Il direttore risponde. Vere riforme, o rischio serio
Gentile direttore,
l’argomento più dibattuto di questi tempi è sicuramente la pesante crisi economica che attanaglia l’Europa. Da una prima riflessione notiamo che gli Stati più in difficoltà sono quelli del Sud del continente e tra questi vi è anche l’Italia. Approfondendo la nostra riflessione notiamo che l’origine del problema non sono gli italiani, come lavoratori o imprenditori, bensì la classe politica che costa un’enormità e produce poco (addirittura in alcuni casi fa più male che bene). Interpreto la riforma costituzionale come una riduzione drastica del numero di parlamentari e commissioni varie (con notevole risparmio economico e raddoppio dell’efficienza; meno persone che discutono = più facile trovare l’accordo) e la considero come la madre di tutte le riforme, dalla quale potrebbe nascere il vero cambiamento. Siccome a parole tutti vogliono questa riforma ma in realtà nessuno agisce, a mio parere quando il presidente della Repubblica ha chiamato Monti a formare un governo di tecnici, gli è mancato quel potere che non ha e cioè di licenziare tutti i parlamentari fino alla scadenza naturale della legislatura, lasciando mano libera al governo di fare tutte le riforme necessarie, con il solo vincolo della firma del Presidente della Repubblica. In una situazione in cui il governo dei politici è arrivato fino all’orlo del baratro, lasciando ai tecnici l’onere delle dolorose riforme e tenendo per sé il potere di criticarli e fermarli in qualunque momento, mi pare più un teatrino dell’asilo che un governo di una Nazione industriale. Con tutte queste premesse vedo un futuro grigio al nostro orizzonte e l’antipolitica non potrà che aumentare ancora. Come augurio natalizio ai nostri politici suggerirei di trovare un po’ di tempo per meditare sul fatto che Gesù Bambino, creatore di tutto e tutti, è nato povero, è vissuto povero al servizio degli altri ed è morto da innocente per noi sue creature! C’è molto su cui riflettere!
Giovanni Sola, Cavallerleone (Cn)
In sostanza, caro signor Sola, lei arriva ad auspicare una sorta di sospensione della democrazia per il bene stesso della democrazia. Capisco le sue nobili motivazioni, ma non sono dello stesso avviso. Credo che sia giusto e necessario incalzare partiti e schieramenti in campagna elettorale e, dopo, il Parlamento eletto perché riforme adeguate e robuste svolte all’insegna della «sobrietà e onestà della politica» vengano realizzate. Non voglio neanche immaginare che vecchi e nuovi politici possano far finta di niente, perché in tal caso finiremmo davvero dritti un uno scenario di tipo 'dittatoriale' (nel senso che lei ipotizza: quello dell’antica Roma). Solo che non accadrebbe a causa di un odioso 'nemico' esterno, ma del nessun amore per il Paese e per la saldezza della nostra democrazia.