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All'Angelus. Il Papa: il pane terreno non basta per vivere

Riccardo Maccioni lunedì 19 agosto 2024

Papa Francesco all'Angelus del 18 agosto

Meraviglia e gratitudine, Sono i due atteggiamenti che deve avere il credente davanti al miracolo dell’Eucaristia. All’Angelus, in piazza San Pietro, commentando il passo evangelico in cui Gesù si presenta come «il pane vivo, disceso dal cielo» (Gv 6,51), il Papa ha sottolineato come il Signore «si prenda cura del bisogno più grande: ci salva, nutrendo la nostra vita con la sua, e questo per sempre. E grazie a Lui – ha aggiunto Francesco - possiamo vivere in comunione con Dio e tra noi. Il pane vivo e vero non è dunque un qualcosa di magico, no, non è una cosa che risolve di colpo tutti i problemi, ma è lo stesso Corpo di Cristo, che dà speranza ai poveri e vince l’arroganza di chi si abbuffa a loro danno». E non si tratta solo di elucubrazioni teologiche o da riflessioni da specialisti ma di vita vissuta. «Il Cristo, vero uomo, - ha osservato il Pontefice - sa bene che bisogna mangiare per vivere. Ma sa anche che questo non basta. Dopo aver moltiplicato il pane terreno (cfr Gv 6,1-14), Egli prepara un dono ancora maggiore: Lui stesso si fa vero cibo e vera bevanda (cfr v. 55)». E questo “alimento” ci è più che mai necessario «perché sazia la fame di speranza, fame di verità, fame di salvezza che tutti noi sentiamo non nello stomaco, ma nel cuore. L’Eucaristia, dunque ci è necessaria, a tutti». Ma proprio questa consapevolezza non deve chiuderci agli altri, bensì aprirci alla condivisione. Di qui l’interrogativo lanciato dal Papa: «Chiediamoci allora, fratelli e sorelle: ho fame e sete di salvezza, non solo per me, ma per tutti i miei fratelli e sorelle? Quando ricevo l’Eucaristia, che è il miracolo della misericordia, so stupirmi davanti al Corpo del Signore, morto e risorto per noi?».

Nuovo appello per la pace

Come sempre l’Angelus è stato l’occasione per rinnovare l’appello all’impegno per la soluzione dei conflitti che insanguinano il mondo. «Continuiamo a pregare – ha detto in proposito Francesco - perché strade di pace si possano aprire in Medio Oriente – Palestina, Israele –, come pure nella martoriata Ucraina, in Myanmar e in ogni zona di guerra, con l’impegno del dialogo e del negoziato e astenendosi da azioni e reazioni violente». Dal Pontefice anche un rimando grato alla beatificazione avvenuta a Ulvira, nella Repubblica Democratica del Congo, di Luigi Carrara, Giovanni Didoné e Vittorio Faccin, missionari saveriani italiani, assieme ad Albert Joubert, sacerdote congolese, uccisi in quel Paese il 28 novembre del 1964. «Il loro martirio – ha spiegato il Pontefice - è stato il coronamento di una vita spesa per il Signore e per i fratelli. Il loro esempio e la loro intercessione possano favorire percorsi di riconciliazione e di pace per il bene del popolo congolese». Dal Papa poi una benedizione «alle donne e alle ragazze radunate nel Santuario mariano di Piekary Śląskie in Polonia» incoraggiate «a testimoniare con gioia il Vangelo in famiglia e nella società».