Il tema. Il Papa sulla sedia a rotelle: così la fragilità si fa annuncio
Il Papa sulla sedia a rotella al termine dell'udienza al Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani
Commovente, ma anche capace di far riflettere l’icona di papa Francesco che si presenta su una sedia a rotelle, perché non può più contare sulle sue gambe ma, a quanto è dato constatare, può decisamente affidarsi alla sua testa. Come sempre, la Chiesa si lascia guidare dal Vangelo, nel quale in maniera sorprendente, ma non troppo, se si pensa all’icona di Giovanni Paolo II, nella sua sofferenza estrema e vissuta con coraggio lungimirante, legge le parole rivolte da Gesù a Pietro: «“In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi”. Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: “Seguimi!”». Un altro lo sta portando fisicamente, mentre segue la chiamata del suo Signore.
Il Papa sulla sedia a rotella con le guardie svizzere - Vatican Media
La parola è quella della sequela di Cristo, che in ogni età e situazione interpella ogni persona. Lo possiamo seguire con le nostre gambe e braccia ma, quando queste siano impedite, lo dobbiamo seguire con la nostra testa. E quando anche quest’ultima sia compromessa, col nostro cuore. Gesù ci chiama alla sequela del cuore. E questa va oltre la mente e le braccia o gambe e di essa dobbiamo, con papa Francesco, dare testimonianza, soprattutto in tarda età, come nel mirabile discorso in cui egli ha commentato l’esperienza di Eleazaro (udienza di mercoledì 4 maggio). Viene in mente la sedia a rotelle di Bran detto “lo spezzato”, chiamato ad assumere il governo nella finale del “Trono di spade”, dove assistiamo al liquefarsi del metallo per fare spazio alla carrozzella di colui che, dopo un gravissimo incidente da cui era emerso disabile, aveva acquisito un terzo occhio, quello interiore, che gli consentiva di guardare oltre la siepe delle apparenze. Qualcuna/o, durante una lezione di teologia della fantascienza, mi ha evocato la canzone di Franco Battiato, che si è avvalso come spesso, del testo del filosofo Manlio Sgalambro: Inneres Auge. E questo perché «la linea orizzontale ci spinge verso la materia. Quella verticale verso lo spirito». E la carrozzella ci spinge in orizzontale, ma verso gli altri e l’Altro, al quale ci orienta il cuore.
Il Papa sulla sedia a rotella al termine dell'udienza nell'Aula Paolo VI - Vatican Media
Si tratta del “terzo occhio” o dell’“occhio interiore”. Una vista verso l’interno che noi anziani o vintage siamo chiamati a sviluppare, proprio mentre viene meno la sensorialità esteriore, ma siamo anche chiamati a comunicarla nella nostra fragilità e attraverso di essa. Infatti, il messaggio è contenuto in vasi di creta (2Cor 4.7-10): «[…] noi abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo».
Il Papa sulla sedia a rotella con le guardie svizzere - Vatican Media
E qui risiede il senso della nostra fede nel Messia crocifisso, appeso ad una croce, o, condannato, nel “dolce Cristo in terra”, alla fragilità della condizione umana, nella quale si rivela il mistero del Regno, piuttosto che nell’anelito alla vittoria su veri o presunti nemici, che il mondo persegue ed invoca, senza percepirne la disumanità. Il messaggio avviene attraverso gesti e parole: il fatto della carrozzella può essere, per chi è in grado di apprenderlo, molto più significativo delle parole pronunziate in questa o altre occasioni: teologia vissuta prima che pronunziata.