comunità ecclesiali che, in molte parti del mondo, sperimentano la discriminazione e a volte pagano con il proprio sangue il prezzo della loro professione di fede. Attualmente stiamo celebrando il 1700° anniversario dell’Editto di Costantino, che ha posto fine alla persecuzione religiosa nell’Imp ero Romano, sia in Oriente sia in Occidente, e ha aperto nuovi canali per la diffusione del Vangelo. Oggi, come allora, i cristiani d’Oriente e d’Occidente devono dare una testimonianza comune, di modo che, rafforzati dallo Spirito del Cristo risorto, possano diffondere il messaggio di salvezza nel mondo intero. Esiste inoltre un bisogno urgente di cooperazione efficace e impegnata tra i cristiani al fine di salvaguardare ovunque il diritto di esprimere pubblicamente la propria fede e di essere trattati con equità quando promuovono il contributo che il cristianesimo continua a offrire alla società e alla cultura contemporanea. È con sentimenti di profonda stima e di cordiale amicizia in Cristo che invoco abbondanti benedizioni su di lei, Santità, e su tutti i fedeli del Patriarcato Ecumenico, chiedendo l’intercessione della Vergine Madre di Dio e dei santi apostoli e martiri Pietro e Andrea. Con questi stessi sentimenti rinnovi i miei migliori auguri e scambio con lei un abbraccio fraterno di pace. Dal Vaticano, 25 novembre 2013 FRANCESCO