Angelus. Il Papa: Dio abita tra di noi, raccontiamogli i problemi del nostro tempo
Facciamo venire Gesù e il Vangelo in mezzo a noi, il Natale ci aiuti ad invitare ufficialmente il Signore nelle nostre vite, nelle nostre fragilità e nelle "nostre zone oscure". Papa Francesco, nell'Angelus della prima domenica del 2022, partendo dalla frase dell’odierno Vangelo di Giovanni - “Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” - invita i fedeli riuniti in Piazza San Pietro a seguire la Parola di Dio e a riflettere su due binomi che potrebbero sembrare opposti, verbo-carne e luce e tenebre.
Gesù è la luce di Dio entrata nelle tenebre del mondo. Luce e tenebre. Dio è luce: in Lui non c'è opacità; in noi invece, ci sono molte oscurità. Ora, con Gesù si incontrano Luce e tenebre: santità e colpa, grazia e peccato. Gesù, l'incarnazione di Gesù è è proprio il posto dell'incontro, dell'incontro tra Dio e gli uomini, l'incontro tra la grazia e il peccato.
È così che il Vangelo indica “il modo di agire di Dio”, spiega ancora Francesco: Di fronte alla nostra fragilità, il Signore non si tira indietro. Non rimane nella sua eternità beata e nella sua luce infinita, ma si fa vicino, si fa carne, si cala nelle tenebre, abita terre a Lui estranee. E perché fa questo, Dio? Perché scende da noi? Lo fa perché non si rassegna al fatto che noi possiamo smarrirci andando lontani da Lui, lontani dall’eternità, lontani dalla luce. Ecco l’opera di Dio: venire in mezzo a noi.
Non sarà il sentirsi indegni che fermerà Dio, spiega il Papa, né sarà un rifiuto, né il fatto di non essere pronti e ben disposti ad accoglierlo: E se noi gli chiudiamo la porta in faccia, Lui aspetta. È proprio il Buon Pastore. E l’immagine più bella del Buon Pastore? Il Verbo che si fa carne per condividere la nostra vita. Gesù è il Buon Pastore che viene a cercarci lì dove noi siamo: nei nostri problemi, nella nostra miseria … Lì viene Lui.
Il Natale, dice il Papa, invita a vedere le cose dal punto di vista del Signore, che desidera incarnarsi: Se il tuo cuore ti sembra troppo inquinato dal male, ti sembra disordinato, per favore non chiuderti, non avere paura: Lui viene.. Pensa alla stalla di Betlemme. Gesù è nato lì, in quella povertà, per dirti che non teme certo di visitare il tuo cuore, di abitare una vita trasandata. È questa la parola: abitare. Abitare è il verbo che usa oggi il Vangelo per significare questa realtà: esprime una condivisione totale, una grande intimità. E questo Dio vuole: vuole abitare con noi, vuole abitare in noi, non rimanere lontano.
L’invito ai fedeli è a fare spazio all’ingresso del Signore nelle loro vite, a parole e concretamente, anche in quegli “aspetti della vita che teniamo per noi, esclusivi, dei luoghi interiori nei quali abbiamo paura che il Vangelo entri, dove non vogliamo mettere Dio in mezzo”: Oggi vi invito alla concretezza. Quali sono le cose interiori che io credo che a Dio non piacciano? Qual è lo spazio che ritengo soltanto per me e non voglio che Dio venga? Ognuno di noi sia concreto e rispondiamo a questo. “Sì, sì, io vorrei che Gesù venisse ma questo, che non lo tocchi; e questo, no, e questo …”. Ognuno ha il proprio peccato – chiamiamolo per nome. E Lui non si spaventa dei nostri peccati: è venuto per guarirci. Almeno facciamo[glie]lo vedere, che Lui veda il peccato. Siamo coraggiosi, diciamo: “Ma, Signore, io sono in questa situazione ma non voglio cambiare. Ma tu, per favore, non allontanarti troppo”. Bella preghiera, questa. Siamo sinceri oggi.
In questi giorni, è dunque l’indicazione, si accolga il Signore sostando davanti al presepe, rappresentazione di tutti i problemi della vita ordinaria: dai pastori che lavorano duramente, ad Erode che minaccia gli innocenti, alla grande povertà. È in mezzo a tutto questo che Dio “che vuole abitare con noi. E attende che gli presentiamo le nostre situazioni, quello che viviamo”: Allora, davanti al presepe, parliamo a Gesù delle nostre vicende concrete. Invitiamolo ufficialmente nella nostra vita, soprattutto nelle zone oscure: “Guarda, Signore, che lì non c’è luce, lì l’elettricità non arriva, ma per favore non toccare, perché non me la sento di lasciare questa situazione”. Parlare con chiarezza, concretezza. Le zone oscure, le nostre "stalle interiori": ognuno di noi ne ha. E raccontiamogli senza paura anche i problemi sociali, i problemi ecclesiali del nostro tempo, anche i problemi personali, anche i più brutti: Dio ama abitare nella nostra stalla.
La preghiera del Papa è quindi alla Madonna, perché sia lei ad aiutare “coltivare un’intimità maggiore con il Signore”.
DOPO L'ANGELUS
Al termine dell’Angelus, il Papa ha salutato “di cuore” i fedeli riuniti nella Piazza provenienti da Roma e altre parti d’Italia, in particolare associazioni e famiglie: “Vedo bandiere polacche, brasiliane, uruguaiane, argentine, paraguayane, colombiane, venezuelane… Benvenuti a tutti!”.
In questa prima domenica dell’anno, Francesco ha rinnovato “gli auguri di pace e di bene nel Signore”: “Nei momenti lieti e in quelli tristi affidiamoci a Lui che è la nostra forza e la nostra speranza”. Da qui, un ultimo incoraggiamento: Invitiamo il Signore a venire dentro di noi, venire alla nostra realtà, sia brutta come sia, come una stalla… "Ma, bene, Signore, io non vorrei che tu entrassi, ma guardala, stai vicino”.