L'Angelus. Il Papa: «Tanti cristiani ancora oggi perseguitati e uccisi per la fede»
Il Papa alla preghiera dell'Angelus del 30 giugno 2024
Viviamo «in un tempo di martirio, ancor più dei primi secoli». In varie parti del mondo «tanti nostri fratelli e sorelle subiscono discriminazione e persecuzione a causa della fede, fecondando così la Chiesa. Altri poi affrontano un martirio “coi guanti bianchi”». Così ieri il Papa, al termine della preghiera dell’Angelus – alla quale hanno partecipato 15mila persone in piazza San Pietro –, ha ricordato le donne e gli uomini che ancora oggi sono vittime di sopprusi, violenze ed emarginazione a causa della loro fede da cristiani. «Sosteniamoli e lasciamoci ispirare dalla loro testimonianza di amore per Cristo», ha aggiunto il Pontefice.
Poi il consueto appello per la pace: «In questo ultimo giorno di giugno, imploriamo il Sacro Cuore di Gesù di toccare i cuori di quanti vogliono la guerra, perché si convertano a progetti di dialogo e di pace – ha detto Francesco –. Fratelli e sorelle, non dimentichiamo la martoriata Ucraina, Palestina, Israele, Myanmar e tanti altri luoghi dove si soffre tanto a causa della guerra!».
Poco prima il Papa aveva lanciato una provocazione nel segno dell’apertura e dell’accoglienza, oltre che della fratellanza che dovrebbe essere la base per ogni convivenza civile pacifica: «La Chiesa e la società non escludano, non escludano nessuno, non trattino nessuno da “impuro”, perché ciascuno, con la propria storia, sia accolto e amato senza etichette, senza pregiudizi, sia amato senza aggettivi.
Parole che hanno concluso la riflessione sui due miracoli compiuti nel racconto evangelico della liturgia di ieri, la guarigione dell’emorroissa e la risurrezione della figlia di Giairo. Entrambe, ha notato il Papa, erano considerate «impure e quindi con loro non poteva esserci un contatto fisico. E invece Gesù si lascia toccare e non ha paura di toccare. Prima ancora della guarigione fisica, egli mette in crisi una concezione religiosa sbagliata, secondo cui Dio separa i puri da una parte e gli impuri dall’altra. Invece, Dio non fa questa separazione, perché tutti siamo suoi figli, e l’impurità non deriva da cibi, malattie, e nemmeno dalla morte, ma l’impurità viene da un cuore impuro».
«Fissiamo nel cuore questa immagine che Gesù ci consegna – ha aggiunto Francesco –: Dio è uno che ti prende per mano e ti rialza, uno che si lascia toccare dal tuo dolore e ti tocca per guarirti e ridonarti la vita. Egli non discrimina nessuno perché ama tutti».
Da qui la domanda diretta: «Dio, il Signore Gesù, etichetta le persone? Ognuno si risponda. Dio etichetta le persone? E io, vivo continuamente etichettando le persone?». Infine l’invito chiaro ad accogliere tutti. Senza etichette.