Il compleanno. I clochard di Roma: «Donerei al Papa una coperta con le nostre foto»
Già nel 2013 papa Francesco aveva festeggiato il suo compleannno con i senzatetto
Questa mattina, in occasione dell'80mo compleanno di papa Francesco, otto senzatetto, due donne e sei uomini, sono andati a Casa Santa Marta per porgere gli auguri al Papa, portandogli in dono tre mazzi di girasoli. Sono stati accompagnati da mons. Konrad Krajewski, Elemosiniere di Sua Santità, invitati di prima mattina tra i presenti intorno a San Pietro e alle docce del
Colonnato. Erano di diverse nazionalità: quattro italiani, un moldavo, due rumeni, un peruviano.
«La multi ani! Come si dice in Italia?», fa Ioani al suo vicino di sedia sotto il colonnato di piazza San Pietro. «Tanti auguri, cento di questi giorni», è la replica dell’amico che come lui viene dalla Romania e divide il comune destino dell’abitare in strada. «Tanti anni avanti», prova a italianizzare Ioani mentre attende il suo turno dinanzi alla barberia voluta due anni fa da papa Francesco. Un dono che ogni giorno viene utilizzato da decine di senzatetto della Capitale. Adesso sono proprio i clochard che riescono a farsi una doccia e ad avere abiti puliti, grazie ai volontari dell’Unitalsi, che vogliono ricambiare l’affetto del Pontefice per i suoi 80 anni. «Una coperta. Sì, se avessi i soldi gli regalerei una coperta con sopra tutte le nostre foto», continua questo “omone” di 49 anni, da tredici nel nostro Paese. Il perché è presto spiegato: «Così non si dimenticherà mai di noi».
Il sole riscalda piazza San Pietro sin dalle prime ore dal mattino. Ed è proprio tra le imponenti colonne di Bernini che i messaggi di auguri per il compleanno di papa Bergoglio si fanno affetto puro. Josè ha 55 anni e viene dal Brasile. Se ne sta seduto all’ingresso dei servizi docce aspettando il suo turno. Legge attentamente un giornale gratuito, ma in tasca conserva un articolo di qualche tempo fa in cui il Papa parla della durata del suo pontificato. «Gli auguro dal profondo del cuore che Dio gli dia la salute per restare lì ancora a lungo», dice indicando le finestre del Palazzo Apostolico. Josè racconta la sua vita da barbone senza vergognarsene e, tra una citazione biblica e l’altra, definisce Francesco «il Papa dei messaggi e della chiarezza» e «noi, poveri Giuda, possiamo solo ringraziarlo a parole per il suo compleanno».
Gianluca non è molto bravo con le frasi d’auguri – e lo premette subito – ma con il suo marcato accento campano prova a simulare una cartolina di buon compleanno per il Papa. Rigorosamente con le immagini più belle della sua città natale, Napoli, da cui è andato via sei anni fa in cerca di lavoro. «Caro Papa virgola – è l’inizio del suo dettato – ti volevo ringraziare per tutte le attenzioni che ci dai. Tu ci hai fatto tanti regali, ma noi possiamo farne uno a te: possiamo lavorare per te, sistemando i giardini vaticani. E in cambio chiediamo solo un letto per la notte». Un’offerta di buona volontà, insomma, per sdebitarsi di tanta stima ricevuta in questi mesi. Non tanto con le parole – «Francesco ci insegna che tante volte non servono», la sottolineatura di questo giovane dagli occhi tristi nascosti dietro spessi occhiali – ma con i gesti.
Piccole, anzi piccolissime opere quotidiane di vicinanza agli altri. A chi ha meno e a chi vive la povertà. «Lì ti puoi lavare e fare la barba». Alexandro ha 30 anni e viene dalla Moldavia. Da «esperto della vita di strada» guida Arafat che è a Roma solo da qualche giorno. «Auguri Francesco! Lo stringerei se potessi – si abbraccia da solo per mostrare come farebbe –. Ti auguro di vivere altri 80 anni». La verità, continua Alessandro mentre sorseggia un tè caldo e una fetta di panettone, «è che, se potessimo restituire appena la metà di quello che il Papa ci ha dato, saremmo comunque in debito con lui». Un debito che secondo Andrea, milanese di 65 anni, si può estinguere «solo con la preghiera. Il mio buon compleanno per Francesco è questo: prego perché Dio gli dia la forza di continuare nella sua difficile missione».