L'intervista. Papa Francesco: l'accusa di eresia? «La prendo con senso dell'umorismo»
Papa Francesco (Ansa)
«Di McCarrick (il cardinale americano a cui il Papa ha tolto la porpora e dimesso dallo stato clericale, nrd) non sapevo nulla, naturalmente nulla. Altrimenti non avrei taciuto». E sul cardinale australiano George Pell (condannato in primo grado per abusi sessuali su minori, ndr): «Il cardinale Pell lavorava qui nella Curia e l’ho scelto il perché me lo avevano chiesto». Non solo: «Il mio silenzio sul dossier dell’ex nunzio Carlo Maria Viganò c’è stato perché avrei dovuto gettare fango» e allora «con un atto di fiducia, ho detto a voi giornalisti di guardare i testi, di studiarli e di trarne le conclusioni». Di certo in quella circostanza, aggiunge, «rispondere davanti a un accanimento non serve a nulla. Meglio il silenzio».
È un papa Francesco aperto e franco, quello che appare nell’intervista alla rete televisiva messicana Televisa realizzata dalla vaticanista Valentina Alazraki. Un lungo e serrato dialogo nel quale la giornalista non ha risparmiato domande "scomode", alle quali il Papa non ha fatto mancare la propria risposta, proprio come nei casi dei cardinali coinvolti nello scandalo pedofilia. Anche sul caso cileno Francesco non nasconde che «mi sono reso contro che l’informazione che avevo non coincideva con quello che avevo visto. E credo che sono state alcune delle domande poste con molta educazione durante il viaggio di ritorno a farmelo capire». Soprattutto, dopo quell’episodio, Bergoglio si è reso conto che nei dossier non c’erano tutte le informazione necessarie.
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Ovviamente l’intervista televisiva non ha toccato soltanto il tema della pedofilia, con riferimenti al caso del cardinale arcivescovo di Lione Barbarin («Siamo in una fase in cui permane la presunzione di innocenza», c’è il ricorso in appello) o del cardinale Rodriguez Maradiaga («Gli dicono di tutto, ma non c’è nulla di certo. È onesto e mi sono preoccupato di esaminare bene le cose. Si tratta di calunnie»). E sull’accusa di non fare molto nella prevenzione e nella lotta alla pedofilia, il Papa risponde che «non posso pubblicare ogni giorno quello che sto facendo, ma non sono mai rimasto a guardare».
La prima parte dell’intervista guarda alla situazione che sta vivendo il Messico, che il Papa ha visitato nel 2016. Ecco allora l’invito a non perseguire «la cultura del difendere il territorio facendo muri. Già ne abbiamo conosciuto uno, quello di Berlino», aggiungendo che questo concetto è pronto a ripeterlo direttamente al presidente statunitense Trump. E poi la violenza che sta insanguinando il Paese nord americano, suggerendo ai politici messicani di «scendere a patti per il bene del Paese» e, ovviamente, «non con il narcotraffico». Anche perché questa violenza toglie il futuro alle giovani generazioni, che il Papa invita a «coltivare le proprie radici».
Non meno grave il fenomeno del femminicidio. La vaticanista porge al Papa alcuni oggetti appartenuti a tre vittime. Una cultura di morte che per Francesco vede la donna ancora come posta in secondo piano e «dal secondo piano nella considerazione a essere oggetto di schiavitù basta poco». Al contrario «il mondo senza le donne non funziona, non perché è la donna a fare figli. Una casa senza una donna non funziona. C’è una parola che sta per uscire dal vocabolario, perché fa paura a tutti: la tenerezza. È patrimonio della donna».
Come detto, l’intervista non risparmia anche domande che ripropongono direttamente al Papa critiche e accuse. «Come ha preso l’accusa di essere un eretico?» chiede la giornalista. «L’ho presa con senso dell’umorismo – risponde sorridendo Francesco –. E con tenerezza. Tenerezza paterna. Inoltre prego per loro perché stanno sbagliando e alcuni sono manipolati».
«Molti dicono che parla solo dei migranti e di chi è fuori dalla Chiesa», dice la giornalista: «I migranti e i rifugiati sono oggigiorno una priorità nel mondo – risponde il Papa –. Ed è triste vedere porti chiusi. Bisogna avere cuore per accoglierli». Altra domanda: una cosa che pensa di aver fatto male e che non rifarebbe allo stesso modo? «Parliamo degli errori in Cile per esempio. Qualche errore di giudizio su alcune decisione che poi ho dovuto rettificare. Alcuni che non conoscete grazie a Dio – aggiunge sorridendo e dicendo di confessarsi ogni 15 giorni “perché sbaglio anch’io”– altrimenti mi avreste criticato duramente». Nonostante tutto il Papa rassicura che «il mio rapporto con i media è buono» e «se ci sono critiche costruttive, ben vengano».
Tra le domande trova spazio anche il dialogo con l’islam («È una realtà che non possiamo ignorare e che è entrato di nuovo in Europa. In alcuni Paesi dell’Africa gli islamici e i cristiani vivono come amici») e il cammino di avvicinamento con la Cina: «è il mio sogno. Voglio molto bene ai cinesi. Con l’Accordo provvisorio (che regole le nomine dei vescovi, ndr) che c’è stato un passo importante». Per una possibile visita, occorre ancora aspettare.