L'Angelus. Francesco prega per il futuro della Siria
È esigente il Vangelo della XIII Domenica del tempo ordinario e nello stesso tempo ci ricorda un tratto distintivo della vita cristiana che è il dono di sé con apertura, accoglienza e gratitudine. Sono questi due aspetti al centro della riflessione che Papa Francesco fa precedere alla recita dell'Angelus alla vigilia della Solennità dei Santi Pietro e Paolo.
La prima richiesta esigente è "di porre l’amore verso di Lui al di sopra degli affetti familiari”. Sta scritto nel Vangelo «Chi ama padre o madre, […] figlio o figlia più di me non è degno di me»: ciò non significa, spiega Francesco,"sottovalutare" i legami familiari, ma viverli in modo “purificato” evitando che, messi al primo posto, possano “deviare dal vero bene”. Anche la corruzione nei diversi governi - afferma - deriva spesso da un amore e da un attaccamento alla parentela e alla carica:
Lo vediamo: alcune corruzioni nei governi, vengono proprio perché l’amore alla parentela è più grande dell’amore alla patria e mettono in carica i parenti. Lo stesso, con Gesù: quando l’amore è più grande di Lui non va bene. Tutti potremmo portare tanti esempi al riguardo. Senza parlare di quelle situazioni in cui gli affetti familiari si mischiano con scelte contrapposte al Vangelo. Quando invece l’amore verso i genitori e i figli è animato e purificato dall’amore del Signore, allora diventa pienamente fecondo e produce frutti di bene nella famiglia stessa e molto al di là di essa.
Il vero amore a Gesù, ribadisce il Papa citando i rimproveri che Gesù fa ai Dottori della Legge, richiede dunque un vero amore ai genitori, ai figli, ma se "da primo cerchiamo l’interesse famigliare, questo porta sempre su una strada sbagliata".
Altra adesione piena che Gesù chiede ai suoi discepoli nel Vangelo di oggi, è alla Croce, a seguirlo cioè sulla via che Egli stesso ha percorso “senza cercare scorciatoie”. «Chi non prende la propria croce e non mi segue, non è degno di me», significa, spiega il Papa, che “non c’è vero amore senza croce,cioè senza un prezzo da pagare di persona”. E lo dicono, aggiunge a braccio, tante mamme e papà che per i figli si sacrificano tanto proprio per amore :
E portata con Gesù, la croce non fa paura, perché Lui è sempre al nostro fianco per sorreggerci nell’ora della prova più dura, per darci forza e coraggio. Neanche serve agitarsi per preservare la propria vita, con un atteggiamento timoroso ed egoistico.
Il “paradosso del Vangelo” sta proprio qui, nel perdere la propria vita per ritrovarla in pienezza e ne abbiamo, dice Francesco, tanti esempi, in coloro che in questi giorni si stanno sacrificando per soccorrere quanti sono coinvolti nella pandemia:
Quanta gente, quanta gente, sta portando croci per aiutare gli altri, si sacrifica per aiutare gli altri che hanno bisogno in questa pandemia … Ma, sempre con Gesù, si può fare. La pienezza della vita e della gioia si trova donando sé stessi per il Vangelo e per i fratelli, con apertura, accoglienza e benevolenza.
E la “gratitudine generosa di Dio - aggiunge Francesco - tiene conto anche del più piccolo gesto di amore e di servizio reso ai fratelli” e ci insegna a fare altrettanto, per educazione, ma soprattutto perché siamo cristiani:
È una riconoscenza contagiosa, che aiuta ciascuno di noi ad avere gratitudine verso quanti si prendono cura delle nostre necessità. Quando qualcuno ci offre un servizio, non dobbiamo pensare che tutto ci sia dovuto. No. Tanti servizi si fanno per gratuità. Pensate al volontariato, che è una delle cose più grandi che ha la società italiana. I volontari … E quanti di loro hanno lasciato la vita in questa pandemia. Si fa per amore, semplicemente per servizio. La gratitudine, la riconoscenza, è prima di tutto segno di buona educazione, ma è anche un distintivo del cristiano. È un segno semplice ma genuino del regno di Dio, che è regno di amore gratuito e riconoscente
E parlando a braccio il Papa racconta l'esperienza di un sacerdote cui un bambino ha consegnato tutti i suoi risparmi per i poveri: "piccola cosa, ma grande cosa".
La preghiera finale del Papa va quindi a Maria Santissima, che ha amato e seguito Gesù fino alla croce, perché sia Lei a darci la disponibilità del cuore davanti a Dio, “lasciando - dice Francesco - che la sua Parola giudichi i nostri comportamenti e le nostre scelte”.
Dopo l'Angelus
Al termine della recita dell’Angelus il Papa prega nuovamente per il popolo siriano. L'occasione è il prossimo importante appuntamento internazionale martedì 30 giugno, quando si terrà la quarta Conferenza dell’Unione Europea e delle Nazioni Unite per “sostenere il futuro della Siria e della regione”:
Preghiamo per questo importante incontro, perché possa migliorare la drammatica situazione del popolo siriano e dei popoli vicini, in particolare del Libano, nel contesto di gravi crisi socio-politiche ed economiche che la pandemia ha reso ancora più difficili. Pensate che ci sono bambini con la fame, che non hanno da mangiare. Per favore, che i dirigenti siano capaci di fare la pace.