Angelus. Il Papa: Gesù ci chiede una fede che cambia la vita, non “di facciata"
No a una religiosità "di facciata, superficiale, rituale, nel brutto senso della parola". "La fede in Dio chiede di rinnovare ogni giorno la scelta del bene rispetto al male, la scelta della verità rispetto alla menzogna, la scelta dell'amore del prossimo rispetto all'egoismo".
All’Angelus, Francesco rilegge la parabola “dei due fratelli”, nel Vangelo di questa domenica, e ricorda che la vita cristiana “non è fatta di sogni e belle aspirazioni, ma di impegni concreti” per seguire la volontà di Dio e amare davvero chi ci sta accanto, non solo a parole.
LE PAROLE DEL PAPA ALL'ANGELUS
Il Papa nell'introdurre l'Angelus parla di conversione che cambia il cuore, "un processo che ci purifica dalle incrostazioni morali", un processo "doloroso" perché "non c'è la strada della santità senza qualche rinuncia e senza il combattimento spirituale".
"L'obbedienza - aveva sottolineato ancora Francesco prima della recita della preghiera mariana - non consiste nel dire sì o no, ma sempre nell'agire, nel coltivare la vigna, nel realizzare il Regno di Dio, nel fare del bene".
Oggi la Chiesa ha celebrato nel mondo la Giornata Mondiale del Migrante e Rifugiato. Una ricorrenza ricordata anche dal Papa all'Angelus che ha salutato i rappresentanti degli immigrati e le associazioni che quotidianamente assistono chi arriva in Italia.
"Preghiamo per i milioni di sfollati interni che, proprio come Gesù e i suoi genitori nella fuga in Egitto, vivono ogni giorno situazioni di paura, incertezza e disagi", ha detto il Papa invitando a riconoscere "nel volto degli sfollati il volto di Cristo affamato, assetato, nudo, malato, forestiero e carcerato che ci interpella".
Una ricorrenza cara per il Papa che ha voluto da qualche tempo anche l'installazione nella piazza di un monumento dedicato proprio a chi è costretto a lasciare la propria terra. Quest'anno l'attenzione del suo Messaggio era rivolta in particolare agli sfollati interni, quelle persone costrette a spostarsi nel loro stesso Paese a causa di guerre o altri motivi. Una categoria "invisibile", come sottolinea Migrantes, la fondazione della Cei che ai occupa di accoglienza e integrazione. "È una categoria di persone che, a dispetto del loro numero, si stimano essere oggi circa 50 milioni, sono spesso invisibili. Persone che pur condividendo con i richiedenti asilo e i rifugiati il dramma di essere stati costretti a fuggire, i pericoli e la precarietà, non godono neanche di uno status giuridico riconosciuto: la loro protezione è affidata a quello stesso stato di appartenenza che a volte è la causa stessa dei loro mali", sottolinea don Gianni De Robertis, direttore generale di Migrantes, auspicando che gli Stati mostrino solidarietà nei confronti dei loro stessi cittadini.
Francesco prega per il Caucaso: si scelga la strada del dialogo
Al termine dell’Angelus, il pensiero e la preghiera di Francesco per la pace tra Armenia e Azerbaijan, dopo i violenti scontri di domenica.
"Prego per la pace nel Caucaso e chiedo alle parti in conflitto di compiere gesti concreti di buona volontà e di fratellanza che possano portare a risolvere i problemi non con l’uso della forza e delle armi, ma per mezzo del dialogo e del negoziato. Preghiamo insieme, in silenzio, per la pace nel Caucaso".