Timor Est. In 600mila alla messa del Papa. "Attenti a chi vuole cambiarvi la cultura"
I 600mila fedeli presenti alla Messa del Papa nella spianata di Taci Tolu, a Dili
Sembra di galleggiare in un mare bianco e giallo di cui non si vede la fine. Bianco e giallo come gli ombrelli dei fedeli nella spianata di Taci Tolu, a una ventina di minuti d'auto da Dili. Il vero mare, anzi l'oceano, è alla sinistra del palco papale, alla destra ci sono i tre laghi salati che rendono unica questa zona. E in mezzo ci sono loro, arrivati da tutta Timor Est e anche dalla parte Ovest, che appartiene all'Indonesia. Quanti sono? Le autorità locali dicono 600mila, poco meno di metà dell'intera popolazione. Ma più del numero conta la presenza. Ordinata, paziente e festosa nonostante il sole che picchia come Tyson. Ore e ore esposti al caldo e alla polvere, ad aspettare papa Francesco che alle 16,30, ora locale (le 9,30 in Italia), arriva per celebrare la Messa. Un "momento storico", come dice il cardinale Carmo da Silva, arcivescovo di Dili, che il Paese con più cattolici di tutta l'Asia in percentuale rispetto alla popolazione complessiva, aspettava dal 1989. Cioè da quando in questa spianata fu Giovanni Paolo II a presiedere l'Eucaristia. Ma allora non c'era l'indipendenza. E molto sangue doveva essere ancora versato, come testimoniano anche i cadaveri di molti giovani ritrovati proprio in questa zona in alcune fosse comuni scavate allora dall'esercito di occupazione per nascondere i morti per la libertà. Oggi invece l'indipendenza c'è e questa Messa assume anche i contorni di una specie di suggello per la libertà, l'autonomia, la fragile ma tenace democrazia di Timor Est. Ma il Papa avverte: "Attenti ai 'coccodrilli' che vogliono mordervi cambiandovi la cultura. Il popolo e i bambini sono la cosa più preziosa che avete".
Il Pontefice disegna dunque per Timor Est un nuovo orizzonte sul quale si staglia la presenza di bambino Dio. Citando, infatti, il profeta Isaia, (un bambino è nato per noi), il Papa all'omelia invita a guardare quel segno. La nascita di un bambino "che è sempre un momento luminoso". "A Timor-Leste è bello - dice -, perché ci sono tanti bambini: siete un Paese giovane in cui in ogni angolo si sente pulsare, esplodere la vita". E questo è un dono grande: "La presenza di tanta gioventù e di tanti bambini, infatti, rinnova costantemente la freschezza, l’energia, la gioia e l’entusiasmo del vostro popolo. Ma ancora di più è un segno, perché fare spazio ai piccoli, accoglierli, prendersi cura di loro, e farci anche noi, tutti, piccoli davanti a Dio e gli uni di fronte agli altri".
Il Papa attorniato dall'affetto dei fedeli, poco prima di celebrare la messa - Reuters
In questo bisogna prendere esempio da Maria, capace di farsi piccola, servendo, pregando, scomparendo per fare posto a Gesù". "Non abbiamo paura di farci piccoli davanti a Dio - così le parole di Francesco -, e gli uni di fronte agli altri, di perdere la nostra vita, di donare il nostro tempo, di rivedere i nostri programmi, rinunciando a qualcosa perché un fratello o una sorella possano stare meglio ed essere felici. Non abbiamo paura di ridimensionare quando necessario anche i nostri progetti, non per sminuirli, ma per renderli ancora più belli attraverso il dono di noi stessi e l’accoglienza degli altri". L'amore di Dio, sottolinea ancora Francesco usando le parole del Salmo proclamato poco prima, "solleva dalla polvere il debole, dall'immondizia rialza il povero, per farlo sedere tra i principi del suo popolo". Il Pontefice, infatti, sempre commentando la Parola di Dio mette in guardia dalla "presunzione che porta ad essere egoisti e ingiusti". Quando ciò avviene, "i poveri sono abbandonati e soffrono la fame, l'infedeltà dilaga e la pratica religiosa si riduce sempre più a pura formalità". Non sia dunque questo il caso di Timor Est, è il messaggio sottinteso. Piuttosto di fronte a Gesù che viene nel mondo nelle sembianze di un bambino l'invito del Papa è ad aprirsi all'amore del Padre, "e a lasciarsene plasmare perché possa guarire le nostre ferite, ricomporre i nostri dissensi, rimettere ordine nella nostra esistenza, fino a diventare il fondamento della nostra vita personale e comunitaria, a tutti i livelli".
Il Pontefice mette davanti agli occhi di tutti due monili tradizionali di Timor Est, Il Kaibanuk e il Belak, "Il primo simboleggia le corna del bufalo e la luce del sole, e si mette in alto, a ornamento della fronte, come pure sulla sommità delle abitazioni, attraverso la forma dei tetti". Il secondo, invece, "si mette sul petto, è complementare al primo. Ricorda il chiarore delicato della luna, che riflette umilmente, nella notte, la luce del sole". Essi sono le due facce dell'amore di Dio. "Forza e tenerezza di Padre e di Madre". Un amore, conclude il Papa, di cui i fedeli devono farsi riflesso specie nei confronti dei più bisognoso.
Al termine della celebrazione, il cardinale Virgílio Carmo da Silva, arcivescovo di Dili sottolinea che "oggi, questo luogo di Tasi Tolu è di nuovo l’epicentro di un evento storico per il popolo timorese. Dopo la visita del Papa San Giovanni Paolo II nel 1989, con la quale si è segnato il passo decisivo per il nostro processo di autodeterminazione, oggi la presenza del Sua Santità Papa Francesco contrassegna un passo fondamentale nel processo di costruzione del Paese, della sua identità e cultura. La sua presenza paterna in questa benedetta terra è segno della vicinanza di Dio ai semplici, ai poveri, agli umili e agli emarginati".
E il Papa risponde con alcune parole a braccio in cui ricorda che "la risorsa più preziosa di Timor Est, non è il sandalo o il legno del teak, ma il popolo". E al popolo dice: "Un popolo che insegna ai suoi bambini a sorridere è un popolo che ha futuro. Prendetevi cura dei bambini e anche degli anziani". Infine, notando che su alcune spiagge ci sono coccodrilli di acqua salata che hanno un morso molto forte, raccomanda di tenersi lontani dal cambiamento culturale. "State attenti ai coccodrilli che vi vogliono cambiare la storia e la cultura. Non vi avvicinate a essi perché mordono e mordono molto. Grazie molte per la vostra carità e per la vostra fede. Andate avanti con speranza".