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Vaticano. Il Papa: no al nazionalismo, accogliere i migranti

Enrico Lenzi giovedì 2 maggio 2019

Preoccupazione per il crescente riemergere del nazionalismo, un nuovo appello a guardare i migranti non "come un rischio", ma "come una risorsa", e l'invito a proseguire sul cammino comunitario e di solidarietà rappresentato da molti organismi internazionali. E' un discorso forte quello che papa Francesco ha rivolto ai componenti della Pontificia Accademia delle scienze sociali, guidati dal neo presidente Stefano Zamagni, ricevuti questa mattina - 2 maggio - in udienza.

Non alzare muri

Francesco parte dalla constatazione che "abbiamo sotto gli occhi situazioni in cui alcuni Stati nazionali attuano le loro relazioni in uno spirito più di contrapposizione che di cooperazione" e questo atteggiamento sembra poggiarsi su un crescente sentimento di nazionalismo. E proprio su questo punto il Papa ricorda come "la Chiesa ha ammonito le persone, i popoli e i governi riguardo alle deviazioni di questo attaccamento quanto verte in esclusione e odio altrui", alzando muri e dando voce e vita a razzismo e antisemitismo.

La sfida delle migrazioni

Di certo, avverte Francesco, non è la strada con quale si può pensare di affrontare le grandi sfide che sono davanti all'umanità intera: lo sviluppo integrale, la pace (messa a rischio di una rinata corsa al riarmo nucleare), la cura della casa comune, i cambiamenti climatici, le nuove forme di schiavitù, le migrazioni. Proprio su quest'ultimo punto il Papa torna a ribadire con chiarezza che "ogni persona o famiglia che è costretta a lasciare la propria terra va accolta con umanità". Anzi, "in questa ottica il modo in cui una Nazione accoglie i migranti rivela la sua visione della dignità umana e del suo rapporto con l'umanità". Ecco allora riproporre i quattro verbi attorno alla questione migranti: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Lo stesso Francesco ricorda che in questo frangente anche i migranti "hanno il dovere di integrarsi nella nazione che li riceve", che vuol dire "condividere il genere di vita della nuova patria, pur rimanendo sè stesso come persona, portatore della propria vicenda biografica". Allo stesso tempo "è compito dell'autorità pubblica proteggere i migranti e regolare con la virtù della prudenza i flussi migratori, come pure promuovere l'accoglienza in modo che le popolazioni locali siano formate e incoraggiate a partecipare al processo integrativo".

L'Europa non smarrisca il suo cammino

Ma lo sguardo del Papa non ha mancato di poggiarsi anche sulla situazione in cui operano gli organismi internazionali che dovrebbero garantire questa capacità di convivenza pacifica tra i popoli. Un compito quanto mai necessario in questo contesto storico ed economico nel quale "lo Stato nazionale non è più in grado di procurare da solo il bene comune delle sue popolazioni". Ecco allora l'invito, ad esempio, all'Europa perchè "non si perda la consapevolezza dei benefici apportati da questo cammino di avvicinamento e concordia tra i popoli intrapreso nel secondo dopoguerra". E un riferimento viene fatto anche all'America Latina, ricordando il sogno di Simon Bolivar a una "grande patria" capace di accogliere e rispettare la ricchezza di ogni popolo.

Anche a questi organismi il Papa indica il dovere di "garantire agli Stati partecipanti pari diritti e doveri". E dunque, incoraggia i componente della Pontificia Accademia delle scienze sociali "a perseverare nella ricerca di processi atti a superare ciò che divide le nazioni e a proporre nuovi cammini di cooperazione".