L'intervento. Il Papa: «La guerra toglie il sorriso ai bambini»
Il Papa ad Auschwitz nel 2016
Il Papa torna a condannare con forza la Shoah. Nel giorno della memoria su X, l’ex Twitter, Francesco auspica che «Il ricordo e la condanna dell'orribile sterminio di milioni di persone ebree e di altre fedi, avvenuto nel secolo scorso, aiuti tutti a non dimenticare che la logica dell'odio e della violenza non si può mai giustificare, perché nega la nostra stessa umanità». Più volte anche in passato il Pontefice aveva condannato con fermezza l’orrore dello sterminio. E là dove le parole non bastano sono subentrati i gesti. Come nel 2016, con la lunga preghiera silenziosa nel campo di sterminio di Auschwitz accompagnata solo da due brevi frasi scritte sul libro della visita: «Signore abbi pietà del tuo popolo. Signore perdono per tante crudeltà».
Il Papa nel 2016 ad Auschwitz - Vaticana media
Violenza criminale che si abbatta soprattutto sui più deboli Come i bambino il cui sorriso non può essere spento. Guai a chi lo fa. E quindi guai alla guerra. Il Papa ha ribadito un concetto purtroppo consueto in questo periodo, incontrando l’associazione Nolite Timere che festeggia il 25° di fondazione. Come ha ricordato il Pontefice stesso, si tratta di un progetto nato a beneficio dei bambini della Cité des Jeunes Nazareth a Mbare, in Rwanda, su iniziativa dell’arcivescovo Salvatore Pennacchio, (oggi presidente della Pontificia Accademia ecclesiastica) allora nunzio apostolico in quel Paese, e del “compianto parroco” don Tommaso Cuciniello. «Fu san Giovanni Paolo II a patrocinare questa iniziativa, a favore dei numerosi orfani provocati dal terribile genocidio che si scatenò in Rwanda nel 1994». Nel corso degli anni l’iniziativa, sotto lo slogan “Doniamo la speranza di ricominciare”, ha permesso l’accoglienza nel centro africano di centinaia di bambini «e con l’adozione a distanza provvedendo i mezzi per il loro sostentamento e per la loro formazione scolastica e religiosa». Attenzioni che i conflitti rendono ancora più necessari e urgenti. «Perché – ha aggiunto Francesco - la guerra e le armi tolgono il sorriso e l’avvenire ai bambini, e questo è tragico. È bello invece che voi vi proponiate, nella solidarietà, di creare occasioni di amicizia, dando vita a rapporti che poi durano nel tempo. Si crea così una rete di affetti che si estende oltre le circostanze del momento, travalicando le differenze di età, nazionalità, cultura e condizione sociale». Da qui la sottolineatura dell’importanza di essere volontari, una scelta «che ci rende […] aperti alle necessità dell’altro […] – il volontario è aperto alle necessità dell’altro –, artigiani di misericordia: con le mani, con gli occhi, con gli orecchi attenti, con la vicinanza».