Roma. Il Papa: senza natalità non c'è futuro. Se la famiglia riparte, riparte tutto
“Grazie”. “Grazie a ciascuno di voi e a quanti credono nella vita umana e nell’avvenire. A volte vi sembrerà di gridare nel deserto, di lottare contro i mulini a vento. Ma andate avanti, non arrendetevi, perché è bello sognare il bene e costruire il futuro. E senza natalità non c’è futuro”. E’ un ringraziamento accorato quello con cui Papa Francesco ha concluso il suo intervento in apertura dei lavori degli Stati Generali della Natalità, promosso dal Forum delle Associazioni familiari nell’Auditorium della Conciliazione e dedicato al destino demografico dell’Italia e del mondo. Un grazie accompagnato dal plauso per l’assegno unico per ogni figlio approvato recentemente dal Parlamento italiano.
Il Pontefice è arrivato puntuale alle 9 nel foyer della grande struttura non lontana da piazza San Pietro, seguito dal presidente del Consiglio Mario Draghi. Sul palco otto bambini lo hanno affiancano durante tutto l’incontro. Ad ascoltarlo ci sono in prima fila il premier con i ministri Patrizio Bianchi dell’Istruzione ed Elena Bonetti della Famiglia, la sindaca di Roma Virginia Raggi con il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti.
I lavori sono stati aperti dal presidente del Forum Gigi De Paolo, poi è intervenuto il premier Draghi. Quindi il Papa.
Francesco ha espresso innanzitutto per l’invito ricevuto da De Palo e per le parole “chiare e speranzose” di Draghi. E’ ha ribadito che il “tema urgente della natalità” è “basilare per invertire la tendenza e rimettere in moto l’Italia a partire dalla vita, a partire dall’essere umano”. Lo ha fatto citando anche le parole del presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha definito la questione della natalità come “il punto di riferimento più critico di questa stagione”, dicendo che “le famiglie non sono il tessuto connettivo dell’Italia, le famiglie sono l’Italia”.
Per il Pontefice “perché il futuro sia buono, occorre dunque prendersi cura delle famiglie, in particolare di quelle giovani, assalite da preoccupazioni che rischiano di paralizzarne i progetti di vita”. Con un pensiero particolare “alle donne che sul lavoro vengono scoraggiate ad avere figli o devono nascondere la pancia”. E con il plauso alle autorità per l’assegno unico, legato all’auspicio che questo provvedimento “venga incontro ai bisogni concreti delle famiglie, che tanti sacrifici hanno fatto e stanno facendo, e segni l’avvio di riforme sociali che mettano al centro i figli e le famiglie”. Perché “se le famiglie non sono al centro del presente, non ci sarà futuro; ma se le famiglie ripartono, tutto riparte”.
Nel suo discorso Francesco ha offerto “tre pensieri che spero utili in vista di un’auspicata primavera, che ci risollevi dall’inverno demografico”. E cioè il “primato del dono”, una “sostenibilità generazionale” e una “solidarietà strutturale”.
“La vita è il primo dono che ciascuno ha ricevuto”, ha ricordato il Papa. E “un figlio è il dono più grande per tutti e viene prima di tutto”. Oggi però “abbiamo dimenticato il primato del dono – il primato del dono! –, codice sorgente del vivere comune”. E questo è avvenuto soprattutto nelle società “più agiate, più consumiste”. Di qui l’invito “a ritrovare il coraggio di donare, il coraggio di scegliere la vita”. “Dov’è il nostro tesoro, il tesoro della nostra società? – ha incalzato il Papa - Nei figli o nelle finanze? Che cosa ci attrae, la famiglia o il fatturato? Ci dev’essere il coraggio di scegliere che cosa viene prima, perché lì si legherà il cuore”.
Il secondo pensiero offerto dal Papa ha riguardato il termine sostenibilità, “parola-chiave per costruire un mondo migliore”. Sostenibilità “economica, tecnologica e ambientale e così via”, ma anche “sostenibilità generazionale”, perché “non saremo in grado di alimentare la produzione e di custodire l’ambiente se non saremo attenti alle famiglie e ai figli”. La sostenibilità poi “fa rima con responsabilità”. E questo è “il tempo della responsabilità per far fiorire la società”. E in questo oltre al ruolo primario della famiglia, è “fondamentale la scuola”, che “non può essere una fabbrica di nozioni da riversare sugli individui”, ma “dev’essere il tempo privilegiato per l’incontro e la crescita umana”. A scuola infatti “non si matura solo attraverso i voti, ma attraverso i volti che si incontrano”. E per i giovani è “essenziale venire a contatto con modelli alti, che formino i cuori oltre che le menti”.
Papa Francesco ha sottolineato che nell’educazione “l’esempio fa molto”. Ad esempio negli ambiti dello spettacolo e dello sport “è triste vedere modelli a cui importa solo apparire, sempre belli, giovani e in forma”. Ma mantenersi giovani “non viene dal farsi selfie e ritocchi”, ma “dal potersi specchiare un giorno negli occhi dei propri figli”. “A volte, invece, - ha osservato il Papa - passa il messaggio che realizzarsi significhi fare soldi e successo, mentre i figli sembrano quasi un diversivo, che non deve ostacolare le proprie aspirazioni personali”. Ma “questa mentalità è una cancrena per la società e rende insostenibile il futuro”.
La terza parola proposta dal Papa è la solidarietà intesa come “anima” della sostenibilità. Una solidarietà che deve essere generazionale e anche strutturale. Di qui l’invito a perseguire “politiche familiari di ampio respiro, lungimiranti: non basate sulla ricerca del consenso immediato, ma sulla crescita del bene comune a lungo termine”. Con l’urgenza di “offrire ai giovani garanzie di un impiego sufficientemente stabile, sicurezze per la casa, attrattive per non lasciare il Paese”. Questo è un compito che riguarda da vicino anche il mondo dell’economia: “Come sarebbe bello veder crescere il numero di imprenditori e aziende che, oltre a produrre utili, promuovano vite, che siano attenti a non sfruttare mai le persone con condizioni e orari insostenibili, che giungano a distribuire parte dei ricavi ai lavoratori, nell’ottica di contribuire a uno sviluppo impagabile, quello delle famiglie!”.
Ma la solidarietà “va declinata anche nell’ambito del prezioso servizio dell’informazione, che tanto incide sulla vita e su come la si racconta”. In questo campo, osserva il Papa, “vanno di moda colpi di scena e parole forti, ma il criterio per formare informando non è l’audience, non è la polemica, è la crescita umana”. Ecco quindi che “serve ‘un’informazione formato-famiglia’, dove si parli degli altri con rispetto e delicatezza e che al tempo stesso porti alla luce “gli interessi e le trame che danneggiano il bene comune, le manovre che girano attorno al denaro, sacrificando le famiglie e le persone”.
La solidarietà infine “convoca poi i mondi della cultura, dello sport e dello spettacolo a promuovere e valorizzare la natalità”. Perché la cultura del futuro “non può basarsi sull’individuo e sul mero soddisfacimento dei suoi diritti e bisogni”. Ed è quindi più che mai urgente “una cultura che coltivi la chimica dell’insieme, la bellezza del dono, il valore del sacrificio”.