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L'Angelus. Il Papa a Kiev: «Le Chiese non si toccano. Ognuno preghi nella sua»

Mimmo Muolo domenica 25 agosto 2024

Il Papa durante l'Angelus di domenica 25 agosto

Non solo l'invocazione della pace per le nazioni in Guerra. Nel dopo Angelus di ieri, domenica 25 agosto, il Papa ha chiesto che in Ucraina ognuno venga lasciato libero di pregare nella sua Chiesa. Il riferimento è al disegno di legge votato lo scorso 20 agosto a Kiev a stragrande maggioranza, e che concede alle parrocchie interessate nove mesi di tempo per interrompere i legami con la Chiesa ortodossa russa. Immediata anche la reazione del Patriarcato di Mosca, che ha commentato parlando di «evidente violazione dei diritti umani riconosciuti a livello internazionale nel campo della libertà religiosa».

«Continuo a seguire con dolore i combattimenti in Ucraina e nella Federazione russa - ha detto il Pontefice -, e pensando alle norme di legge adottate di recente in Ucraina, mi sorge un timore per la libertà di chi prega, perché chi prega veramente prega sempre per tutti. Non si commette il male perché si prega. Se qualcuno commette un male contro il suo popolo, sarà colpevole per questo, ma non può avere commesso il male perché ha pregato. E allora si lasci pregare chi vuole pregare in quella che considera la sua Chiesa. Per favore, non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana: le Chiese non si toccano».

Francesco, inoltre, sempre dopo l'Angelus, ha chiesto di pregare affinché «si ponga fine alle guerre, in Palestina, in Israele, in Myanmar e in ogni altra regione, perché i popoli chiedono pace».

Il pensiero del Papa è andato anche al Nicaragua, dove i cristiani sono perseguitati dal regime comunista: «All’amato popolo di Nicaragua vi incoraggio a rinnovare la vostra speranza in Gesù. Ricordate che lo Spirito Santo guida sempre la storia verso progetti più alti. La Vergine Immacolata vi protegga nei momenti della prova e vi faccia sentire la sua tenerezza materna. La Madonna accompagni l’amato popolo del Nicaragua». Queste le parole del Papa.

Come ricorda anche Vatican news, il governo di Ortega ha adottato numerose misure restrittive nei confronti della Chiesa cattolica. L’ultima in ordine di tempo, l’applicazione del regime fiscale dell’economia privata anche alle istituzioni religiose, il che significa l’imposizione di tasse sugli introiti che normalmente permettono a parrocchie, scuole e altre istituzioni di poter realizzare determinate iniziative a favore dei fedeli. Una decisione drastica che segue arresti ed espulsioni di vescovi, sacerdoti, preti e suore, nonché la cancellazione di 1.500 ong tra cui diverse cattoliche, e l’assorbimento da parte dello Stato dei loro beni.

Un appello è stato rivolto da papa Bergoglio anche per le persone contagiate dal vaiolo delle scimmie, nuova emergenza sanitaria, soprattutto in Africa. «Prego per loro, specialmente la popolazione della Repubblica Democratica del Congo così provata. Esprimo la mia vicinanza alle Chiese locali dei Paesi più colpiti da questa malattia e incoraggio i governi e le industrie private a condividere la tecnologia e i trattamenti disponibili, affinché a nessuno manchi l’adeguata assistenza medica».

Prima della preghiera mariana di mezzogiorno, Francesco aveva commentato il Vangelo del giorno, ricordando che non è facile seguire Gesù, perché le sue scelte «spesso vanno oltre la mentalità comune, oltre i canoni stessi della religione istituzionale e delle tradizioni, al punto da creare situazioni provocatorie e imbarazzanti». Tuttavia, ha concluso il Papa, «più gli stiamo vicini – più aderiamo al suo Vangelo, riceviamo la sua grazia nei Sacramenti, stiamo in sua compagnia nella preghiera, lo imitiamo nell’umiltà e nella carità –, più sperimentiamo la bellezza di averlo come Amico, e ci rendiamo conto che solo Lui ha “parole di vita eterna”».