Libro-intervista. Papa Francesco: come essere missionari oggi nel mondo
«Gratuitamente avete ricevuto, gratuitamente date». Le parole di Gesù ai suoi, riportate nel Vangelo di Matteo, suggeriscono il segreto di tutto dinamismo missionario che fa muovere la Chiesa. Ogni richiamo alla mobilitazione missionaria finisce per stancare e per cadere nel vuoto se non ha come sorgente costante il godimento (Evangelii gaudium) provocato nelle vite degli uomini e delle donne dal gesto gratuito del Signore. È questo il filo d’oro che scorre nelle pagine di “Senza di Lui non possiamo far nulla”.
Una conversazione sull'essere missionari oggi nel mondo. Il nuovo agile libro intervista di Papa Francesco – pubblicato in co-edizione dalla Libreria Editrice Vaticana e dalle Edizioni San Paolo – esce a pochi giorni dalla chiusura del Mese missionario straordinario “ottobre 2019”. A porre le domande al Papa è Gianni Valente, dell’Agenzia missionaria Fides, organo delle Pontificie opere missionarie, che ha pubblicato ampi stralci dell’intervista.
Le linee guida della conversazione sono rappresentate dalle tante espressioni ricorrenti che Francesco dissemina nel suo magistero per suggerire quale sia la natura propria della missione della Chiesa nel mondo. Per la prima volta, il Vescovo di Roma si sofferma a spiegare in maniera distesa cosa vuole suggerire quando ripete con insistenza che la Chiesa cresce “per attrazione” e non per proselitismo, che il protagonista della missione è lo Spirito Santo e che la Chiesa è per sua natura “in uscita”. En passant, il Papa sottrae anche queste sue espressioni dal rischio di essere ridotte a nuovi slogan conformisti del linguaggio “ecclesialese”, proprio mentre suggerisce immagini e episodi tratti dalla sua memoria di pastore qual è il dinamismo proprio di ogni opera apostolica, e quale può essere la sua sorgente. Per questo le risposte del Papa sulla missione contenute in questo nuovo libro possono illuminare, incuriosire, spiazzare e confortare, e non chiamano in causa solo chi è direttamente coinvolto nell'opera di animazione missionaria.
Nelle risposte di Francesco, l’opera apostolica non viene mai presentata come l’esito di uno sforzo, il termine di un impegno ulteriore da aggiungere alle fatiche della vita. Il dinamismo di ogni movimento missionario – afferma – procede «per innamoramento, per attrazione amorosa. Non si segue Cristo e tanto meno si diventa annunciatori di lui e del suo Vangelo per una decisione presa a tavolino. Anche lo slancio missionario può essere fecondo solo se avviene dentro questa attrazione, e la trasmette agli altri». Mentre il proselitismo non è conforme alle dinamiche proprie di annuncio del Vangelo non perché in contrasto con il galateo dell’ecumenismo e del dialogo con le religioni, ma perché ha la presunzione di «far crescere la Chiesa facendo a meno dell’attrazione di Cristo e dell’opera dello Spirito», e in questo modo «taglia fuori dalla missione Cristo stesso, e lo Spirito Santo, anche quando pretende di parlare e agire in nome di Cristo, in maniera nominalistica». Per questo – aggiunge in proposito il Papa – ci può essere proselitismo anche oggi, anche nelle parrocchie, nelle comunità, nei movimenti, nelle congregazioni religiose.
Nell'intervista, il Papa suggerisce come tratto distintivo dell’autentica opera apostolica quello di «facilitare, rendere facile, non porre noi ostacoli al desiderio di Gesù di abbracciare tutti, di guarire tutti, di salvare tutti. Non fare selezioni, non fare “dogane pastorali”. Non fare la parte di quelli che si mettono sulla porta a controllare se gli altri hanno i requisiti per entrare».
Il Papa offre spunti suggestivi anche intorno alle relazioni dell’opera missionaria con il denaro, con i media, con i processi della globalizzazione. Ricorda che nel tempo presente «bisogna stare in allerta verso tutto ciò che in qualsiasi modo finisce per mostrare la missione come una forma di colonizzazione ideologica, anche mascherata». Mette in guardia dalle tentazioni funzionaliste di affidare l’efficacia nella missione a strategie scopiazzate al marketing e metodologie teologiche presuntuose. Accenna in maniera critica al fenomeno dei missionari “mordi e fuggi”, quelli che spacciano per missione il loro «turismo spirituale» travestito da apostolato. «Per seguire Gesù e annunciare il Vangelo» chiarisce il Papa «si esce da se stessi e dalle proprie auto-referenzialità, ma poi occorre anche “stare”, rimanere nei luoghi e nelle situazioni in cui il Signore ci fa arrivare».
Non si tratta di «fare animazione missionaria come se fosse un mestiere, ma di vivere insieme agli altri, stare ai loro ritmi, chiedere di accompagnarli imparando a camminare con il loro passo». Solo dentro il tessuto della vita quotidiana, e non nella costruzione di eventi e mobilitazioni artificiali – rimarca il Papa – l’opera dei missionari «può diventare feconda. E solo in questo modo, nel cammino della vita di ogni giorno, si può realizzare un processo di reale inculturazione del Vangelo nelle diverse realtà». Visto che «l’inculturazione non si fa nei laboratori teologici, ma nella vita quotidiana».