Antisemitismo. Il Papa: contro l'indifferenza il dovere di ricordare
"Essere responsabili significa essere capaci di rispondere. Non è solo questione di analizzare le cause della violenza e di rifiutarne le logiche perverse, ma di essere pronti e attivi nel rispondervi". Papa Francesco ha affrontato il tema dell'antisemitismo durante l'udienza concessa questa mattina partecipanti alla conferenza internazionale sulla responsabilità degli Stati, delle Istituzioni e degli individui nella lotta all’antisemitismo e ai crimini connessi all’odio antisemitico, che si tiene a Roma presso il Ministero degli Esteri. La Conferenza è organizzata in cooperazione con l’OSCE, con il sostegno dell’ODIHR (Office for Democratic Institutions and Human Rights) e in collaborazione con l’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane e la Fondazione Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea.
"Il nemico contro cui lottare non è soltanto l’odio, in tutte le sue forme - ha detto il Papa - ma, ancor più alla radice, l’indifferenza; perché è l’indifferenza che paralizza e impedisce di fare quel che è giusto anche quando si sa che è giusto. Non mi stanco di ripetere che l’indifferenza è un virus che contagia pericolosamente i nostri tempi, tempi nei quali siamo sempre più connessi con gli altri, ma sempre meno attenti agli altri".
"Il futuro comune di ebrei e cristiani esige che noi ricordiamo, perché non c'é futuro senza memoria. La storia stessa è memoria futura". Papa Francesco ha voluto ricordare queste parole di San Giovanni Paolo."Per costruire la nostra storia, che sarè insieme o non sarà, abbiamo bisogno - ha insistito Francesco - di una memoria comune, viva e fiduciosa, che non rimanga imprigionata nel risentimento ma, pur attraversata dalla notte del dolore, si dischiuda alla speranza di un'alba nuova. La Chiesa desidera tendere la mano". In proposito, Bergoglio ha voluto menzionare, nel ventesimo anniversario della pubblicazione, il documento della Commissione per i Rapporti religiosi con l'Ebraismo voluto dal suo predecessore Karol Wojtyla, il cui titolo, ha detto, "è eloquente: Noi ricordiamo: una Riflessione sulla Shoah".
"San Giovanni Paolo II - ha rilevato il Papa - si augurò che potesse abilitare la memoria a svolgere il suo necessario ruolo nel processo di costruzione di un futuro nel quale l'indicibile iniquità della Shoah non sia mai più possibile. Il testo parla di questa memoria, che da cristiani siamo chiamati a custodire insieme ai nostri fratelli maggiori ebrei: Desidera ricordare e camminare insieme. In questo percorso, 'memore del patrimonio che essa ha in comune con gli ebrei, e spinta non da motivi politici, ma da religiosa carità evangelica, deplora gli odi, le persecuzioni e tutte le manifestazioni dell'antisemitismo dirette contro gli ebrei in ogni tempo e da chiunque'".