La catechesi. Il Papa prega la Madonna di Valencia per le vittime dell'alluvione
Il Papa davanti alla Madonna di Valencia
Il primo pensiero e la prima preghiera sono stati per Valencia che «è sotto l’acqua e soffre» e le altre parti della Spagna colpite dall’alluvione. E proprio per sottolineare la sua vicinanza alle vittime e ai familiari di quella terribile tragedia, il Papa ha voluto iniziare la sua udienza generale rivolgendosi alla “Virgen de los Desamparados”, «la Madonna che si prende cura dei poveri, la patrona di Valencia. Ho voluto che fosse qui la patrona di Valencia – ha aggiunto Francesco -. Questa immaginetta che gli stessi valenciani mi hanno regalato. Oggi in modo speciale, preghiamo per Valencia e per altre zone della Spagna che stanno soffrendo per l'acqua».
Quindi, il Papa ha iniziato la sua catechesi settimanale che, proseguendo il ciclo su “Lo Spirito e la Sposa. Lo Spirito Santo guida il popolo di Dio incontro a Gesù nostra speranza”, è stata dedicata alla preghiera: “Lo Spirito intercede per noi”. Lo Spirito Santo, ha detto in particolare Francesco, «è nello stesso tempo soggetto e oggetto della preghiera cristiana. Egli, cioè, è Colui che dona la preghiera ed è Colui che è donato dalla preghiera. Noi preghiamo per ricevere lo Spirito Santo e riceviamo lo Spirito Santo per poter pregare veramente, cioè da figli di Dio, non da schiavi». «Si deve pregare sempre con libertà – ha aggiunto il Pontefice - : oggi devo pregare questo, questo, questo, perché ho promesso questo, questo, questo, al contrario andrò all'inferno... Quello non è preghiera. La preghiera è libera. Tu preghi quando lo Spirito ti aiuta a pregare. Tu preghi quando senti nel cuore il bisogno di pregare e quando non senti nulla, fermati e domandati “perché non sento io la voglia di pregare? Cosa succede nella mia vita?'. Ma sempre la spontaneità nella preghiera. Questo vuol dire pregare da figli, non da schiavi». E ancora, lo Spirito ci dona la vera preghiera. «Viene in aiuto alla nostra debolezza – afferma San Paolo –; non sappiamo infatti come pregare in modo conveniente, ma lo Spirito stesso intercede con gemiti inesprimibili; e colui che scruta i cuori sa che cosa desidera lo Spirito, perché egli intercede per i santi secondo i disegni di Dio» (Rm 8,26-27). Egli, sì viene «in soccorso della nostra debolezza, ma fa qualcosa di molto più importante ancora: ci attesta che siamo figli di Dio e mette sulle nostre labbra il grido: “Abba! Padre!” (Rm 8,15; Gal 4,6). La preghiera cristiana non è l’uomo che da un capo del telefono parla a Dio all’altro capo, no, è Dio che prega in noi! Preghiamo Dio per mezzo di Dio». Ed è proprio nella preghiera che lo Spirito Santo si rivela come “Paraclito”, cioè nostro avvocato e difensore. Non ci accusa davanti al Padre, ma ci difende. Quando all’impegno nella preghiera «lo Spirito Santo intercede per noi, ma ci insegna anche a intercedere, a nostra volta, per i fratelli; ci insegna la preghiera di intercessione. Questa preghiera è particolarmente gradita a Dio perché è la più gratuita e disinteressata. E si deve pregare per tutti, anche per la suocera. Quando ognuno prega per tutti, avviene – notava Sant’Ambrogio – che tutti pregano per ognuno; la preghiera si moltiplica». Ecco allora un compito tanto prezioso e necessario nella Chiesa, «in particolare in questo tempo di preparazione al Giubileo: unirci al Paraclito che “intercede per i santi secondo i disegni di Dio”. Ma - ha aggiunto a braccio il Pontefice - non pregare come i pappagalli per favore, non dire “bla, bla, bla, no. Dì Signore, ma dillo con il cuore, aiutami Signore, ti voglio bene Signore, e quando pregate il Padre Nostro pregate “Padre, tu sei mio Padre”, pregate con il cuore e non con le labbra. Non fare i pappagalli. Lo Spirito possa aiutarci nella preghiera che tanto abbiamo bisogno». Mai come in questi momenti, ha concluso il Papa, «lo Spirito e la Sposa gridano insieme a Gesù: Vieni!”».