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Radio Cope. Il Papa: dopo l’operazione non mi è mai passato per la testa di dimettermi

Redazione Internet mercoledì 1 settembre 2021

Francesco è stato intervistato da Carlos Herrera per la radio spagnola Cope

Dall'operazione al colon, subita il 4 luglio scorso al Policlinico Gemelli, e le sue attuali condizioni di salute, alla crisi in Afghanistan e la preoccupazione per la popolazione.

Poi il dialogo con la Cina, il punto di vista su eutanasia e aborto, entrambi simboli di quella “cultura dello scarto” da sempre denunciata, il maxi processo in Vaticano e, infine, le sfide del suo pontificato come la riforma della Curia e la lotta a corruzione e pedofilia. Pontificato che, giunto quasi al nono anno, contrariamente a presunte indiscrezioni circolate su media italiani e argentini, non si interromperà prima del previsto: “Non mi è mai passato per la testa di dimettermi”.


Come riporta Vatican News dura un’ora e mezza l’intervista che Papa Francesco ha concesso lo scorso weekend a Radio Cope, l’emittente della Conferenza episcopale spagnola. Si tratta della prima intervista dopo l’operazione per stenosi diverticolare, la prima anche ad una radio della Spagna.

"È naturale" che sulla salute del Papa ci sia una particolare riservatezza, e l'intervento al Policlinico Gemelli era programmato. Lo ha detto Papa Francesco in un'intervista alla radio spagnola Cope. "Era tutto programmato", ha sottolineato, "dopo l'Angelus sono partito immediatamente,all'incirca all'una. Alle 3,30 è stato fatto sapere, quando io ero già in fase preparatoria".

Un infermiere "mi ha salvato la vita dicendomi 'si deve fare un intervento. C'erano altre possibilità, c'era chi diceva 'meglio gli antibiotici', ma quell'infermiere me lo ha spiegato molto bene. È un infermiere del nostro servizio sanitario, dell'ospedale vaticano. Sono trent'anni che lavora qui, ha una grande esperienza", ha aggiunto il Papa.

L’insistenza dell’infermiere si è rivelata invece provvidenziale, visto che l’intervento ha rilevato una sezione necrotica: ora, dopo l’operazione, ha rivelato Francesco "posso mangiare di tutto, cosa che prima non potevo fare", ha raccontato il Pontefice ricordando che fa esercizio ogni mattina. Certo, "ho ancora le medicazioni postoperatorie perché il mio cervello deve ancora registrare che ho 33 centimetri di intestino in meno. E tutto è gestito dal cervello, tutto il corpo, quindi ci vuole tempo. Ma a parte questo conduco una vita normale, del tutto normale".

Francesco: «Non so se in Ungheria incontrerò il primo ministro Orbán»

"Non so se nel mio imminente viaggio inUngheria incontrerò Victor Orbán, ma quando incontro qualcuno lo guardo negli occhi e lascio che le cose vadano avanti". Così promette di fare Papa Francesco nel corso del suo imminente viaggio in Ungheria, alla guida del cui governo siede un primo ministro noto per avere opinioni molto diverse dalle sue in tema di immigrazione e solidarietà.

"Non so se lo incontrerò", ha spiegato il Pontefice in nell'intervista alla radio spagnola Cope, "so che alcune autorità verranno a salutarmi. Non mi recherò al centro di Budapest, ma al luogo dove si terrà il congresso eucaristico. Là ci sarà una sala dove vedrò i vescovi e le personalità che verranno. Non so chi verrà".

"Io conosco il presidente" ungherese, ha spiegato il Papa, "perché era presente alla messa in Transilvania" celebrata nel 2019, "una bellissima messa in ungherese perché in quella parte di Romania parlano ungherese. Era venuto con un ministro, ma non penso che fosse Orbán... alla fine della Messa ci siamo formalmente salutati". E questa volta"non so chi verrà".

"Uno dei modi che mi sono soliti", ha aggiunto il Papa, "consiste nel non andare in giro con qualcosa di programmato: quando sono di fronte a una persona la guardo negli occhi e lascio che le cose scorrano". Niente di preparato, insomma, ma l'inciso
lascia immaginare che un eventuale faccia a faccia potrebbe essere di un certo interesse. Magari anche qualcosa di
scarsamente diplomatico. Eppure la diplomazia vaticana sa affrontare anche gli scogli più difficili. Con la Cina non deve mancare il dialogo - e qui una citazione interessante dell'Ostpolitik del cardinal Casaroli come modello di riferimento - così come nell'Afghanistan dove ora si temono rappresaglie su buona parte della popolazione civile. Tutto nelle mani di Pietro Parolin, il cardinale Segretario di Stato: "il miglior diplomatico che abbia mai incontrato. Un diplomatico che aggiunge, non uno di quelli che sottraggono, che cerca sempre, un uomo di accordo".

"Piccoli aggiustamenti" nella Curia romana

La riforma della Curia romana, ulteriori progressi nella trasparenza delle finanze vaticane e la prevenzione dei casi di abusi all’interno della Chiesa sono le tre questioni sulle quali Jorge Mario Bergoglio sta lavorando intensamente. Sulla riforma della curia, il Papa assicura che “sta andando passo dopo passo e bene” e rivela che quest’estate stava per finire di leggere e firmare la nuova costituzione apostolica “Praedicate Evangelium”, la cui pubblicazione è stata però ritardata “a causa della mia malattia”. Il documento, comunque, spiega il Pontefice, “non conterrà nulla di nuovo rispetto a quello che si vede ora”, giusto qualche accorpamento di Dicasteri, come l’Educazione cattolica con il Pontificio Consiglio per la Cultura e il Dicastero della Nuova evangelizzazione che si unirà a Propaganda Fide. “Piccoli aggiustamenti”, spiega il Papa.

Il processo in Vaticano

Rimane invece una grande lotta quella alla corruzione nelle finanze vaticane. “Sono stati fatti progressi nel consolidamento della giustizia nello Stato Vaticano”, afferma il Pontefice, e ciò ha permesso “alla giustizia di essere più indipendente, con i mezzi tecnici, anche con le testimonianze registrate, le cose tecniche attuali, le nomine di nuovi giudici, nuovi procuratori...”. Il riferimento è anche al maxi processo iniziato lo scorso 27 luglio in Vaticano per gli illeciti compiuti con i fondi della Segreteria di Stato, che vede tra i dieci imputati l’ex sostituto della Segreteria di Stato, il cardinale Angelo Becciu. Francesco, ricordando che tutta la vicenda è iniziata con le denunce di due persone che lavorano in Vaticano e che hanno visto irregolarità nel loro lavoro, ribadisce di “non aver paura della trasparenza né della verità. A volte fa molto male, ma la verità è ciò che ci rende liberi”. Quanto a Becciu, al quale ha revocato le prerogative e i diritti del cardinalato, spiega che il porporato è stato processato perché così stabilisce la legislazione vaticana: “Voglio con tutto il cuore che sia innocente. È stato un mio collaboratore e mi ha aiutato molto. È una persona di cui ho una certa stima come persona, quindi il mio augurio è che ne esca bene. Ma è una forma affettiva della presunzione d’innocenza… Oltre alla presunzione di innocenza, voglio che ne esca bene. Ora tocca ai tribunali decidere”.

Lotta alla pedofilia, appello ai governi contro la pedopornografia

Di giustizia il Papa parla anche a proposito della piaga della pedofilia. Interpellato a riguardo, prima elogia il cardinale Sean O’Malley, presidente della Commissione per la tutela dei minori, per il suo “coraggio” e per tutto il lavoro svolto contro questo crimine già da quando era arcivescovo di Boston, poi lancia un forte appello internazionale ai governi ad agire e reagire contro la pedopornografia, “un problema globale e serio”. “A volte mi chiedo come certi governi permettano la produzione di pornografia pedofila. Che non dicano che non lo sanno. Oggi, con i servizi segreti, si sa tutto. Un governo sa chi nel suo Paese produce pornografia pedofila. Per me questa è una delle cose più mostruose che abbia mai visto”.

Eutanasia, segno della "cultura dell'usa e getta"

Con eguale vigore, il Papa affronta anche la questione eutanasia, alla luce delle recenti leggi emanate in Spagna. La legalizzazione di questa pratica è segno di quella “cultura dell’usa e getta” che ormai permea le moderne società: “Ciò che è inutile viene scartato. I vecchi sono materiale usa e getta: sono una seccatura. Anche i malati più terminali; anche i bambini indesiderati, e vengono mandati al mittente prima di nascere”, afferma. È quella “cultura dello scarto”, denunciata da inizio pontificato, che ha grande incidenza sull’“inverno demografico” dell’Occidente e che colpisce in particolare Paesi come l’Italia, dove l’età media è 47 anni. “La piramide si è invertita… La cultura demografica è in perdita perché guarda al profitto. Guarda a quello davanti... e a volte usando la compassione! Quello che la Chiesa chiede è di aiutare le persone a morire con dignità. Ha sempre fatto così”, commenta Francesco. Che non manca di stigmatizzare ancora una volta l’aborto: “Di fronte a una vita umana, mi pongo due domande: è lecito eliminare una vita umana per risolvere un problema? È giusto assumere un sicario per risolvere un problema?”.

L'intervista integrale in spagnolo