Papa

L'Udienza generale. Il Papa: la vendetta sia disarmata dal perdono

Riccardo Maccioni mercoledì 7 agosto 2024

Il Papa all'ingresso nell'Aula Paolo VI

Nuovo vibrante appello del Papa per la pace in Medio Oriente. A margine dell’udienza generale che riprendeva oggi dopo la breve pausa di luglio, Francesco ha sottolineato come continui «a seguire con grande preoccupazione la situazione nella regione. Ribadisco il mio appello a tutte le parti coinvolte – ha aggiunto il Pontefice- affinché il conflitto non si allarghi e si cessi immediatamente il fuoco su tutti i fronti a partire da Gaza dove la situazione umanitaria è gravissima e insostenibile. Prego perché la ricerca sincera della pace estingua le contese, l'amore vinca l'odio e la vendetta sia disarmata dal perdono». Da Francesco anche l’invito alla preghiera «per la martoriata Ucraina, il Myanmar, il Sudan. Queste popolazioni così provate dalla guerra possano presto ritrovare la tanto desiderata pace» ha auspicato Francesco. Inoltre Bergoglio ha invitato a «unire gli sforzi e le preghiere perché siano eliminate le discriminazioni etniche in regioni el Pakistam e dell'Afghanistan, specialmente cotro le donne». L’Udienza generale, che si è svolta in aula Paolo VI è stata brevemente interrotta da due manifestanti della Peta, associazione a tutela degli animali, che hanno esposto il cartello: "La corrida è peccato". Si è creato un po' di trambusto, anche perché le manifestanti gridavano prima di essere allontanata dal personale addetto alla sicurezza.

La protesta anti corrida - Ansa

La catechesi

Il clima che ha accompagnato la catechesi è stato comunque estremamente disteso. Del resto, il Papa ha concluso la sua riflessione con «una confortante certezza nel cuore» ispirata alla Vergine Maria: nulla è impossibile a Dio. Al centro della catechesi settimanale il tema dello “Spirito Santo nell’Incarnazione del Verbo”. A partire dal passo del Vangelo di Luca: «Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo» (Lc 1,35). L’evangelista Matteo – ha proseguito il Pontefice - «conferma questo dato fondamentale che riguarda Maria e lo Spirito Santo, dicendo che Maria “si trovò incinta per opera dello Spirito Santo”. La Chiesa ha raccolto questo dato rivelato e lo ha collocato ben presto nel cuore del suo Simbolo di fede. Nel Concilio ecumenico di Costantinopoli, del 381 – quello che definì la divinità dello Spirito Santo –, tale articolo entrò nella formula del “Credo”, che si chiama appunto niceno-costantinopolitano, ed è quello che recitiamo in ogni Messa. Esso afferma che il Figlio di Dio “per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo”». In virtù di questo articolo di fede è possibile parlare di Maria come “sposa” per eccellenza, che è «figura della Chiesa». Un parallelismo, ha spiegato papa Francesco, ripreso dalla Costituzione dogmatica del Concilio vaticano II “Lumen gentium” che al numero 64 recita: «La Chiesa contemplando la santità misteriosa della Vergine, imitandone la carità e adempiendo fedelmente la volontà del Padre, per mezzo della Parola di Dio accolta con fedeltà, diventa essa pure madre, poiché con la predicazione e il battesimo genera a una vita nuova e immortale i figli, concepiti ad opera dello Spirito Santo e nati da Dio». Come sempre nella riflessione del Pontefice non sono mancati richiami alla vita quotidiana., alle scelte che vanno fatte giorno per giorno. In proposito Francesco ha indicato lo stile della Chiesa che «prima accoglie la Parola di Dio, lascia che parli al suo cuore e le riempia le viscere, per poi darla alla luce con la vita e la predicazione. La seconda operazione è sterile senza la prima». A Maria che domandava: «Come avverrà questo poiché non conosco uomo?», l’angelo rispose: «Lo Spirito Santo scenderà su di te». Anche alla Chiesa, ha aggiunto il Pontefice, di fronte a compiti superiori alle sue forze, viene spontaneo porre la stessa domanda: “Come è possibile questo?”. «Anche la risposta è la stessa di allora: “Riceverete la forza dallo Spirito Santo […] e di me sarete testimoni”». Una verità, un’indicazione di strada che vale per ogni singolo battezzato. «Ognuno di noi si trova a volte, nella vita, in situazioni superiori alle proprie forze e si domanda: “Come posso affrontare questa situazione?”. Aiuta, in questi casi, ricordare e ripetere a sé stessi quello che l’angelo disse alla Vergine prima di congedarsi da lei: «Nulla è impossibile a Dio». Se lo crediamo, ha spiegato Francesco, «faremo miracoli».

La crisi afgana

Nella mattina odierna, Francesco ha incontrato l'Associazione comunità afgana in Italia. È stata l'occasione per esprimere l'attenzione alla crisi della regione. «Il fattore religioso - ha detto il Pontefice -, per sua natura, dovrebbe contribuire a stemperare le asprezze dei contrasti, dovrebbe creare lo spazio perché a tutti vengano riconosciuti pieni diritti di cittadinanza su un piano di parità e senza discriminazioni. Tuttavia, diverse volte la religione subisce manipolazioni e strumentalizzazioni, e finisce per servire a disegni che non sono compatibili con essa. In questi casi la religione diventa fattore di scontro e di odio, che può sfociare in atti violenti. E voi lo avete visto, alcune volte. Io ricordo, quel momento duro, aver visto filmati nelle notizie: con quanta durezza, con quanto dolore … È perciò indispensabile che in tutti maturi la convinzione che non si può, in nome di Dio, fomentare il disprezzo dell’altro, l’odio e la violenza. Vi incoraggio, dunque, a proseguire nel vostro nobile intento di promuovere l’armonia religiosa e di operare affinché vengano superate le incomprensioni tra le diverse religioni per costruire così un percorso di dialogo fiducioso e di pace. È un cammino non semplice, che a volte subisce delle battute d’arresto, ma è l’unico cammino possibile, da perseguire con tenacia e costanza, se davvero si desidera fare il bene della comunità e favorire la pace».
A questo proposito, il richiamo è andato a Documento sulla Fratellanza Umana per la Pace Mondiale e la Convivenza Comune, firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019, cioè che «le religioni non incitano mai alla guerra e non sollecitano sentimenti di odio, ostilità, estremismo, né invitano alla violenza o allo spargimento di sangue. Queste sciagure sono frutto della deviazione dagli insegnamenti religiosi, dell’uso politico delle religioni e anche delle interpretazioni di gruppi di uomini di religione che hanno abusato […] dell’influenza del sentimento religioso sui cuori degli uomini per portarli a compiere ciò che non ha nulla a che vedere con la verità della religione». Pertanto - ha continuato il Papa - «abbiamo chiesto a tutti di «cessare di strumentalizzare le religioni per incitare all’odio, alla violenza, all’estremismo e al fanatismo cieco e di smettere di usare il nome di Dio per giustificare atti di omicidio, di esilio, di terrorismo e di oppressione. E lo abbiamo fatto proprio per la fede in Dio, il quale ha creato gli uomini perché vivano da fratelli e «non vuole che il Suo nome venga usato per terrorizzare la gente. Quanto detto circa il ruolo della religione si può applicare per analogia alle differenze etnico-linguistico-culturali, per la cui gestione è parimenti necessario «adottare la cultura del dialogo come via; la collaborazione comune come condotta; la conoscenza reciproca come metodo e criterio».