La polemica. Zaia, la Chiesa e gli immigrati
Gentile direttore,
l’ennesima battuta del governatore del Veneto Zaia rivolta ai vescovi, «Comincino loro a ospitare gli immigrati nei seminari», potrà eccitare i cuori anticlericali, ma è priva di senso storico e politico. Non è un problema dei vescovi quello dei migranti perché, per lo meno formalmente, la Chiesa ha rinunciato al potere temporale. Se lo Stato italiano ritenesse di dover aver bisogno di strutture ecclesiastiche per ospitare i migranti che arrivano sul nostro territorio nazionale, può farne domanda al Vaticano che sostiene una politica di accoglienza. Se in Veneto Zaia non ha strutture adeguate, il problema della migrazione riguarda lui in quanto governatore di Regione di uno Stato sovrano e non il vescovo di Verona o Treviso. Al limite, possiamo invitare la Chiesa a farsi gli affari suoi, ma non scaricarle compiti che sono di nostra precisa competenza. Se poi si decidesse di cancellare il diritto alla Chiesa di esprimersi, non potremo certo pretendere che, pur imbavagliata, sia contraria alla cristiana accoglienza. L’Europa ha attraversato una crisi e un sovvertimento profondo e continuo delle sue popolazioni nei secoli e continuerà a subirlo. Si escluda di poterlo evitare, se se ne è capaci... Piuttosto bisognerebbe riuscire a gestirlo per non esserne travolti e per questo servono anche i vescovi. Cordialmente
Riccardo Bruno, portavoce nazionale del Pri