L'Angelus. Il Papa: «Nessuno arriva alla vita eterna senza portare la propria croce»
Nel cammino che stiamo compiendo verso la solennità pasquale, vertice dell’anno liturgico e significato ultimo di ogni scelta per i cristiani, il Papa - nella sua riflessione prima della preghiera mariana dell'Angelus - si sofferma sul significato della tappa che oggi il Vangelo di Luca segna: Gesù che, presi con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello, "li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro". Grande è il loro stupore, fa notare il Papa, davanti ad un volto che non ha più sembianze umane. Soprattutto Pietro, vorrebbe che questo momento di Grazia non finisse più, ma, aggiunge Francesco, né lui né gli altri discepoli sono pronti ancora ad accettare la prossima Pasqua di sofferenza, morte e risurrezione. Da qui la prima sottolineatura del Papa: «Gesù sa che loro non accettano questa realtà – realtà della croce, la realtà della morte di Gesù -, e allora vuole prepararli a sopportare lo scandalo della passione e della morte di croce, perché sappiano che questa è la via attraverso la quale il Padre celeste farà giungere alla gloria il suo Figlio eletto, risuscitandolo dai morti. E questa sarà anche la via dei discepoli: nessuno arriva alla vita eterna se non seguendo Gesù, portando la propria croce nella vita terrena. Ognuno di noi, ha la propria croce. Il Signore ci fa vedere la fine di questo percorso che è la Risurrezione, la bellezza, portando la propria croce».
E' innanzitutto questo - secondo Francesco- che la Trasfigurazione ci mostra: la"prospettiva della sofferenza cristiana". Essa non è un "sadomasochismo", è un "passaggio necessario ma transitorio", afferma il Papa, perché più grande è la meta a cui siamo chiamati, "luminoso" è il nostro "punto di arrivo", come luminoso è il "volto di Cristo trasfigurato" che ha in sé "salvezza", "beatitudine", "luce", "amore senza limiti": «Mostrando così la sua gloria, Gesù ci assicura che la croce, le prove, le difficoltà nelle quali ci dibattiamo hanno la loro soluzione e il loro superamento nella Pasqua. Perciò, in questa Quaresima, saliamo anche noi sul monte con Gesù! Ma in che modo? Con la preghiera. Saliamo al monte con la preghiera; la preghiera silenziosa, la preghiera del cuore, la preghiera … Sempre cercando il Signore. Rimaniamo qualche momento in raccoglimento, ogni giorno un pochettino, fissiamo lo sguardo interiore sul suo volto e lasciamo che la sua luce ci pervada e si irradi nella nostra vita».
La Trasfigurazione dell'umano in divino avviene infatti nel momento di unione intima tra Gesù e il Padre. Francesco fa notare come nel Vangelo, l'apostolo Luca insinta sul fatto che Gesù fosse in preghiera: "aderiva con tutto Sé stesso alla volontà di salvezza del Padre compresa la croce" quando la "gloria di Dio lo invase". Eccolo l'altro aspetto della Trasfigurazione: il potere trasformante della preghiera sull'uomo e, attraverso l'uomo, sul mondo. Quante volte, afferma il Papa parlando a braccio, "abbiamo trovato persone con lo sguardo luminoso. La Preghiera fa questo: ci fa luminosi". Da qui il nuovo invito del Pontefice per il periodo di preparazione alla Pasqua: «Proseguiamo con gioia il nostro itinerario quaresimale. Diamo spazio alla preghiera e alla Parola di Dio, che abbondantemente la liturgia ci propone in questi giorni. La Vergine Maria ci insegni a rimanere con Gesù anche quando non lo capiamo e non lo comprendiamo. Perché solo rimanendo con Lui vedremo la sua gloria».
Al termine dell'Angelus, il Papa ha nuovamente rivolto il suo pensiero alle vittime dell'orribile attentato di venerdì scorso, contro due moschee a Christchurch in Nuova Zelanda, esprimendo vicinanza ai "fratelli musulmani" e invitando tutti i fedeli in Piazza a pregare per contrastare odio e violenza. Poi il saluto in particolare ai pellegrini provenienti dalla Polonia, dal Brasile e a quelli particolarmente numerosi dall'Angola.