Santa Sede. Bilancio Apsa, oltre 32 milioni alla Curia Romana
L’Apsa, Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, ha contribuito lo scorso anno con 32,27 milioni di euro alla copertura del fabbisogno della Curia Romana, chiudendo quindi il proprio bilancio in pareggio. È uno dei dati che si ricavano alla lettura del bilancio 2022 del dicastero vaticano, reso noto oggi, giovedì 10 agosto. La cifra indicata costituisce, dunque, l’utile di esercizio realizzato dall’Apsa, che sulla base di disposizioni condivise con la Segreteria per l’Economia è stato totalmente impiegato per questa finalità.
Il bilancio, con molta trasparenza, segnala che il 2022 è stato è un anno con luci e ombre, queste ultime determinate soprattutto dalla difficile condizione dei mercati, dovuta alla guerra in Ucraina. Per questo il contributo all’attività della Curia Romana è stato inferiore ai 38,1 milioni del 2021. Ma sul fronte delle notizie positive, lo scorso anno è stato caratterizzato dalla maggiore redditività delle attività immobiliari, che hanno fatto registrare un incremento di 32 milioni di euro rispetto all’anno precedente. A fare da contraltare, però, il risultato di gestione delle attività mobiliari dove c’è stato un risultato negativo di 6,7 milioni rispetto a quello positivo realizzato nel 2021 di 19,85. Il che ha portato a una differenza di meno 26,55 milioni rispetto al 2021. Sono cresciuti anche i costi di gestione, da 10 a 13 milioni di euro.
Nel caso delle attività immobiliari si è fatta sentire positivamente la ripresa post Covid, mentre il risultato negativo dell’area mobiliare è stato determinato da vari fattori, tra loro combinati. Come si legge nella sintesi del bilancio, tra le cause vi sono “l’accentuato deterioramento del contesto macroeconomico e geopolitico che si è manifestato con la crisi energetica, il conflitto in Ucraina e le strozzature della catena di approvvigionamento, il generalizzato calo del mercato azionario e del mercato delle obbligazioni, il calo del margine di interesse per effetto della riduzione delle masse investite; e la scelta di un incremento della liquidità per adeguarsi alla nuova governance e alle nuove linee guida degli investimenti in attesa di indicazioni risolutive da parte del Comitato Investimenti della Santa Sede”. Viene anche sottolineato che attraverso un attento monitoraggio della situazione, gli operatori dell’Apsa sono riusciti a contenere le perdite in questo comparto.
La pubblicazione del bilancio per il terzo anno consecutivo, afferma il presidente dell’Apsa, il vescovo Nunzio Galantino nella lettera che accompagna il bilancio, si iscrive nell’ambito della “natura e dei compiti assegnati da papa Francesco all’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica”. Anche l’Apsa “è chiamata a contribuire alla missione evangelizzatrice della Chiesa” E quindi, prosegue Galantino, “siamo ormai tutti convinti che la reputazione della Chiesa nella gestione di quanto le viene affidato dalla generosità dei fedeli è prerequisito per la credibilità del suo annunzio”. “La trasparenza di numeri, risultati conseguiti e procedure definite – afferma perciò il vescovo presidente del dicastero vaticano - è uno degli strumenti che abbiamo a disposizione per allontanare (almeno in chi è libero da preconcetti) infondati sospetti riguardanti l’entità del patrimonio della Chiesa, la sua amministrazione o l’adempimento dei doveri di giustizia, come pagamento di imposte dovute e di altri tributi”.
Nella relazione allegata al bilancio si fa ampio riferimento anche al piano triennale che l’Apsa ha adottato per migliorare ulteriormente le metodologie di lavoro e migliorare i risultati. A compimento delle iniziative messe in cantiere si stima che potranno essere conseguiti benefici complessivi pari a circa 55,4 milioni di euro. In particolare, si sta lavorando alacremente al progetto “Sfitti a rendere”, per la progressiva diminuzione del numero degli immobili sfitti. Il progetto, articolato in due maxilotti, il primo dei quali completato, ha portato finora alla ristrutturazione di 79 unità immobiliari in cattivo stato manutentivo, per i quali è già iniziata la fase di commercializzazione. Nel secondo maxilotto, avviato da poco, si procederà con altre 61 unità. Si cercherà anche di alienare alcuni immobili a bassa redditività.
Complessivamente l’Apsa gestisce in Italia 4.072 unità immobiliari per un totale di quasi un milione e mezzo di metri quadrati. Fra queste 2.734 sono sue, e 1.338 di altri enti. Tra le unità dell’Apsa 1.389 sono ad uso residenziale, 375 ad uso commerciale 717 sono pertinenze e 253 sono quelle a redditività ridotta. Quanto al tipo di reddito che se ne ricava, 1887 unità sono sul libero mercato, 1.208 a canone agevolato e 977 a canone nullo.
Per questo patrimonio l’Apsa versa in forma diretta ed indiretta imposte derivanti dalla gestione e possesso degli immobili sul territorio italiano. Per l’anno d'imposta 2022 ha versato all’erario italiano 6,05 milioni di euro per l’IMU e 2,91 milioni di per l’IRES.