Papa

Udienza. Il Papa ai francescani: abbracciate i lebbrosi del nostro tempo

Roberta Gisotti, Radio Vaticana giovedì 23 novembre 2017

Papa Francesco riceve i frati francescani del Sacro Convento di Assisi e si collega via webcam con la tomba di San Francesco, Roma, 2 maggio 2013. ANSA

“Aprite i vostri cuori e abbracciate i lebbrosi del nostro tempo”, cosi il Papa rivolto a circa 400 membri delle Famiglie Francescane del Primo Ordine e del Terzo Ordine Regolare, che stamane hanno affollato la Sala Clementina nel Palazzo apostolico.

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Grazie “per quello che siete e quello che fate”, specie per i più poveri e svantaggiati, ha detto loro Francesco, estendendo il saluto a tutti i “fratelli francescani che vivono e lavorano in tutto il mondo”, “tutti allo stesso modo” “chiamati minori”, per espressa volontà di san Francesco, secondo la logica della spogliazione di tutti i beni terreni, per donarsi interamente a Dio.

Il discorso integrale

Minorità luogo di incontro con Dio

La “minorità francescana” è dunque anzitutto “luogo di incontro e comunione con Dio”, ha sottolineato il Papa: “Per san Francesco l’uomo non ha nulla di suo se non il proprio peccato, e vale quanto vale davanti a Dio e nulla più”. Siate dunque – ha aggiunto - davanti a Dio come un bambino: “umile e confidente” “consapevole del suo peccato”. “E attenzione all’orgoglio spirituale, all’orgoglio farisaico: è la peggiore delle mondanità.”

Ciò che serve è una “spiritualità di restituzione a Dio”, “secondo la logica evangelica del dono, - ha spiegato il Papa - che ci porta a uscire da noi stessi per incontrare gli altri e accoglierli nella nostra vita”.

Minorità luogo di incontro con tutti gli uomini e le donne

Occorre perciò evitare “qualsiasi comportamento di superiorità”. “Questo vuol dire sradicare i giudizi facili sugli altri e il parlare male dei fratelli alle loro spalle… è nelle ‘Ammonizioni’ questo; rigettare la tentazione di usare l’autorità per sottomettere gli altri; evitare di 'far pagare' i favori che facciamo agli altri mentre quelli degli altri a noi li consideriamo dovuti; allontanare da noi l’ira e il turbamento per il peccato del fratello”.

Ha ricordato poi il Papa ai fratelli francescani che “senza misericordia non c’è né fraternità né minorità” e se la giustizia - ha detto loro – porta a riconoscere i diritti di ciascuno, la carità che trascende tali diritti chiama alla comunione fraterna..”

“…perché non sono i diritti che voi amate ma i fratelli che dovete accogliere con rispetto, comprensione e misericordia: i fratelli sono l’importante, non le strutture".

E, ancora, un richiamo del Papa: “È opportuno che ognuno faccia l’esame di coscienza sul proprio stile di vita; sulle spese, sul vestire, su quello che considera necessario, sulla propria dedizione agli altri, sul fuggire dallo spirito di curare troppo se stessi: anche la propria fraternità.”

“Fate entrare nella vostra vita i minori del nostro tempo”, “tutti quelli che vivono nelle periferie esistenziali, privati di dignità e anche della luce del Vangelo”, ha raccomandato Francesco: “…gli emarginati, uomini e donne che vivono per le nostre strade, nei parchi o nelle stazioni; le migliaia di disoccupati, giovani e adulti; tanti malati che non hanno accesso a cure adeguate; tanti anziani abbandonati; le donne maltrattate; i migranti che cercano una vita degna..”

Minorità luogo di incontro con il Creato

Infine un invito particolare, per il bene del creato, della Terra, “superando qualunque calcolo economico o romanticismo irrazionale” e “ricordando sempre la stretta relazione che c’è tra i poveri e la fragilità del pianeta, tra economia, sviluppo, cura del creato e opzione per i poveri.”

“Oggi - lo sappiamo - questa sorella e madre si ribella perché si sente maltrattata. Davanti al deteriorarsi globale dell’ambiente, vi chiedo che come figli del Poverello entriate in dialogo con tutto il creato..”