Vaticano. Il Papa nomina un inviato speciale a Medjugorje
Devozione mariana a Medjugorje, 120 chilometri a sud di Sarajevo in Bosnia-Erzegovina
Papa Francesco ha nominato un inviato speciale della Santa Sede a Medjugorje, la cittadina in Bosnia-Erzegovina divenuta famosa nel mondo dal 1981, ossia da quando sei ragazzi (oggi adulti) affermano di vedere apparire la Madonna chiamata con il titolo di “Regina della pace”. L'incaricato della Santa Sede è l’arcivescovo Henryk Hoser, il 74enne vescovo di Varsavia-Praga in Polonia, come rende noto il Bollettino odierno della Sala stampa vaticana. «Ho sempre servito la Chiesa, e così anche questa volta ho accettato la non facile missione a Medjugorje», dice il presule secondo quanto riporta l’agenzia Sir.
La missione, spiega una nota, «ha lo scopo di acquisire più approfondite conoscenze della situazione pastorale di quella realtà e, soprattutto, delle esigenze dei fedeli che vi giungono in pellegrinaggio e, in base ad esse, suggerire eventuali iniziative pastorali per il futuro». Si tratta di un incarico che «avrà, pertanto, un carattere esclusivamente pastorale». Ciò significa che «non entrerà nel merito alle apparizioni mariane che sono questioni dottrinali di competenza della Congregazione per la dottrina della fede», ha chiarito il “portavoce” vaticano Greg Burke parlando con i giornalisti. La Sala stampa precisa anche che Hoser «continuerà ad esercitare l’ufficio di arcivescovo-vescovo di Varsavia-Praga» e che è previsto che «completi il suo mandato» a Medjugorje «entro l’estate prossima». Non è un mistero il contrasto che contrappone i francescani, legati alla località nota in tutto il pianeta, e la diocesi competente con il suo pastore, che è quella di Mostar-Duvno. In ogni caso, ha sottolineato il direttore della Sala Stampa vaticana, «è una missione per i pellegrini, non è contro nessuno».
Sulla veridicità delle apparizioni la Chiesa cattolica non ha ancora assunto una posizione definitiva. È stato sotto il pontificato di Benedetto XVI, nel marzo 2010, che presso la Congregazione per la dottrina della fede era stata istituita una «commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje» sotto la presidenza del cardinale Camillo Ruini. Composta da cardinali, vescovi, periti ed esperti, ha lavorato «in maniera riservata» fino al 2014 quando ha sottoposto l’esito dell’indagine al dicastero vaticano e quindi al Papa, in questo caso Francesco. «Hanno fatto un bel lavoro», aveva detto Bergoglio sul volo di ritorno da Sarajevo, due anni fa, osservando che il cardinale Ruini gli aveva consegnato «uno studio». E il porporato aveva riferito con poche e misuratissime frasi: «Non so quale sarà il giudizio conclusivo. Noi abbiamo fatto solo un proposta articolata, dopodiché sarà la Congregazione per la dottrina della fede a prendere le decisioni che poi saranno presentate al Papa: l’ultima parola, com’è naturale, sarà quella del Santo Padre». Si prevede che il responso definitivo verrà emesso al termine della missione pastorale di Hoser che fino alla fine dell’estate dovrebbe valutare le necessità pastorali dei circa 2 milioni di fedeli che nell’arco dell’anno si recano a Medjugorje.
In prima istanza il “caso Medjugorje” era stato affidato a una commissione diocesana la quale aveva ritenuto che l’evento fosse ben più ampio della competenza della diocesi e aveva passato la mano alla Conferenza episcopale locale che allora era quella della Jugoslavia. Quindi i vescovi della Bosnia ed Erzegovina avevano chiesto alla Congregazione per la dottrina della fede di affrontare la situazione per esprimersi sulla natura di quanto accade nella cittadina. È noto che il vescovo di Mostar-Duvno, Ratko Peric, come il suo predecessore, mantiene un giudizio negativo sui cosiddetti “fenomeni” di Medjugorje. Dove quindi non sono permessi pellegrinaggi ufficiali diocesani, benché non manchino quelli privati, anche di autorevoli personalità ecclesiastiche.
La Commissione guidata da Ruini, la cui prima riunione si era svolta nel dicembre 2010, era formata anche dai cardinali Jozef Tomko, Vinko Puljic, Josip Bozanic, Julián Herranz e Angelo Amato e annoverava esperti in varie discipline – teologia, diritto canonico, psicologia... – provenienti da diversi Paesi. Il suo compito è comunque già terminato. Una delle conclusioni alle quali era arrivata riguardava proprio i problemi pastorali. Tra le proposte quella di trasformare la parrocchia di Medjugorje in santuario alle dirette dipendenze della Santa Sede. Ad Avvenire padre Salvatore Maria Perrella, preside della Pontificia Facoltà Teologica “Marianum” di Roma e membro della Commissione, aveva indicato quali possono essere le tre opzioni in mano al gruppo di studio istituito da papa Ratzinger. «Può dire con certezza morale che il fatto consta di soprannaturalità. Oppure che esso è frutto di dolo e quindi non viene da Dio. Ma ha anche una terza possibilità che non è prevista nelle disposizioni della Santa Sede ma è stata contemplata dai teologi: la Commissione non si dichiara né per il sì, né per il no ma attesta che al momento non è evidente in modo eclatante un'apparizione soprannaturale».
Sempre di ritorno da Sarajevo papa Francesco aveva aggiunto che «stiamo per prendere delle decisioni». La prima ufficiale è la nomina di un inviato speciale della Santa Sede resa nota nel giorno in cui la Chiesa celebra la Beata Maria Vergine di Lourdes. Due volte Bergoglio aveva parlato durante la Messa mattutina a Casa Santa Marta di «veggenti» legati a presunte apparizioni mariane. Il 14 novembre 2013 aveva affermato: «Io conosco un veggente, una veggente che riceve lettere della Madonna, messaggi della Madonna. Ma, guarda, la Madonna è madre! E ama tutti noi. Ma non è un capo ufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni». E il 9 giugno 2015, sempre nell’omelia dell'Eucaristia mattutina, aveva detto: «Ma dove sono i veggenti che ci dicono oggi la lettera che la Madonna manderà alle 4 del pomeriggio? E vivono di questo». L'ultimo intervento di Francesco è quello relativo all’udienza all’Unione internazionale dei superiori generali svoltasi lo scorso 25 novembre e pubblicato da padre Antonio Spadaro sul numero 4mila di La Civiltà Cattolica in cui Francesco rifletteva: «La Madonna vera! Non la Madonna capo di un ufficio postale che ogni giorno manda una lettera diversa, dicendo: “Figli miei, fate questo e poi il giorno dopo fate quest’altro”. No, non questa. La Madonna vera è quella che genera Gesù nel nostro cuore, che è Madre. Questa moda della Madonna superstar, come una protagonista che mette se stessa al centro, non è cattolica».