Santa Sede. Una nuova statua in Vaticano: è san Gregorio, il Dante dell'Armenia
I Giardini vaticani si arricchiscono di una nuova statua. È in bronzo, alta due metri, e raffigura san Gregorio di Narek monaco armeno, “dottore della Chiesa”, simbolo del dialogo tra Oriente e Occidente, santo della Chiesa indivisa. L’inaugurazione, in grande stile, giovedì 5 aprile a mezzogiorno, alla presenza del Papa naturalmente, e poi del presidente dell’Armenia, Sargsyan, del patriarca Karekin II catholicos (titolo che equivale a “primate”) di tutti gli armeni e di Aram I, catholicos della Chiesa Armena Apostolica di Cilicia.
In realtà la statua è stata portata nei Giardini vaticani già il 21 marzo scorso ed è opera dell’artista armeno David Erevantsi che l’ha realizzata in una fonderia nella Repubblica Ceca grazie al sostegno economico dell’ambasciatore armeno presso la Santa Sede Mikayel Minasyan e di Arthur Dzhanibekyan. Ne sono state forgiate due copie, una per i Giardini Vaticani e l’altra destinata ai giardini del Catolicossato di Etchmiadzin.
Il Dante Alighieri dell'Armenia
Sacerdote, monaco e poeta, Gregorio d Narek nacque intorno al 950 ad Andzevatsik, in Armenia. Il padre, rimasto vedovo quando il figlio era ancora bambino, intraprese la carriera ecclesiastica affidando il piccolo al monastero di Narek. Qui, emessi i voti e ordinato sacerdote, Gregorio divenne formatore e maestro di altri religiosi, distinguendosi tra le altre cose come teologo e intellettuale, tanto da essere considerato per la letteratura armena alla stregua del nostro Dante Alighieri. Morì in fama di santità intorno al 1010. Il 12 aprile 2015 papa Francesco con una lettera apostolica lo ha insignito del titolo di "dottore della Chiesa" in virtù della sua dottrina e della sua testimonianza di fede.
Dottore della Chiesa e poeta
Come detto, san Gregorio di Narek è noto anche per la produzione letteraria. La sua opera più nota è il “Libro della Lamentazione”, una raccolta di novantacinque preghiere in forma poetica, tra i capolavori assoluti della mistica di tutti i tempi. Si tratta di un libro che narra un’avventura spirituale, è il racconto dell’anima di un uomo, con le sue paure, le sue aspirazioni altissime, e la vertigine di una fame di Dio. È una poesia altissima che ha il potere di un lamento ma capace di strappare il perdono divino. Non tanto un pianto, ma un battito per fare volare l’anima, facendola vibrare. La poesia che segue, tratta dalla raccolta, nella traduzione italiana si intitola. “Tu non vuoi la morte”.
Tu che non sei venuto
a perdere le anime degli uomini,
ma a vivificarle,
rimetti i miei numerosi peccati
nella tua grande misericordia;
tu solo, infatti, sei
in cielo, ineffabile,
e sulla terra, invisibile,
in ogni atomo di essere
e fino agli estremi confini dell’universo
Principio di tutto
e in tutto,
in ogni pienezza,
benedetto nel più alto dei cieli!
E a te,
con il Padre e lo Spirito Santo
sia la gloria nei secoli dei secoli. Amen.