Papa

L'invito. Francesco: tuteliamo la dignità dei detenuti

Redazione lunedì 23 settembre 2024

Il Papa all'Angelus in Piazza San Pietro

L’impegno per la pace, la dignità dei detenuti, la vicinanza a chi è privato dei propri diritti. Sono i focus su cui si è soffermata la riflessione del Papa a margine dell’Angelus domenicale in piazza San Pietro. «Purtroppo - ha detto Francesco - sui fronti di guerra la tensione è molto alta». Di qui l’invito alla preghiera e ad «ascoltare la voce dei popoli, che chiedono pace. Non dimentichiamo la martoriata Ucraina, la Palestina, Israele, il Myanmar, tanti Paesi che sono in guerra». Quindi il saluto ai partecipanti alla marcia di sensibilizzazione sulle condizioni dei detenuti. Occasione per riflettere sulla realtà del carcere. «Dobbiamo lavorare – ha spiegato il Pontefice - perché i detenuti siano in condizioni di dignità. Ognuno può sbagliare. Essere detenuto è per riprendere una vita onesta dopo». Non è infine mancato nelle parole di Francesco il dolore per l’uccisione in Honduras di Juan Antonio López, «delegato della Parola di Dio, coordinatore della pastorale sociale della diocesi di Trujillo e membro fondatore della pastorale dell’ecologia integrale in Honduras. Mi unisco - ha aggiunto Bergoglio - al lutto di quella Chiesa e alla condanna di ogni forma di violenza. Sono vicino a quanti vedono calpestati i propri diritti elementari e a quelli che si impegnano per il bene comune in risposta al grido dei poveri e della terra».

Prendersi cura dei piccoli
In precedenza, commentando il Vangelo del giorno, il Papa ha ribadito come alla luce dell’insegnamento di Gesù «il vero potere non stia nel dominio dei più forti, ma nella cura dei più deboli». Non a caso il Signore chiama un bambino, lo mette in mezzo ai discepoli e lo abbraccia, dicendo: «Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me». Noi tutti – ha aggiunto il Papa - siamo vivi perché siamo stati accolti, ma il potere ci fa dimenticare questa verità. Tu sei vivo perché sei stato accolto! Allora diventiamo dominatori, non servitori, e i primi a soffrirne sono proprio gli ultimi: i piccoli, i deboli, i poveri». E così tante vite vengono escluse, rifiutate, cancellate, proprio come capitato a Gesù che quando fu consegnato nelle mani degli uomini «non trovò un abbraccio, ma una croce. Il Vangelo resta tuttavia parola viva e piena di speranza: Colui che è stato rifiutato, è risorto, è il Signore!». E alla luce di questa verità una domanda che ognuno dovrebbe farsi: «So riconoscere il volto di Gesù nei più piccoli? Mi prendo cura del prossimo, servendo con generosità? E ringrazio chi si prende cura di me?».