Papa

Il compleanno. Gli 88 anni di Francesco e le 8 cose per cui dirgli grazie

Mimmo Muolo martedì 17 dicembre 2024
La torta ricevuta da Papa Francesco sul volo di rientro dalla Corsica di domenica scorsa

La torta ricevuta da Papa Francesco sul volo di rientro dalla Corsica di domenica scorsa

Il Papa compie oggi 88 anni. È noto che non dà soverchia importanza al suo compleanno, ma certo non potrà evitare la valanga di auguri che gli giungeranno da tutta la Chiesa e da tutto il mondo, come segno di affetto e di gratitudine. E davvero c’è da essergli profondamente grati per questi quasi 12 anni di pontificato, in cui ha guidato con mano ferma, ma al contempo amorevole, la Barca di Pietro, anche quando intorno le acque erano agitate da venti di burrasca.

Grazie per aver rimesso sotto i nostri occhi l’immagine di un Dio di misericordia, che perdona tutto e perdona sempre.

Grazie
per aver spalancato le porte della Chiesa a todos todos todos.

Grazie
per aver amplificato la voce dei poveri e dei diseredati di tutto il mondo, chiedendo giustizia, pane e lavoro anche per loro.

Grazie per essersi sempre opposto alla logica della guerra come strumento di risoluzione delle controversie internazionali, e al commercio delle armi che la alimenta, arricchendo pochi e causando la morte e la miseria di interi popoli.

Grazie per essersi fatto prossimo e compagno di strada di ogni uomo e di ogni donna del nostro tempo, non solo con i viaggi internazionali (è reduce dal 47° itinerario apostolico, il più breve ma non per questo meno intenso), ma anche con le udienze, gli incontri e i gesti, da cui emerge anche a 88 anni la sua straripante umanità e la fecondità paternità.

Grazie per aver sempre difeso la vita, denunciando la cultura dello scarto, sia in mezzo al mare, sia nel grembo materno, sia nella sua fase terminale.

Grazie per la difesa della casa comune dagli attacchi sconsiderati dell’egoismo umano.

Grazie, infine, per aver condotto la Chiesa fino alle soglie del nuovo Giubileo, intitolato alla Speranza, quella virtù di cui oggi il mondo è carente e che è invece l’insostituibile “piccola sorella” capace di trascinare verso il futuro anche le sorelle più grandi: fede e carità.

Fra sette giorni l’88enne papa Francesco aprirà la Porta Santa della Basilica di San Pietro, dando inizio al periodo giubilare. Sarà l’ennesima apertura di un pontificato in uscita, che davvero si è connotato per l’abbattimento delle barriere architettoniche dell’anima e dello spirito. Ad multos annos, Santità. Con l’augurio di tutta la grande famiglia di Avvenire (direzione, redazione e lettori), che lei possa aprirne ancora tante di porte. Nel cuore di tutti e di ognuno, per farvi entrare il Cuore di Gesù, che come ha scritto nella recente enciclica, dilexit nos, ci ha amato e continua ad amarci senza fine.

Gli auguri della presidenza della Cei

Di seguito il Messaggio di auguri che la Presidenza della Cei ha inviato al Santo Padre in occasione del suo 88° compleanno.

Beatissimo Padre, nel giorno del Suo 88° compleanno, vogliamo rivolgerLe un pensiero affettuoso e farLe giungere l’abbraccio di tutte le nostre comunità. Auguri di cuore! Più volte nel Suo Pontificato ci ha richiamato all’importanza del cuore, quest’anno ci ha consegnato la Lettera Enciclica “Dilexit nos”, una vera e propria bussola per il nostro mondo che sembra aver smarrito la rotta, sempre più in balia della tempesta della violenza, delle guerre, del cinismo e dell’indifferenza. In questo tempo cupo, dove si addensano le nubi dell’odio e della vendetta, l’ago della bussola punta a Cristo, che ci rende “capaci di relazionarci in modo sano e felice e di costruire in questo mondo il Regno d’amore e di giustizia” (Dilexit nos, 28).

Vogliamo allora impegnarci per tornare all’essenza, per riscoprire la forza propulsiva di bene che sgorga dai nostri cuori, “aprendo gli occhi sul mondo intero e su tutte quelle cose che gli uomini possono compiere insieme per condurre l’umanità verso un migliore destino” (Gaudium et spes, 82).

Vogliamo imparare da Cristo, Dio che ha scelto la tenerezza e la fragilità di un bimbo per “reinventare l’amore” laddove la capacità di amare è sopraffatta dall’individualismo, dalla cattiveria e dal disprezzo. Vogliamo ascoltare il battito della nostra gente, che a volte fa fatica a trovare ragioni per andare avanti e continuare a sperare. Vogliamo ricordare, cioè “portare nel cuore”, tutti coloro che sono ai margini, che non hanno voce, che sperimentano la solitudine, lo sconforto, la sofferenza. Vogliamo aprire la porta santa del nostro cuore per vivere al meglio il Giubileo, questo anno di grazia che ci viene donato, e per rendere la nostra Chiesa più missionaria e più accogliente, così come ci chiede il Cammino sinodale nazionale. Con questi sentimenti, Le assicuriamo la vicinanza e la preghiera delle Chiese in Italia.

Auguri, Santità!

LA PRESIDENZA DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Roma, 17 dicembre 2024