Papa

Il compleanno. Gli 80 anni di papa Francesco in 80 parole (più una) / 4

Redazione Catholica giovedì 15 dicembre 2016

61. LE CHIACCHIERE
«Terrorismo delle chiacchiere»; «Il chiacchierone è un terrorista che butta la bomba»; «L’abitudine a chiacchierare è un’abitudine di terrorismo»; «Il giudizio delle chiacchiere»; «Quando una persona chiacchiera contro un’altra è crudele perché distrugge la fama della persona»; «Non perdete tempo ed energie nelle chiacchiere e negli intrighi»; «Un’anima meschina, piena di piccolezze, piena di chiacchiere»; «Chiacchiere da bar che rilanciate dai media rischiano di provocare conflitti». Chiacchiere, ovvero, nell’italiano spagnoleggiante del Pontefice, pettegolezzi, mormorii, maldicenze. Una delle parole più ricorrenti nell’omiletica bergogliana.

62. KIRILL
«Abbiamo parlato come fratelli, abbiamo lo stesso battesimo, siamo vescovi. Abbiamo parlato delle nostre Chiese e ci siamo trovati d’accordo nel fatto che l’unità si costruisce camminando». Francesco ha pronunciato queste parole al termine del colloquio privato con il patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill, lo scorso febbraio. Il primo incontro nella storia tra un Pontefice e un patriarca della Chiesa ortodossa russa. Avvenuto all’aeroporto di Cuba, un luogo insolito, incrocio di rotte internazionali e in questo caso, anche di traiettorie storiche.


63. LE LACRIME
«Alle volte nella nostra vita gli occhiali per vedere Gesù sono le lacrime. C’è un momento nella nostra vita che solo le lacrime ci preparano a vedere Gesù». Questa la bella immagine usata da Bergoglio in una delle sue prima omelie nella cappella di Casa Santa Marta. E il tema delle lacrime è tornato più volte nella sua predicazione. Le lacrime degli uomini e le lacrime di Gesù, che «hanno sconcertato tanti teologi nel corso dei secoli, ma soprattutto hanno lavato tante anime, hanno lenito tante ferite».

64. I DISCORSI… A BRACCIO
«Grazie tante, per le parole e anche per i sentimenti», ha detto Bergoglio incontrando i seminaristi pugliesi, «non sono state parole fredde e questo fa piacere, quando c’è il calore del fratello che parla, e non ha paura di sembrare forse un po’ ridicolo, ma dice quello che sente. E questo fa bene. E così io non posso rispondere freddamente. Il discorso “freddo” preparato vi sarà consegnato. E io dirò quello che mi verrà spontaneamente...». E così ha fatto e fa il Papa innumerevoli volte. Con una particolare preferenza quando incontra suoi “pari”: sacerdoti, religiosi, vescovi.

65. LUTERO
Papa Francesco è stato il primo Pontefice della storia a partecipare a una commemorazione della Riforma protestante. Lo ha fatto con il viaggio in Svezia del 31 ottobre e 1° novembre scorsi. È stata anche l’occasione per soffermarsi sulla figura di Lutero. Nell’intervista rilasciata a La Civiltà Cattolica alla vigilia della visita, Bergoglio ha condensato i principali meriti di Lutero in due parole. Vale a dire Riforma («fondamentale perché la Chiesa è semper reformanda») e Scrittura («Lutero ha fatto un grande passo per mettere la Parola di Dio nelle mani del popolo»).


66. IL POLIEDRO
«Noi siamo nell’epoca della globalizzazione, e pensiamo a cos’è la globalizzazione e a cosa sarebbe l’unità nella Chiesa: forse una sfera, dove tutti i punti sono equidistanti dal centro, tutti uguali? No! Questa è uniformità. E lo Spirito Santo non fa uniformità! Che figura possiamo trovare? Pensiamo al poliedro: il poliedro è una unità, ma con tutte le parti diverse; ognuna ha la sua peculiarità, il suo carisma. Questa è l’unità nella diversità. È in questa strada che noi cristiani facciamo ciò che chiamiamo col nome teologico di ecumenismo». Queste le parole pronunciate dal Papa nel luglio 2014 a Caserta, all’incontro con l’amico e pastore pentecostale Giovanni Traettino. E l’immagine del poliedro è tornata altre volte nei suoi interventi, come simbolo della riconciliazione delle differenze.

67. AMORIS LAETITIA
L’Amoris laetitia – “La gioia dell’amore” – è l’esortazione apostolica di Francesco «sull’amore nella famiglia» che porta la data del 19 marzo 2016. Raccoglie quanto emerso dai due Sinodi dei vescovi sulla famiglia del 2014 e 2015. È suddivisa in nove capitoli e oltre 300 paragrafi. Oltre a descrivere la realtà della famiglia oggi, ne indica la vocazione, parla dell’amore nel matrimonio, si sofferma sulla «fecondità» dell’amore, invita a rafforzare l’educazione dei figli e chiede di «accompagnare, discernere e integrare la fragilità» nella «logica della misericordia pastorale» (con il delicato tema dei separati risposati).

68. L’EBRAISMO

Profondo il legame fra Bergoglio e il mondo ebraico. Come testimonia la lunga amicizia con il rabbino Abraham Skorka con cui da arcivescovo di Buenos Aires ha scritto a quattro mani il libro Il cielo e la terra. Più volte da Papa ha ribadito il «“sì” alla riscoperta delle radici ebraiche del cristianesimo» e il «“no” ad ogni forma di antisemitismo». Numerose le visite nelle sinagoghe. E intensa è stata la visita “silenziosa” nel campo di concentramento di Auschwitz in Polonia lo scorso luglio.


69. GLI “SCHIAFFI SPIRITUALI”
«Per me Molfetta è una parola che ha tante risonanze – ha detto il Papa incontrando i seminaristi pugliesi –. E mi riporta a una donna, una suora, una grande donna, che ha lavorato tanto nei seminari, anche in Argentina, vicina alla nostra casa di formazione: Suor Bernadetta, era delle vostre parti. Quando io, come maestro dei novizi e anche come superiore provinciale, avevo qualche problema con qualcuno, lo mandavo a parlare con lei. E lei, due “schiaffi spirituali”, e la cosa si sistemava. Quella saggezza delle donne di Dio, delle mamme. È una grazia crescere nella vocazione sacerdotale avendo vicino queste donne, queste mamme, che sanno dire le cose che il Signore vuole che siano dette».

70. IL CURA BROCHERO
L’“incontro” di Bergoglio con il santo Cura Brochero (1840-1914), sacerdote dell’arcidiocesi di Cordoba che fu un infaticabile evangelizzatore, avvenne proprio a Cordoba, dove l’allora gesuita si spese moltissimo come confessore. Qui si accorse che tra i fedeli alcuni svolgevano una buona Confessione. Incuriosito, scoprì che si trattava dei meno abbienti, che venivano tutti da Traslasierras, la regione nella quale cento anni prima aveva svolto la sua missione appunto il Cura Brochero. Era la prova, per Bergoglio, che l’evangelizzazione del prete gaucho «dopo quasi un secolo, era ancora efficace».


71. FAVRE, GESUITA «MODELLO»
Come gesuita «modello» Bergoglio ha indicato in una delle sue prime grandi interviste Pierre Favre (1506-1546), primo compagno di sant’Ignazio di Loyola. Ne ha sottolineato questi tratti: «Il dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari; la pietà semplice, una certa ingenuità forse, la disponibilità immediata, il suo attento discernimento interiore, il fatto di essere uomo di grandi e forti decisioni e insieme capace di essere così dolce, dolce». Lo ha canonizzato il 17 dicembre 2013.

72. LA VALIGETTA

Nessun dubbio che sia la valigetta più famosa del mondo. Parliamo della borsa scura che il Papa porta con sé quando viaggia. «Dentro cosa c’è?» gli chiesero i giornalisti che avevano volato con lui in aereo verso la Gmg di Rio de Janeiro, nel 2013. «Non la chiave della bomba atomica – la risposta di Francesco –. Dentro c’è il rasoio, il breviario, l’agenda, un libro da leggere - ne ho portato uno su santa Teresina di cui sono devoto -. Io ho sempre portato una borsa quando viaggio, è normale». E da allora un po’ tutti si sono abituati a vedere il Papa con la valigetta.


73. IL «DONO» DELLA GERMANIA

Negli Anni '80, quando Bergoglio si trovava in Germania, scoprì durante un viaggio ad Augusta, nella chiesa di San Pietro in Perlach, il dipinto della “Vergine che scioglie i nodi”, opera di Johann Georg Melchior Schmidtner intorno al 1700. Riportò quell’immagine in Argentina, contribuendo a diffonderne la devozione.

74. L’OMAGGIO A MARIA
«Il Papa mi comunicò la sua intenzione di visitare la Basilica di Santa Maria Maggiore appena un’ora dopo la sua elezione, mentre eravamo a cena. E devo dire che questa richiesta non mi colse di sorpresa perché ne conoscevo da tempo la forte devozione mariana e in particolare a Maria Salus Populi Romani». Così ha detto il cardinale Santos Abril y Castelló. Bergoglio da allora ha fatto visita all’icona mariana alla partenza e al ritorno di ogni suo viaggio apostolico.


75. I CARCERATI

Papa Francesco è da sempre molto attento alla realtà delle carceri. Sin da semplice prete e poi da arcivescovo ha visitato spesso i detenuti e ha tenuto frequenti contatti telefonici con i penitenziari. Un’abitudine che ha conservato anche da Papa, non mancando mai di inserire l’incontro con i reclusi durante i suoi viaggi più lunghi. Anzi, durante il Giubileo, che ha avuto un momento interamente dedicato alla carceri, si è venuto a sapere che il Pontefice ha parlato telefonicamente anche con condannati a morte. Francesco non ha mai negato di sentirsi particolarmente vicino ai carcerati. «Mi domando – ha ripetuto più volte –: perché lui e non io? Merito io più di lui che sta là dentro? Perché Lui è caduto e io no?».


76. IL TERREMOTO IN ITALIA
«Dal primo momento ho sentito che dovevo venire da voi». Così papa Francesco ha abbracciato i terremotati di Umbria, Lazio e Marche durante la visita dello scorso 4 ottobre nelle zone colpite dal sisma di fine agosto. «Ho pensato bene nei primi giorni di questi tanti dolori che la mia visita, forse, era più un ingombro che un aiuto, che un saluto, e non volevo dare fastidio». E ha aggiunto: «Vicinanza e preghiera, questa è la mia offerta a voi». Francesco ha incontrato gli sfollati di Amatrice, entrando nella zona rossa dove si è fermato in preghiera, Accumoli, Arquata del Tronto e San Pellegrino di Norcia.


77. I “PROMESSI SPOSI”
«Le pagine dei Promessi Sposi le ho lette e rilette tante volte. Soprattutto i capitoli in cui si parla del cardinale Federigo Borromeo, le pagine dove viene descritto l’incontro con l’Innominato». Così papa Francesco ha rivelato il suo legame con il romanzo di Alessandro Manzoni. E nel 2015 ha chiesto agli italiani di non mettere da parte un «capolavoro sul fidanzamento» come i Promessi Sposi, appunto.

78. IL GATTOPARDISMO
Uno dei segreti della forza comunicativa di Bergoglio sta nella sua capacità di attingere dalla cultura popolare. Lo scorso 1° dicembre, ad esempio, per indicare la resistenza dell’uomo alla grazia di Dio, ha usato l’immagine del «gattopardismo spirituale». Il rimando è ovviamente al romanzo di Tomasi di Lampedusa e al film che ne trasse Luchino Visconti. È affetto da gattopardismo spirituale, ha spiegato il Papa, chi a parole è sempre per il cambiamento ma poi lascia che tutto resti com’è. Quelli il cui «sì, sì, ci convertiremo, ubbidiremo», indica in realtà un deciso no a ogni trasformazione. È la resistenza «delle parole vuote», senza valore.

79. ASSISI

Assisi, ovvero la città umbra di san Francesco – di cui Bergoglio porta il nome da Pontefice –, è particolarmente cara al Papa argentino. In questi anni di pontificato l’ha visitata per ben tre volte: la prima volta il 4 ottobre 2013 per la solennità del patrono d’Italia; la seconda volta il 4 agosto 2016 con la sosta alla Porziuncola, nella Basilica di Santa Maria degli Angeli, per gli ottocento anni del Perdono di Assisi; la terza volta il 20 settembre scorso per celebrare i trenta anni della Giornata mondiale di preghiera per la pace che il 27 ottobre 1986 Giovanni Paolo II promosse coinvolgendo i leader religiosi del mondo.


80. LE ROSE DI TERESA DI LISIEUX

«Quando ho un problema», ha spiegato Bergoglio ai giornalisti Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti, «chiedo alla santa (Teresa di Lisieux, ndr) non di risolverlo, ma di prenderlo in mano e aiutarmi ad accettarlo, e come segnale ricevo quasi sempre una rosa bianca».

(81.) IL FUTURO
No, non ci siamo sbagliati. Sappiamo che questa è la voce numero 81 del nostro collage. Però non si può concludere questo racconto dedicato a Francesco senza guardare avanti. Qualche giorno fa il Papa ha confessato il presentimento che il suo pontificato durerà poco. Noi naturalmente speriamo sia il contrario ma al tempo stesso leggiamo nelle sue parole il totale abbandono in Dio che è eterno presente, la consegna di sé alla volontà del Padre. Che è poi la ricetta della santità, e della felicità completa in questa vita. Tanti auguri papa Francesco!

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