Il monito. Il Papa: davanti alle povertà i cristiani non si girano dall'altra parte
La speranza cristiana, per fare davvero la differenza nel mondo, «ha bisogno di noi, ha bisogno del nostro impegno, ha bisogno di una fede operosa nella carità, ha bisogno di cristiani che non si girano da un’altra parte». Persone che non volgono lo sguardo da un’altra parte quando vedono «la fame e la carestia che opprimono tanti fratelli e sorelle che non hanno da mangiare, gli orrori della guerra, le morti innocenti», quando vedono crescere attorno a loro «l’ingiustizia che provoca il dolore dei poveri». È papa Francesco a ricordare ancora una volta che i cristiani non possono permettersi di scoraggiarsi, perché così facendo non potrebbero cogliere la presenza di Dio nei drammi della storia e si accoderebbero «alla corrente rassegnata di coloro che, per comodità o per pigrizia, pensano che “il mondo va così” e “io non posso farci niente”». Nell’ottava Giornata mondiale dei poveri, dedicata al tema «La preghiera del povero sale fino a Dio», il monito del Pontefice è arrivato durante l’omelia della Messa celebrata in San Pietro, assieme agli ultimi e agli emarginati. Una celebrazione cui è seguito il pranzo con Francesco e 1300 indigenti nell’Aula Paolo VI.
I credenti, ha rilanciato il Papa nella sua omelia, non possono far finta di niente davanti ai drammi della povertà, perché così la fede cristiana «si riduce a una devozione innocua, che non disturba le potenze di questo mondo e non genera un impegno concreto nella carità. E mentre una parte del mondo è condannata a vivere nei bassifondi della storia, mentre le disuguaglianze crescono e l’economia penalizza i più deboli, mentre la società si consacra all’idolatria del denaro e del consumo, succede che i poveri, gli esclusi non possono fare altro che continuare ad aspettare».
Ma i cristiani sono chiamati a leggere la storia con gli occhi di Gesù: «Laddove sembra esserci soltanto ingiustizia, dolore e povertà, proprio in quel momento drammatico, il Signore si fa vicino per liberarci dalla schiavitù e far risplendere la vita – ha detto il Papa –. E si fa vicino con la nostra vicinanza cristiana, con la nostra fratellanza cristiana. Non si tratta di buttare una moneta nelle mani di quello che ha bisogno. A quello che dà l’elemosina io domando due cose: “Tu tocchi le mani della gente o butti la moneta senza toccarle? Tu guardi negli occhi la persona che aiuti o guardi da un’altra parte?”».
Per questo un credente, ha ribadito il Papa, deve chiedersi: «Io sento la stessa compassione del Signore davanti ai poveri, davanti a coloro che non hanno lavoro, che non hanno da mangiare, che sono emarginati dalla società? E non dobbiamo guardare solo ai grandi problemi della povertà mondiale, ma al poco che tutti possiamo fare ogni giorno con i nostri stili di vita, con l’attenzione e la cura per l’ambiente in cui viviamo, con la ricerca tenace della giustizia, con la condivisione dei nostri beni con chi è più povero, con l’impegno sociale e politico per migliorare la realtà che ci circonda».
La benedizione delle 13 chiavi legate alle opere dei vincenziani nel mondo - .
Prima della celebrazione papa Francesco ha benedetto 13 chiavi: simboleggiano le case in 13 Paesi nate con il progetto per il Giubileo «13 Case» dell’Alleanza Famvin con le persone senzatetto (Fha). Quelle benedette dal Papa erano chiavi in bronzo lunghe 30 centimetri, scolpite dall’artista cattolico Timothy Schmalz: un gesto simbolico per affermare l’impegno della Chiesa nella lotta contro la mancanza di alloggi in tutto il mondo.
All’Angelus, poi, il Pontefice ha invitato tutti a riflettere su ciò che resta e ciò che passa: «Anche nelle tribolazioni, nelle crisi, nei fallimenti il Vangelo ci invita a guardare alla vita e alla storia senza timore di perdere ciò che finisce, ma con gioia per ciò che resta. Non dimentichiamo che Dio prepara per noi un futuro di vita e di gioia. Ognuno può fare questa domanda a se stesso – ha poi ribadito –: io mi privo di qualcosa per darla ai poveri? Quando faccio l’elemosina, tocco la mano del povero e lo guardo negli occhi? Fratelli e sorelle, non dimentichiamoci che i poveri non possono aspettare!».
Francesco ha poi ricordato la Giornata di preghiera per le vittime degli abusi: «Mi unisco alla Chiesa in Italia che domani ripropone la Giornata di preghiera per le vittime e i sopravvissuti agli abusi. Ogni abuso è un tradimento di fiducia, è un tradimento alla vita! La preghiera è indispensabile per “ritessere fiducia”».
E infine non è mancata la preghiera per la pace: «Preghiamo per la pace – ha detto il Papa –: nella martoriata Ucraina, in Palestina, Israele, Libano, in Myanmar, in Sudan. La guerra rende disumani, induce a tollerare crimini inaccettabili. I Governanti ascoltino il grido dei popoli che chiedono pace».
Il Pontefice ha poi pranzato con i poveri: l’iniziativa, quest’anno, è stata offerta dalla Croce Rossa Italiana. Erano circa 340 le volontarie e i volontari a servire il pasto, che è stato accompagnato dalla Fanfara Nazionale della Croce Rossa e prevedeva un menù a base di lasagne con verdure, polpettone di manzo ripieno di spinaci e formaggio, purè di patate, frutta, dolce. Al termine è stato distribuito uno zaino offerto dai padri vincenziani (Congregazione della Missione), contenente dei viveri e dei prodotti per l'igiene personale.