Opinioni

Calabria. Il vescovo nella chiesa del prete aggredito: «Un segno semplice e forte»

Antonio Maria Mira lunedì 22 gennaio 2024

Il vescovo di Oppido-Palmi monsignor Alberti

Era davvero piena la chiesa parrocchiale di San Nicola di Varapodio per la Messa domenicale, presieduta dal vescovo della diocesi di Oppido - Palmi, monsignor Giuseppe Alberti, che ha voluto essere presente dopo l’aggressione una settimana fa del parroco don Giovanni Rigoli.

«Sono venuto a raccogliere fiducia e a dare speranza», ha detto durante l’omelia. E al termine ci ha spiegato: «Volevamo dare un segno semplice ma chiaro e per certi versi anche forte, ben orientato in modo che non ci siano ambiguità di nessun tipo».

Il giovane parroco, non presente per rispettare le indicazioni dei medici, era stato colpito da due cugini identificati e denunciati dai Carabinieri, appartenenti a una nota famiglia, uno con precedenti penali.

Non avevano accettato che don Giovanni avesse vietato per ragioni sanitarie, la ripresa del Covid19, le strette di mano, le tradizionali “condoglianze” in chiesa dopo la celebrazione di una Messa in memoria di una donna della famiglia morta in Australia. Lo avevano fatto lo stesso, il parroco li aveva ripresi e lo avevano aggredito. Immediata la condanna del vescovo, nominato da papa Francesco appena quattro mesi fa, che aveva condannato l’episodio di violenza nei confronti del parroco, annunciando un’iniziativa entro domenica. E così è stato con la celebrazione della Messa.

«La mia è una presenza di vicinanza e di prossimità - ha spiegato -. Sento che è quello che il Signore mi chiede. Una vicinanza alle persone, ai singoli, ma anche alla comunità». Aggiungendo che «possiamo imparare sempre meglio a poter stare insieme, una capacità di rispetto e di ascolto reciproco e così riuscire a costruire una modalità nuova dello stare insieme».

Poi nell’omelia, riferendosi all’aggressione, il vescovo ha ricordato l'importanza della concordia e dell’unità, frutto di un ascolto sincero e di una reciproca disponibilità al dialogo. Commentando il messaggio evangelico proposto per la Settimana di Preghiera per l’Unità dei Cristiani, ha detto: «Il Signore ci chiama ad essere Samaritani, amare Dio, amando il prossimo. Sento che la nostra comunità di Varapodio è chiamata ad essere una Chiesa samaritana, attenta all'altro, soprattutto nella necessità, senza seguire il percorso dei propri interessi personali».

Poi al momento dello scambio della pace, il vescovo a sorpresa ha invitato ad omettere la stretta di mano nel momento liturgico per realizzare la vera pace nella vita quotidiana: «L’atto di pace che normalmente condividiamo qui durante la Messa, vorrei invitarvi a viverlo nel corso della settimana, porgendo la mano in segno di amore e riconciliazione, perché la verità di ciò che celebriamo qui, lo esprimiamo nella concretezza di ogni giorno». Parole molto significative in una terra dove amore e riconciliazione sono spesso sopraffatte da violenza, faida, vendetta. «Come diceva Paolo VI - ci ha ricordato - c’è una divaricazione tra ciò che si celebra e ciò che poi si pratica. Forse in questi territori ancora più forte».

Al termine della Messa, il vescovo si è intrattenuto per uno scambio di saluti e ha incontrato il Consiglio Pastorale e il Consiglio di Affari economici, rappresentativi di tutta la comunità per rafforzare il senso di unità e di collaborazione all’interno delle parrocchie.

Una visita, quella del vescovo, particolarmente importante per scuotere le coscienze. E infatti la nota della Diocesi si conclude rassicurando che la «Diocesi continua a pregare per la ripresa del parroco don Giovanni Rigoli e per la pacificazione di tutto il territorio di Varapodio». Il vescovo si dice «complessivamente soddisfatto. Gli obiettivi che ci eravamo prefissati li abbiamo raggiunti. Non è che pensiamo di risolvere i problemi con una visita. Volevamo però dare un segno semplice ma chiaro e per certi versi anche forte, ben orientato in modo che non ci siano ambiguità di nessun tipo nell’affrontare seriamente le cose, sempre in modo inclusivo, collaborativo, dialogico, mai di contrapposizione però schietto, con la voglia di affrontare i nodi, di non lasciarli lì in modo pauroso».