La visita ad Asti. Francesco nella terra di famiglia
Il Duomo di Asti
Grande attesa nel Piemonte astigiano per l’arrivo di papa Francesco. Una “due giorni” dedicata in forma riservata ai parenti e in particolare alla cugina Carla, fresca novantenne, e poi, in forma pubblica, alla diocesi di Asti guidata dal vescovo Marco Prastaro, con una Messa in Cattedrale. «Da tempo desideravo trascorrere un po’ di ore insieme ai miei parenti nei luoghi della mia famiglia – ha spiegato il Pontefice in una lunga intervista rilasciata a Domenico Agasso jr su La Stampa e interamente riprodotta da VaticanNews -. Prima di diventare Papa andavo spesso nell’Astigiano, era un’abitudine: quando arrivavo a Roma da provinciale dei gesuiti d’Argentina, oppure come arcivescovo per partecipare a qualche sinodo. In ogni occasione facevo un salto in Piemonte per vedere i cugini di papà. Noi siamo molto legati. Con la cugina più grande, Carla, ci sentiamo spesso al telefono. Domani (oggi per chi legge, ndr) ci troveremo insieme anche ad altri cinque cugini, e questo mi riempie di gioia». Al quotidiano torinese il Pontefice ha confidato l’attaccamento alle sue radici piemontesi e ha recitato due famose poesie di Nino Rota imparate da nonna Rosa, «donna tenace»: Rassa Nostrana (Razza Nostrana) e, in dialetto, la preghiera alla Madonna della Consolata, La Consolà.
Le radici, ha spiegato il Papa, «sono fondamentali per due aspetti». Il primo culturale: «Mai dimenticare e rinnegare le proprie radici culturali». Il secondo familiare: «Bisogna sempre alimentare e valorizzare le proprie radici familiari, specialmente i nonni». «Credo – ha aggiunto – che i giovani dovrebbero parlare il più possibile con i nonni; per mantenere salde le proprie radici, non per rimanere lì, fermi, senza guardare al mondo». Anzi, «i nonni possono aiutare a trovare l’ispirazione per andare avanti e lontano». Ma «se l’albero si stacca dalle radici, non cresce, si secca, muore». È quindi «fondamentale tenere vivo il rapporto con le radici, per la nostra crescita culturale e sociale, e anche per lo sviluppo della nostra personalità».
Oggi Francesco visita i parenti a Portacomaro e a Tigliole, in forma rigorosamente riservata, anche se gli abitanti faranno il possibile per vedere e manifestare il proprio affetto, anche se a distanza, all’illustre ospite. Nel tardo pomeriggio è atteso nell’episcopio di Asti, dove pernotterà. Domattina alle 11 l’Eucaristia in Cattedrale che verrà trasmessa in diretta tv su Rai1. «Il Santo Padre – ha raccontato monsignor Prastaro – mi ha confidato che proprio desiderava, dopo l’incontro con i suoi parenti, incontrare la grande famiglia astigiana. Ecco perché, nonostante la fatica che ciò richiede, ha accettato con gioia di fare un lungo tragitto sulla papamobile prima di celebrare la Messa». In episcopio ci sarà anche il conferimento della cittadinanza onoraria deliberata all’unanimità mercoledì sera dal Consiglio comunale.
Nel Duomo ci sarà posto per 1.200 fedeli, altri 4mila saranno in piazza. Un numero significativo di posti verrà riservato ai giovani, perché nella solennità di Cristo Re si celebra a livello diocesano la Giornata mondiale della gioventù. Uno di questi giovani, il seminarista Stefano Accornero, farà il rito dell’accolitato, una delle tappe in preparazione al sacerdozio. Mentre saranno in migliaia, provenienti anche da fuori città, a salutarlo lungo l’ampio tragitto percorso in papamobile. Il pranzo nel vescovado sarà con i parenti e quindi la ripartenza dallo stadio dove a salutarlo ci saranno 1.430 tra bambini, ragazzi e accompagnatori.
È dal 1993 che un Pontefice non visita la città. Da quando venne san Giovanni Paolo II con a fianco il suo più stretto collaboratore il cardinale Segretario di Stato Angelo Sodano – originario di Isola d’Asti – scomparso lo scorso maggio e sepolto nella cripta della Cattedrale. «Avere fra noi il Papa – ha spiegato il vescovo Prastaro – è un momento importante nel cammino della nostra fede. Il Santo Padre ci confermerà nella fede, quella fede che ci fa sentire amati da Dio e ci rende fratelli con tutte le persone. Una fede che ci spinge a portare la gioia del Vangelo a tutti e che ci sollecita a costruire un mondo di pace e di giustizia».