L'intervento. Il Papa incontra israeliani e palestinesi: no al terrorismo
Il Papa durante l'udienza generale in piazza San Pietro
Il conflitto in Medio Oriente al centro dell’udienza generale in piazza San Pietro. Prima della catechesi, infatti il Papa ha ricevuto due delegazioni, una di israeliani che hanno parenti tenuti in ostaggio da Hamas e l’altra di palestinesi con congiunti detenuti nelle carceri dello Stato ebraico. Entrambe le comunità «soffrono tanto» ha sottolineato Francesco al termiene dell’udienza generale aggiungendo che in Medio Oriente «siamo andati oltre le guerre», siamo al «terrorismo». Di qui l’invito a pregare «tanto per la pace. Che il Signore metta mano lì, che il Signore ci aiuti a risolvere i problemi e a non andare avanti con le passioni che alla fine uccidono tutti. Preghiamo per il popolo palestinese – ha aggiunto Bergoglio -, preghiamo per il popolo israeliano, perché venga la pace».
Gli incontri con le delegazioni israeliana e palestinese, ha sottolineato la Sala Stampa della Santa Sede, hanno avuto carattere «esclusivamente umanitario» volendo rappresentare un gesto di «vicinanza spirituale alle sofferenze di ciascuno». Il portavoce vaticano Matteo Bruni ha inoltre precisato che il Papa parlando con il gruppo palestinese non avrebbe usato il termine "genocidio" per definire la loro condizione di vittime della violenza israeliana. «Non mi risulta abbia usato tale parola - ha spiegato Bruni -. Ha utilizzato i termini con cui si è espresso durante l'udienza generale e parole che comunque rappresentano la situazione terribile che si vive a Gaza». Ad attribuire al Pontefice la denuncia di genocidio era stata la delegazione palestinese durante una conferenza stampa. «Siamo in dieci e lo abbiamo sentito tutti», hanno replicato i palestinesi al direttore della Sala Stampa della Santa Sede.
Il Papa tra i fedeli in piazza San Pietro - Ansa
La catechesi
Durante l'udienza genarale il Papa, proseguendo il suo ciclo dedicato alla passione per l’evangelizzazione, aveva sottolineato come l’annuncio cristiano sia per tutti. Nel Vangelo, infatti «c’è una “potenza umanizzatrice”, un compimento di vita che è destinata ad ogni uomo e ogni donna, perché per tutti Cristo è nato, è morto, è risorto». Per questo i cristiani devono essere «aperti ed espansivi, estroversi». Uno stile, un carattere che viene da Gesù, il quale ha fatto della sua presenza nel mondo «un cammino continuo, finalizzato a raggiungere tutti, persino imparando da certi suoi incontri». No, dunque, alla superbia della fede, al credere di essere superiori agli altri per il fatto di avere il dono della fede. Perché, sottolinea il Papa, «quando Dio sceglie qualcuno è per amare tutti. Dio non ci chiama per metterci su un piedistallo, ma per fare di noi degli strumenti liberi e coraggiosi del suo amore grande e inclusivo. La Chiesa non è un posto di perfetti e di privilegiati, ma una comunità di discepoli che testimonia Colui che per grazia ha conosciuto, Gesù, e che intercede per tutti, pregando, amando e sacrificandosi per il mondo».
Il video appello
Nel pomeriggio inoltre attraverso la Rete mondiale di preghiera per il Papa è stato diffuso un video in cui il Pontefice lancia un appello per la pace nel mondo e in Terra Santa. Di seguito il testo del video:
Tutti noi sentiamo il dolore delle guerre. Sapete che dalla fine della seconda guerra mondiale le guerre hanno imperversato in varie parti del mondo. Quando sono lontane, forse non le sentiamo con forza. Ce ne sono due molto vicine che ci fanno reagire: Ucraina e Terra Santa. È pesante quello che sta accadendo in Terra Santa. È molto pesante.
Il popolo palestinese, il popolo di Israele, hanno il diritto alla pace, hanno il diritto di vivere in pace: due popoli fratelli. Preghiamo per la pace in Terra Santa. Preghiamo perché le controversie vengano risolte con il dialogo e i negoziati e non con una montagna di morti da entrambe le parti. Per favore, preghiamo per la pace in Terra Santa.