AGLI OPERATORI SANITARI. «Malati e anziani, le cure rispettino dignità e libertà»
Cari fratelli e sorelle,
Grazie per la vostra accoglienza! Vi saluto tutti cordialmente.
Vorrei ripetere oggi che le persone anziane sono sempre state protagoniste nella Chiesa, e lo sono tuttora. E oggi più che mai la Chiesa deve dare esempio a tutta la società del fatto che esse, malgrado gli inevitabili "acciacchi", a volte anche seri, sono sempre importanti, anzi, indispensabili. Esse portano con sé la memoria e la saggezza della vita, per trasmetterle agli altri, e partecipano a pieno titolo della missione della Chiesa. Ricordiamo che la vita umana conserva sempre il suo valore agli occhi di Dio, al di là di ogni visione discriminante.
Il prolungamento delle aspettative di vita, intervenuto nel corso del XX secolo, comporta che un numero crescente di persone va incontro a patologie neurodegenerative, spesso accompagnate da un deterioramento delle capacità cognitive. Queste patologie investono il mondo socio-sanitario sia sul versante della ricerca, sia su quello dell’assistenza e della cura nelle strutture socio-assistenziali, come pure nella famiglia, che resta il luogo privilegiato di accoglienza e di vicinanza.
E’ importante il supporto di aiuti e di servizi adeguati, volti al rispetto della dignità, dell’identità, dei bisogni della persona assistita, ma anche di coloro che la assistono, familiari e operatori professionali. Ciò è possibile solo in un contesto di fiducia e nell’ambito di una relazione vicendevolmente rispettosa. Così vissuta, quella della cura diventa un’esperienza molto ricca sia professionalmente sia umanamente; in caso contrario, essa diventa molto più simile alla semplice e fredda "tutela fisica".
Si rende necessario, pertanto, impegnarsi per un’assistenza che, accanto al tradizionale modello biomedico, si arricchisca di spazi di dignità e di libertà, lontani dalle chiusure e dai silenzi, quella tortura dei silenzi! Il silenzio tante volte si trasforma in una tortura. Queste chiusure e silenzi che troppo spesso circondano le persone in ambito assistenziale. In questa prospettiva vorrei sottolineare l’importanza dell’aspetto religioso e spirituale. Anzi, questa è una dimensione che rimane vitale anche quando le capacità cognitive sono ridotte o perdute. Si tratta di attuare un particolare approccio pastorale per accompagnare la vita religiosa delle persone anziane con gravi patologie degenerative, con forme e contenuti diversificati, perché comunque la loro mente e il loro cuore non interrompono il dialogo e la relazione con Dio.
Vorrei terminare con un saluto agli anziani. Cari amici, voi non siete solo destinatari dell’annuncio del messaggio evangelico, ma siete sempre, a pieno titolo, anche annunciatori in forza del vostro Battesimo. Ogni giorno voi potete vivere come testimoni del Signore, nelle vostre famiglie, in parrocchia e negli altri ambienti che frequentate, facendo conoscere Cristo e il suo Vangelo, specialmente ai più giovani. Ricordatevi che sono stati due anziani a riconoscere Gesù al Tempio e ad annunziarlo con gioia, con speranza. Vi affido tutti alla protezione della Madonna, e vi ringrazio di cuore per le vostre preghiere. Adesso, tutti insieme, preghiamo la Madonna per tutti gli operatori sanitari, per gli ammalati, per gli anziani, e poi riceviamo la benedizione (Ave Maria...).