Forse è la volta buona per trovare una soluzione, anche se temporanea, all’emergenza rifiuti a Roma. Ma anche per riflettere e operare sul sistema dei rifiuti in Italia. Per uscire, finalmente, da una situazione che definire scadente è poco. Questa volta pare che il sito scelto per la discarica romana – provvisoria, è bene ricordarlo – sia quello giusto. Chiamati attorno a un tavolo dal ministro dell’Ambiente, Andrea Orlando, sembra proprio che Comune, Provincia e Regione si siano trovati d’accordo sull’ultima proposta del commissario straordinario, cioè il sito di Falcognana sulla via Ardeatina, dove già da anni esiste una discarica. Ora, però, si faccia in fretta e, soprattutto, bene. Ma non solo a Roma, la cui vicenda è metafora di una cattiva gestione dei rifiuti che ha attraversato e attraversa molte regioni italiane, dalla Campania alla Calabria e alla Sicilia… Con capitoli ben noti ai lettori di questo giornale, come quello della “Terra dei fuochi” (oggi, a pagina 2, don Maurizio Patriciello torna a dialogare sulla questione con il direttore) o i veleni del Nord scaricati tra Napoli e Caserta o l’export di residui tossici in Cina e Africa. Tante punte dell’iceberg che, come segnala l’ultimo rapporto dell’Ispra, ci pone agli ultimi posti in Europa nella gestione dei rifiuti.Si faccia in fretta, dunque, per Roma, perché incombe la chiusura il 30 settembre della discarica “mostro” di Malagrotta, unica soluzione per troppi anni per la gestione dei rifiuti nella Capitale. Ma in fretta anche perché – a conferma di una situazione largamente deficitaria – incombe l’ennesima procedura di infrazione europea. Ne abbiamo già subite per la pessima gestione in Campania, per l’eccesso di utilizzo di discariche nel Paese e, appunto, per i ritardi nel Lazio. Ma essere “condannati” per i rifiuti della Capitale sarebbe una figuraccia persino più grave. “Fessi e mazziati”, come si dice. Si faccia presto, allora, anche per evitare il concreto rischio di vedere cumuli di rifiuti per strada. «Ci state copiando in peggio», aveva commentato molto seriamente circa un anno fa l’assessore campano all’Ambiente, Giovanni Romano. E non aveva sbagliato di molto. In fretta, ma bene. Lo ripetiamo, a Roma come nel resto del Paese. Sarà l’unico modo per superare prevedibili proteste e interessi (a volte meno che giustificabili) che per troppi anni hanno impedito a Roma e a tanti altri territori d’imboccare la strada di una gestione virtuosa dei rifiuti. Certo la Capitale non brilla: raccolta differenziata a livelli vergognosi e di bassa qualità, impianti di smaltimento e recupero quasi inesistenti (con la necessità di ricorrere a quelli delle altre Province laziali) e, soprattutto, un sistema sostanzialmente monopolistico (tutto nella discarica di Malagrotta), l’esatto contrario di quanto servirebbe, di quanto richiede un pulito mercato (è possibile, anche per i rifiuti...). Ma è purtroppo uno scenario molto diffuso in Italia. Lo sappiamo bene che le proteste (quelle genuine...) degli abitanti della zona prescelta, qui e altrove, continueranno. E non è solo effetto “nimby” , non nel mio cortile. La sfiducia nelle istituzioni, nell’essere capaci di trovare e realizzare soluzioni eque ed efficaci, provoca, purtroppo, proprio questo tipo di reazioni. Serviranno, dunque, efficienza e trasparenza. E tempismo. Quello che in altre zone d’Italia, e non solo al Nord, si è pur messo in campo. È possibile trasformare i rifiuti da problema in opportunità. Con una buona gestione pubblica e un’intelligente apertura, vera, al mercato. Occasione – perché no? – anche per fare soldi in modo limpido e sensato. Non è una contraddizione. A Roma si gioca un’importante partita coi cittadini, forse finalmente un esempio per tutti. Ma le amministrazioni locali e nazionali, per una volta d’accordo (e speriamo non cambino idea tra pochi giorni, come già successo…), non possono sbagliare. Devono dare il meglio di sé. Non è più il tempo di giochetti di bassa politica, di facile ricerca del consenso, di rincorsa a chi più grida o, peggio, più conta... Non è tempo di situazioni torbide nelle quali ecomafie e ecocriminali si inseriscono facilmente. Collusioni, silenzi, scaricabarile sono diventati intollerabili. Roma e l’Italia meritano, anche per i rifiuti, una politica che davvero sia ricerca del bene comune. Tutto il resto puzza, molto, ben più dell’immondizia.