Papa

Quaresima. Papa Francesco: riconosciamo che le nostre misere ceneri sono amate da Dio

Gianni Cardinale mercoledì 26 febbraio 2020

Le ceneri tempo di conversione

La Quaresima «non è il tempo per riversare sulla gente inutili moralismi», ma «per riconoscere che le nostre misere ceneri sono amate da Dio». La Quaresima è «tempo di grazia, per accogliere lo sguardo d’amore di Dio su di noi e, così guardati, cambiare vita». Lo ricorda Papa Francesco nella celebrazione che segna l’inizio del cammino penitenziale che precede la Pasqua.

E’ il Mercoledì delle ceneri e il Pontefice presiede il suggestivo rito che si svolge, secondo tradizione, nella forma delle "Stazioni" romane. Nella chiesa di Sant’Anselmo all’Aventino si tiene all’inizio un momento di preghiera, cui fa seguito la processione penitenziale verso la Basilica di Santa Sabina. Vi prendono parte una ventina di cardinali, arcivescovi e vescovi, e numerosi monaci benedettini e padri domenicani. Quindi nella Basilica di Santa Sabina Papa Francesco guida la celebrazione dell’eucarestia con il rito di benedizione e di imposizione delle ceneri. Il pontefice le riceve dal cardinale Jozef Tomko, del titolo di Santa Sabina.

Nell’omelia Papa Francesco parte dalla frase del Genesi che accompagna il gesto di imporre le ceneri: «Ricordati che sei polvere, e in polvere ritornerai». E sottolinea che davvero siamo «polvere», siamo infatti «deboli, fragili, mortali». Ma siamo «polvere amata da Dio».

Papa Francesco riceve le ceneri - Ansa

Il Pontefice ricorda che siamo al mondo «per camminare dalla cenere alla vita». Di qui l’esortazione: «Allora, non polverizziamo la speranza, non inceneriamo il sogno che Dio ha su di noi. Non cediamo alla rassegnazione». Certo c’è chi dice: «Come posso aver fiducia? Il mondo va male, la paura dilaga, c’è tanta cattiveria e la società si sta scristianizzando». Ma, domanda il Pontefice, perché non si crede che «Dio può trasformare la nostra polvere in gloria?».

«Ci guardiamo attorno e vediamo polveri di morte. – incalza Papa Francesco – Vite ridotte in cenere. Macerie, distruzione, guerra. Vite di piccoli innocenti non accolti, vite di poveri rifiutati, vite di anziani scartati. Continuiamo a distruggerci, a farci tornare in polvere». «E quanta polvere c'è nelle nostre relazioni! - ammonisce - Guardiamo in casa nostra, nelle famiglie: quanti litigi, quanta incapacità di disinnescare i conflitti, quanta fatica a chiedere scusa, a perdonare, a ricominciare, mentre con tanta facilità reclamiamo i nostri spazi e i nostri diritti! C'è tanta polvere che sporca l'amore e abbruttisce la vita. Anche nella Chiesa, la casa di Dio, abbiamo lasciato depositare tanta polvere, la polvere della mondanità».

Papa Francesco esce in processione dalla Basilica di Sant'Anselmo verso la Basilica di Santa Sebina, prima della Messa delle ceneri - Ansa

Francesco invita a chiedersi: «io, per che cosa vivo?». «Se vivo per le cose del mondo che passano, torno alla polvere, rinnego quello che Dio ha fatto in me – avverte –. Se vivo solo per portare a casa un po’ di soldi e divertirmi, per cercare un po’ di prestigio, fare un po’ di carriera, vivo di polvere». E poi «se giudico male la vita solo perché non sono tenuto in sufficiente considerazione o non ricevo dagli altri quello che credo di meritare, resto ancora a guardare la polvere». Invece, rimarca il Papa, «siamo cittadini del Cielo e l’amore di Dio e al prossimo è il passaporto per il Cielo, è il nostro passaporto». Così «i beni che possediamo non ci serviranno, sono polvere che svanisce», mentre «l’amore che doniamo - in famiglia, al lavoro, nella Chiesa, nel mondo - ci salverà, resterà per sempre».

Il Pontefice cita il Vangelo del giorno e mette in guardia dall’«ipocrisia», ribadendo che Gesù ci invita sì a «compiere opere di carità, di pregare e di digiunare», ma chiede di farlo «senza finzioni, senza doppiezza», e senza pensare «al nostro ritorno di immagine, per il nostro ego!».

Papa Francesco poi rimarca che «la santità non è attività nostra, è grazia!». Perché «da soli non siamo capaci di togliere la polvere che ci sporca il cuore». Perché «solo Gesù, che conosce e ama il nostro cuore, può guarirlo». E la Quaresima «è tempo di guarigione».

Infine un duplice invito quaresimale. Mettersi davanti al Crocifisso e ripetere: "Gesù, tu mi ami, trasformami...". E poi confessarsi. Perché «l’abbraccio del Padre nella Confessione ci rinnova dentro, ci pulisce il cuore». E ci fa rialzare «per camminare verso la meta, la Pasqua».

Ansa