Il viaggio. Il Papa in Marocco: il coraggio dell'incontro è via di pace
All’insegna del dialogo interreligioso, sotto una pioggia battente è cominciata la visita maghrebina di Papa Francesco a Rabat. Ombrelli rossi e verdi lo hanno accompagnato insieme al re Mhammed VI alla spianata ricoperta di marmo della Tour Hassan II. Davanti al minareto color sabbia rimasto incompiuto dell’imponente moschea voluta dal sultano Au Yusuf Ya’qub al-Mansur nel dodicesimo secolo, alle parole del re sono seguite quelle Papa tra gli applausi di una folla multicolore. Per il Papa questa è un’importante «opportunità per promuovere il dialogo interreligioso e la conoscenza reciproca tra i fedeli delle nostre due religioni, mentre facciamo memoria – ottocento anni dopo – dello storico incontro tra San Francesco d’Assisi e il Sultano al-Malik al-Kamil». «Quell’evento profetico - ha detto Francesco – dimostra che il coraggio dell’incontro e della mano tesa sono una via di pace e di armonia per l’umanità, là dove l’estremismo e l’odio sono fattori di divisione e di distruzione».
In questa terra che è ponte naturale tra l’Africa e l’Europa il Papa ha voluto così ribadire la necessità di dare un nuovo impulso alla costruzione di «un mondo più solidale» e di un dialogo rispettoso delle ricchezze e delle specificità di ogni popolo e di ogni persona. «Questa – ha detto il Papa nel suo primo – è una sfida che tutti siamo chiamati a raccogliere, soprattutto in questo tempo in cui si rischia di fare delle differenze e del misconoscimento reciproco dei motivi di rivalità e disgregazione». Non poteva mancare nel suo discorso primo discorso in Marocco -_continuamente interrotto da applausi – anche la citazione diretta del Documento sulla fratellanza firmato ad Abu Dhabi e per il quale questo viaggio è da considerarsi in continuità. Il Successore di Pietro, citando infatti più volte il Documento sulla fratellanza umana da lui sottoscritto il 4 febbraio insieme all’Imam di Al Azhar, ha riproposto la «solidarietà di tutti i credenti» come via per affrontare insieme anche le derive patologiche del fanatismo e del fondamentalismo religioso.
A tale riguardo, Papa Francesco ha elogiato l’Istituto Mohammed VI per imam, predicatori e predicatrici, voluto da Re Mohammed VI allo scopo di fornire una formazione adeguata e sana contro tutte le forme di estremismo, che «portano spesso alla violenza e al terrorismo e che, in ogni caso, costituiscono un’offesa alla religione». Papa Francesco ha ribadito «l’importanza del fattore religioso per costruire ponti tra gli uomini», nel rispetto delle differenze e delle identità specifiche. «La fede in Dio» ha rimarcato il Papa «ci porta a riconoscere l’eminente dignità di ogni essere umano, come pure i suoi diritti inalienabili». In quanto «noi crediamo che Dio ha creato gli esseri umani uguali in diritti, doveri e dignità e che li ha chiamati a vivere come fratelli e a diffondere i valori del bene, della carità e della pace». Citando poi la Conferenza internazionale sui diritti delle minoranze religiose nel mondo islamico, tenutasi a Marrakech nel gennaio 2016, il Papa ha valorizzato le dichiarazioni d’intenti formulate in quell’incontro, che avevano invitato ad affrancarsi dalla categoria stessa di «minoranza religiosa» per affermare anche nelle società islamiche il concetto di cittadinanza e il riconoscimento del valore della persona, «che deve rivestire un carattere centrale in ogni ordinamento giuridico». E in questo senso la visita marocchina è anche un test della ricezione del documento.
Papa Francesco ha seguito le orme di papa Giovanni Paolo II, che lo visitò nel 1985 e rimase storico il discorso che rivolse a migliaia di giovani nello stadio di Casablanca – giusto un anno prima dell’incontro interreligiosdi Assisi – e che si svolse nell’ottica di rafforzare il dialogo interreligioso. Sulla scia di Giovanni Paolo II di particolare rilievo è perciò in questo intenso pomeriggio di sabato, anche la cerimonia di benvenuto a Rabat sulla spianata della Moschea Hassan. Proseguendo il suo intervento, il Papa ha poi sottolineato che l’auspicata «solidarietà tra i credenti» è chiamata a porsi al servizio dell’intera famiglia umana, offrendo contributi originali per affrontare emergenze globali come quella ecologica e quella delle migrazioni. Il Pontefice della Laudato si’ «ha richiamato la Conferenza internazionale sui cambiamenti climatici, COP 22, tenutasi in Marocco nel 2016, che ha attestato ancora una volta l’urgenza di «proteggere il pianeta in cui Dio ci ha posto a vivere» attraverso una «vera conversione ecologica». Poi il Papa si è soffermato sulla problematica delle migrazioni, ricordando la Conferenza intergovernativa sul Patto mondiale per una migrazione sicura, ospitata pure in Marocco lo scorso dicembre. Dopo i documenti prodotti da quella conferenza – ha rimarcato Papa Francesco – occorre passare «ad azioni concrete e, specialmente, ad un cambiamento di disposizione verso i migranti, che li affermi come persone, non come numeri». I migranti che fuggono da guerre e povertà – ha fatto notare il Vescovo di Roma - «Quando le condizioni lo consentiranno, essi potranno decidere di tornare a casa in condizioni di sicurezza, rispettose della loro dignità e dei loro diritti. Si tratta di un fenomeno che non troverà mai una soluzione nella costruzione di muri, nella diffusione della paura dell’altro o nella negazione di assistenza a quanti aspirano a un legittimo miglioramento per sé stessi e per le loro famiglie».
In questo primo discorso papa Francesco ha così toccato le tre motivazioni della sua permanenza lampo in terra maghrebina: il motivo interreligioso, la questione migranti e il sostegno alla presenza della piccola comunità cristiana. La visita che segue all’Istituto Mohammed V è poi molto significativa perché è la prima volta che un Papa viene accolto in un istituto di formazione degli imam, predicatori e predicatrici; istituto inaugurato il 27 marzo del 2015 e ritenuto di grande importanza per tutto il Maghreb è nato come uno spazio di studi destinato alla promozione di un islam tollerante, aperto alle altre religioni e al mondo. Significamente durante la visita all’Istituto, il Papa e il re non tengono discorsi, ma ascoltano gli interventi degli studenti. L’ultimo incontro della prima giornata in Marocco è con i migranti, considerata la volontà volontà del Papa di recarsi a Marrakech già nel dicembre scorso, per partecipare al Global compact. La stragrande maggioranza dei migranti in Marocco provengono dall’Africa subsahariana. Sono circa 80mila di cui circa 4mila assistiti dalla Caritas marocchina. «Voi sapete quanto ho a cuore la sorte, spesso terribile, di queste persone – ha detto infine il Papa – che, in gran parte, non lascerebbero i loro Paesi se non fossero costrette. Spero che il Marocco, che con grande disponibilità e squisita ospitalità ha accolto quella Conferenza, vorrà continuare ad essere, nella comunità internazionale, un esempio di umanità per i migranti e i rifugiati, affinché essi possano essere, qui, come altrove, accolti con umanità e protetti, si possa promuovere la loro situazione e vengano integrati con dignità».