Opinioni

Calcio. Via i "raccattapalle", in serie A finisce un'era

Riccardo Maccioni sabato 17 agosto 2024

Lautaro Martinez capitano dell'Inter campione d'Italia

I sogni non sono solo questione di tempo, che oggi li immagini e domani si avverano, ma anche di spazio, di distanza. Se li vedi da vicino è più facile costruirli o perlomeno non stupirsi quando ti arrivano addosso. Per questo l’ultima minirivoluzione introdotta dal calcio nella serie A appena iniziata più che un omaggio all’efficienza è una ferita alla fantasia bambina, l’unico vero carburante di un mondo esageratamente ricco che però rischia di rimanere a secco di tutto quello che non si compra. Cioè l’entusiasmo, l’allegria, la voglia di stare insieme. La notizia infatti è l’abolizione dei raccattapalle. Sì, proprio i ragazzini che consegnavano ai calciatori il pallone quando usciva fuori. Il motivo è che, se ben addestrati, recita l’accusa, potevano avvantaggiare la squadra di casa, contribuendo a far perdere tempo. Meglio, molto meglio mettere dei conetti a bordo campo da cui gli atleti potranno prendere direttamente i palloni. Concretamente, si dirà, per il gioco, per i successi e le sconfitte delle nostre squadre gli effetti della novità saranno pari a zero. Perché nel calcio, non è come nel tennis dove, se fa brutto, Sinner ti ripara dalla pioggia e magari ti tiene pure l’ombrello, per tacere di Nadal che regala un bacio alla ragazzina colpita da un suo dritto liftato in modo maldestro. Nel mondo del pallone tutto andrà avanti come se niente fosse.
Non siamo d’accordo. Cambia e cambia molto. Per esempio, non vedremo più il padre portiere che a fine gara prende per mano il figlio appostato dietro la rete, non vedremo più il goleador che dà il cinque a un aspirante campioncino, non vedremo più il sorrisone a cento denti del giovanissimo che lascia lo stadio con la maglia regalatagli dal suo mito. E pazienza se quella volta il tecnico della Roma, Mourinho usò un ragazzo del settore giovanile per comunicare col suo vice dopo l’ennesima espulsione. E cosa vuoi che sia, se in quell’altro giorno sempre Mourinho, però in Inghilterra, volle festeggiare un raccattapalle perché con la sua velocità di riportapalloni aveva facilitato il pareggio del Tottenham?. Si tratta di piccoli granelli di polvere che certo non fermano la corsa di una ruota ben gonfiata, come il calcio super iper-milionario. Un’industria capace di affrontare ogni ostacolo politico ed economico, ma evidentemente non il gratuito, non la magia e l’illusione infantile, quella che ancora fa correre dietro una sfera finto cuoio nei cortili di casa o all’angolo del parco. Perché i sogni a quello servono, a immaginare la vita che verrà, a sapere che potrà realizzarsi, tanto che la puoi vedere in anticipo. E i raccatapalle, che già si immaginavano campioni affermati, il loro sogno lo vedevano da vicino, a poca distanza. Era l’attaccante fresco di doppietta, il portiere che aveva parato un rigore, il difensore che a fine partita spiegava come si anticipa un centravanti. Ora quella prospettiva si allontana, è stata ricacciata dentro i sogni distanti, quelli che si fanno solo a occhi chiusi. Però l’efficienza, almeno in teoria è salva. Grazie ai coni consegna palloni si recupereranno quattro, cinque, dieci secondi. Sicuramente i più importanti della partita, del campionato e forse chissà.. della vita intera.