Yellen, Franchi e un antico teologo: i figli «di troppo» e ciò che più conta
Gentile direttore,
nel Decimo secolo (alla fine, dunque, del Primo millennio dopo Cristo), il benedettino e teologo Raterio da Verona affermava che «troppi figli sono all’origine della miseria e che il lavoro e l’astinenza garantiscono al povero la possibilità di sfamare la propria famiglia». Come vede, mutatis mutandis, niente di nuovo sotto il sole. Il bambino è tuttora, come allora, considerato prodotto da mercato.
Grazie per la sua acuta provocazione, gentile e caro dottor Bressani. Le visioni del vescovo Raterio (da lei citato) e quelle della ministra americana Yellen e della stilista Franchi (commentate con lucidità da Pietro Saccò) sembrano indirizzate nella stessa direzione, ma non mi paiono coincidenti. Un conto è la genitorialità responsabile, ovvero – per usare le parole dell’antico teologo – non mettere al mondo senza criterio (e magari senza amore) “troppi” figli. E un conto è l’idea di una società in cui ogni figlio è “di troppo” per le donne (e gli uomini che stanno loro accanto) che non se li devono permettere. Cioè per le persone più povere e per quelle che servono per la produzione di ricchezza e/o vogliono fare carriera nel sistema che abbiamo purtroppo strutturato. Non mi piace pensare il peggio e, magari, la stilista e la ministra, han detto e teorizzato con le migliori intenzioni convinte di essere a loro volta generative, anzi creative sul piano del lavoro e della politica. Ma penso che siano fuori strada. La guerra contro l’umanità si combatte in tanti modi e purtroppo anche così, condizionando (pur affermando libertà) la possibilità stessa di generare figli “in pace”: con consapevolezza, ma senza calcoli opprimenti, senza lacci economici, senza condizionamenti culturali. E alla guerra si resiste in una maniera umile e decisa: senza violenza anche solo verbale (quando si urla non ci si ascolta) restando umani, stando accanto alle persone, riconoscendo e custodendo ciò che davvero conta nella vita.