Tra impegni globali e fronte interno. È verde la via della sicurezza
Giorgia Meloni, nuova presidente del Consiglio italiana, è stata alla Cop27 in Egitto dove ha ribadito l’impegno del nostro Paese sul fronte della lotta all’emergenza climatica. Verificherà di persona in questi giorni la drammaticità della sfida che abbiamo di fronte come comunità globale perché con gli impegni presi sino a oggi si prevede un aumento di temperatura fino a 2,8 gradi per fine secolo, ben oltre il grado e mezzo considerato da molti la soglia massima per evitare rischi di catastrofi globali.
Il nuovo governo che, per ora, ha accelerato soltanto sulle autorizzazioni alla produzione di gas nazionale dovrebbe rendersi conto di quanto è importante dar seguito all’intenzione che ha dichiarato di aumentare la produzione da fonti rinnovabili oltre che per l’emergenza climatica per motivi di inflazione, di geopolitica, di lotta alla povertà e per sottolineate ragioni che di sicurezza e sovranità energetica.
Fa impressione, infatti, l’aumento del costo della vita a ottobre Il dato (annualizzato) dell’inflazione, che erode potere d’acquisto e risparmi delle famiglie, è salito all’11,9%, con la componente energetica che tocca la quota stratosferica del 73,8%. Senza di questa, l’indice sarebbe meno della metà, il 5,8%. La causa di tutto ciò, e di bollette anche pesantissime che mettono in ginocchio famiglie e imprese, è una sola come ai tempi della crisi petrolifera degli anni 70 del Novecento: la nostra dipendenza dalle fonti fossili (petrolio e gas). La via già tracciata, ma percorsa sinora con troppa timidezza e ambiguità, è perciò quella dell’accelerazione sulla quota di energia prodotta da fonti rinnovabili con molte meno emissioni (fino a 100 volte di meno rispetto al gas, a 170 volte rispetto al petrolio a 200 volte rispetto al carbone) e costa molto meno. Quella piccola porzione di famiglie e imprese che si sono “liberate” da sole, attraverso le prime comunità energetiche o con l’autoproduzione di energia, già oggi non soffrono l’aumento del costo della bolletta.
Accelerare vuol dire agire in tre direzioni. La prima è la semplificazione sulle autorizzazioni. Ci ricorda Terna che sono pronti progetti per 280 gigawatt, quattro volte di più quanto richiesto dagli obiettivi di decarbonizzazione entro il 2030. È fondamentale, per esempio, sbloccare i progetti sull’eolico offshore che rappresentano una parte importante della partita. La seconda è l’avvio di una politica di rinnovabili su tutti gli edifici pubblici e soprattutto sui tetti delle scuole. In un articolo pubblicato su queste pagine (“Avvenire”, 25 ottobre 2002) con Claudio Becchetti e Francesco Naso abbiamo calcolato che con questa energia si coprirebbe il 75% del fabbisogno della Pubblica amministrazione sarebbe possibile fornire un sostegno alla bolletta di 1,2 milioni di famiglie in povertà energetica.
La terza è il varo finalmente dei decreti attuativi delle comunità energetiche per dare attuazione alla direttiva europea in materia e al decreto legge del governo, sbloccando anche in questo caso le progettualità già pronte di autoproduzione di energia da parte di famiglie, imprese, associazioni, scuole e parrocchie. Nell’interesse degli italiani bisogna contare che si abbandonino strade impraticabili e inutili, che sono veri e propri mezzi di distrazione di massa. Il Paese ha bisogno di una soluzione in pochi mesi (come può essere l’installazione di pannelli) e non in 20 anni (come tempi minimi di costruzione di una centrale nucleare in un Comune italiano). Produrre energia col nucleare oggi costa 8-9 volte di più che attraverso le rinnovabili.
Si consideri inoltre che la società francese dell’energia Edf è in grande crisi ed è stata salvata con i soldi pubblici mentre circa il 30% dell’energia nucleare abitualmente prodotta è ferma per un lungo processo di manutenzione delle centrali. Infine, finanziare la ricerca è importante e doveroso e la speranza che arrivino nuove tecnologie per aiutarci (sulla cattura di Co2 come sul cosiddetto “nucleare pulito” di ultima generazione) non deve mai morire, ma una politica energetica non si fa aspettando Godot. Sicurezza, sovranità energetica e libertà economiche non possono essere ridotti a slogan, sono concetti e valori importanti che vanno realizzati nei fatti.