In una Rsa. Violenze, offese e bestemmie sugli anziani e su qualcuno che sta con loro
Calci, sberle, insulti, sputi, spintoni, le violenze sui vecchi ricoverati nell’ospizio di San Donà di Piave sono offensive per tutti, non solo per i loro parenti. Gli operatori che fan ‘ste cose andrebbero interdetti da ogni lavoro: lavorare è un atto che dà una grande dignità, e loro non la meritano. Ogni giorno le notizie diventano più gravi, oggi parlano anche di morti. È una vergogna. E la vergogna si scarica non solo sul Veneto ma su tutta la nazione.
Cose come queste non dovrebbero avvenire. Per fortuna i carabinieri le sospettavano da tempo, avevano preparato le trappole, le trappole han funzionato, i colpevoli sono stati catturati in audio e in video, e in questo momento ci sono due di loro in carcere e due agli arresti domiciliari. I fermati e gli arrestati sono operatori che lavoravano lì: altamente meritevoli questi operatori, e tanti in tutta Italia lo sono, quando lavorano col rispetto che le persone, il “materiale umano” su cui agiscono merita, altamente spregevoli quando il rispetto vien meno e subentra la voglia di tirare lo stipendio infischiandosene dei diritti altrui.
I carabinieri han fatto sentire qualche stralcio delle intercettazioni. Ed è abbastanza per non stare zitti. Vorremmo tanto sbagliarci. Se ci sbagliamo, saremo contenti. Qualche citazione. Si sente un’anziana che si lamenta: «Perché mi hai tirato un pugno? », un’infermiera che insulta: «Bastarda maledetta! »; un’altra paziente che urla di dolore perché le pizzicano naso e guance, un’altra ricoverata che ha paura: «Così mi uccidete», e un infermiere che la terrorizza: «Io sono quello che fa parlare i morti», si sentono grida del tipo: «Qui ci son delle p. e buone a niente», con allusione alle infermiere gentili, che non usano le maniere forti, e l’insulto a un vecchietto definito «vecchio di m.», al quale si rivolge l’augurio: «Che Dio ti spolpi». Sto usando come fonte un giornale locale, e guardo bene se “Dio” è maiuscolo o minuscolo. Se è minuscolo, l’infermiera sta invocando il complesso di forze immanenti che suppliscono al Dio cristiano. Ma no, è maiuscolo, quindi invoca direttamente il Dio cristiano. «Che ti spolpi» è un’imprecazione complessa, chiede non soltanto «che ti faccia morire» ma anche che ti faccia marcire e ripulisca le tue ossa dalla carne, «ti faccia stramorire».
Questo clima che augura la stramorte occupa i luoghi della morte, dove ci sono i vecchi che aspettano la morte e coloro che lavorano lì e son pagati per aiutarli a morire con dignità. La fonte che sto usando dice ogni tanto: «E giù bestemmie». Vuol dire: tante bestemmie a ripetizione. Mi chiedo perché. Mi sale alla memoria un ricordo. Quando sta per uccidere la vecchietta, e cala la mannaia su di lei, Raskòlnikov sente salirgli alle labbra una bestemmia. Dunque gli ci vuole una bestemmia prima del delitto. Perché? La risposta che mi viene è che la persona che sta per essere uccisa ha una protezione e uno scudo in colui che l’assassino bestemmia, l’assassino prima di uccidere deve levare quello scudo, farlo sparire.
Così in questa Rsa deviata. I vecchi abbandonati da tutti sono ancora protetti da Qualcuno. Prima di colpirli devi togliere di mezzo questo Qualcuno.