Tra fiabe e randellate. Verso il voto: questi mesi di passione
Ci aspettano due mesi di passione, in cui una pletora di partiti, partitini e aspiranti leader si fronteggeranno senza esclusione di colpi nei talk show, sui giornali e sui social. E chi la dice più grossa, promettendo agli elettori o denigrando il contendente, parte spesso in vantaggio rispetto a chi è più "grigio", ma magari più bravo ed esperto nell’arte di governare.
Ogni popolo, si dice, ha i leader che si merita, e c’è del vero. Si dice anche che la differenza tra i bambini e gli adulti è che i bambini credono alle fiabe ma non votano, mentre gli adulti ci credono ma purtroppo votano. È così che è diventato presidente degli Stati Uniti un leader che in un Paese fondato da migranti ha fondato la sua campagna elettorale sull’idea della costruzione di un muro di migliaia di chilometri col Messico "per fermare l’invasione dei migranti". O nel Regno Unito si è manifestata una maggioranza per la Brexit convinta dalla promessa dei leader separatisti che dal giorno dopo sarebbero arrivate al sistema sanitario nazionale 370mila sterline in più a settimana, salvo poi smentire la bufala a esito referendario proclamato e scoprire – come le trattative per l’uscita dalla Ue hanno confermato e confermeranno ancora – la triste realtà per i britannici di un conto molto salato da pagare per l’addio all’Europa. Esattamente il contrario del miraggio di soldi subito disponibili per il Paese e la sua gente.
Anche da noi di fiabe ne cominciano a circolare molte. Miraggi organizzati per lenire il mal di pancia di un ceto medio-basso ferito dalla crisi. C’è bisogno e voglia di una soluzione a portata di mano, semplice da comprendere. Come l’uscita dall’euro, la cacciata degli "stranieri che ci tolgono il lavoro" o una drastica riduzione delle tasse. Tutto questo pesa e peserà. Eppure, si può ragionevolmente sperare che vincerà – o, meglio, otterrà maggiori consensi – chi riuscirà a parlare di più e meglio a quei cittadini meno esasperati che si recheranno a votare.
Ma nel frattempo sui social, come avviene ormai da tempo, le opposte tifoserie si confrontano senza un minimo vaglio critico. La partigianeria è tale che il politico che appartiene a un altro schieramento è per definizione un "disonesto" e un "venduto", o come minimo un "incompetente".
Il difetto strutturale più grave è però l’eterna ricerca dell’Uomo della Provvidenza. Ricerca che puntualmente delude perché non esiste nessun Cireneo in grado di caricarsi da solo sulle spalle la croce di un mondo così complesso come quello di oggi dove gli spazi per un’azione politica sono ridotti al minimo dai vincoli di bilancio e dalle dinamiche di fondo del sistema economico globalmente integrato. Più in profondità i problemi economici, politici e sociali non possono essere risolti da un approccio a due mani (Stato e mercato) dove il politico lungimirante, perfettamente informato e così forte da non essere "catturato" da coloro che dovrebbe regolare, riesce a porre mano e correggere i limiti del mercato.
L’unica possibilità di salvezza è in un approccio a quattro mani dove l’azione del buon mercato e della buona politica è rinforzata e coadiuvata dalla terza mano delle imprese responsabili e dalla quarta della cittadinanza attiva. Con le imprese responsabili che progressivamente tendono a ibridarsi muovendo dai due mondi contrapposti della massimizzazione del profitto e del non profit verso il sentiero di mezzo della creazione di valore economico ambientalmente e socialmente sostenibile. E i cittadini attivi e responsabili che gestiscono beni comuni condivisi, votano col portafoglio per le imprese leader nella responsabilità sociale e ambientale, fanno innovazione sociale facendo nascere nuove realtà nei settori oggi cruciali per il Paese. Dimostrando che la sussidiarietà funziona e che, quando c’è prossimità e vocazione, i problemi possono essere gestiti e risolti meglio che direttamente dallo Stato.
Ci sono, insomma, per noi tutti una buona e una cattiva notizia. Le vie per migliorare il mondo in cui viviamo esistono (ecco la buona notizia). Ma per funzionare esse hanno bisogno del nostro intervento e di partecipazione attiva, cosa di cui forse non siamo consapevoli (e questa è la cattiva notizia). E, in occasione di questa campagna elettorale, come sempre nella nostra storia, stiamo cadendo nel solito errore, la frustrante e ansiosa ricerca dell’Uomo della Provvidenza, destinata al solito fallimento. Paolo Villaggio aveva raffigurato benissimo il problema in quella famosa scena in cui il ragioner Ugo Fantozzi vive il dramma della decisione del voto. E si chiude per due giorni in casa passando da una tribuna elettorale all’altra (la versione di allora meno teatrale e più seria dei talk show delle campagne elettorali in tv), passando da un effimero entusiasmo all’altro e uscendo alla fine più confuso di prima.
Dobbiamo fare una scelta di fondo e decidere se essere sdraiati o generativi. Più che di voto utile abbiamo bisogno di cittadinanza attiva, di innovazione sociale, possiamo e dobbiamo diventare più protagonisti della vita politica e sociale. A Cagliari, con la Settimana Sociale 2017, i cattolici italiani più impegnati hanno fatto una scelta di campo in questa direzione. Hanno messo in moto dei percorsi di crescita delle loro organizzazioni fondati sulla ricerca delle buone pratiche, sulla costruzione di laboratori sui territori da cui partire per la formulazione di proposte politiche che liberino le energie del Paese. Su queste proposte è giusto e necessario confrontarsi con gli aspiranti leader e con la classe politica che verrà. Lavorando per costruire.