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In viaggio con il Papa. A Timor Est serve un nuovo Independence Day (ma economico)

Mimmo Muolo, inviato a Timor Est lunedì 9 settembre 2024

L'accoglienza al Papa a Timor Est

Perché dopo 2.000 anni i cristiani sono ancora così relativamente pochi in Asia? La domanda, direbbe un vecchio cronista, sorge spontanea mentre inizia la tappa di Timor Est del più lungo viaggio di papa Francesco. Anche perché questa terra costituisce la classica eccezione che conferma la regola.

Dalla data dell’Indipendence Day del 20 maggio 2002 è diventato il secondo Paese asiatico a maggioranza cattolica, dopo le Filippine, e proprio per questo Timor Est è un esempio, un caso da studiare. Qui la fede in Cristo venne portata dai colonizzatori portoghesi nella prima metà del XVI secolo. Ma ha attecchito così in profondità che gli abitanti (attualmente un milione e mezzo, il 98 per cento dei quali cattolici) non hanno esitato a difenderla da tutto e da tutti (i giapponesi durante la II Guerra Mondiale, gli indonesiani più di recente), lottando e morendo pur di non farsi nuovamente colonizzare. E sì, non sono stati facili gli ultimi 50 anni da queste parti.

Dopo il primo giorno dell’indipendenza, il 28 novembre 1975, quando fu dichiarata la fine della colonizzazione portoghese, Timor Est venne invasa dall’esercito di Giacarta e annessa all’Indonesia. La lotta di liberazione è durata fino al 1999, quando venne indetto il referendum sotto l’egida dell’Onu, che decretò la nuova liberazione, e poi per altri tre anni fino al 2002.

Giovanni Paolo II, che a Dili venne in visita nel 1989, si è molto adoperato per una soluzione pacifica della questione e la Chiesa è stata in prima fila nella lotta per l’indipendenza, al punto che questo viene esplicitamente riconosciuto nella Costituzione in ben due articoli.

E anche oggi la Chiesa locale, come ha ricordato il Papa, è ben radicata nel tessuto sociale con i suoi servizi caritativi, sanitari ed educativi. Nonostante l’indipendenza, resta però un altro nemico da sconfiggere: le precarie condizioni economiche. Metà della popolazione vive sotto la soglia della povertà. La disoccupazione, specie tra i giovani e nelle città, è alta. Dati tanto più paradossali, quanto più sono grandi le risorse naturali - petrolio e gas soprattutto -, che non si riescono a sfruttare per mancanza di infrastrutture.

Servirebbe un terzo Indipendence Day. Quello della rinascita economica. E chissà che la spinta non venga proprio da questa visita di Francesco. Nel motto c’è scritto: “La vostra fede sia la vostra cultura” e il Pontefice l’ha citato nel suo primo discorso. Un auspicio che è anche una possibile soluzione per l’evangelizzazione in Asia.