Opinioni

Vedere violenze e ingiustizie E mai a esse rassegnarsi

sabato 24 marzo 2018

Caro direttore,
bella la lettera (“Avvenire” di domenica 18 marzo 2018) nella quale Ruggero Da Ros dice di come «si sapeva ma nessuno vedeva» ad Auschwitz, e così per altri genocidi. E persino per il bullismo. Ma l’aborto legittimato di tanta nostra gente (6 milioni di bambini non nati... ) lo si vuol vedere? E, auspicabilmente, almeno contrastare facendolo sapere bene, in attesa di civilmente impedirlo?

Silvio Ghielmi Milano

Penso e vivo, e ho insegnato alle mie figlie e cerco di testimoniare col mio lavoro che quando si hanno gli occhi aperti, ma aperti davvero, ci si appassiona e indigna per ogni violenza e ogni ingiustizia. E mai ci si rassegna a esse, a ognuna di esse. Sono certo che il professor Da Ros e lei, caro dottor Ghielmi, ne siete capaci più e meglio di me.


Di seguito la lettera:

HITLER NON È ANCORA STATO SCONFITTO
Gentile direttore,
alcuni anni fa, quando andai ad Auschwitz con gli studenti, mi colpirono le parole della guida: «Tutti gli abitanti del paese sapevano quello che stava succedendo dentro il campo di concentramento, ma nessuno voleva vedere». Perché? Poi andai a Gerusalemme scontrandomi per la prima volta con il muro che rinchiude milioni di palestinesi e si ripropose lo stesso problema: come può il mondo non vedere, come può permettere tutto questo? Come possono i genocidi degli ultimi decenni essersi ripetuti senza aver imparato nulla dall’assurdità della Shoah? Con il tempo ho capito che l’errore sta nel pensare che il male sia sempre fuori di noi, lontano da noi: «A noi non potrebbe capitare, noi non siamo così!». Invece il genocidio cambogiano, quello ruandese, e per ultimo quello bosniaco, si sono ripetuti proprio perché il male è latente in tutti noi. Basta trovare un imbonitore che riesca a toccare il tasto giusto e il gioco è fatto. La tecnica, da sempre la stessa, è quella di disumanizzare la razza, il gruppo o la singola persona. Gli ebrei erano sporchi, rubavano, vivevano sulle spalle degli altri, erano maleodoranti, portavano malattie, erano pericolosi... (vi ricordano qualcosa di attuale queste parole?). Se poi venivano segregati, percossi o uccisi, per la società non era così male, in fin dei conti erano esseri inferiori. Un esempio di come funzioni molto bene questa tecnica ce l’abbiamo sotto gli occhi tutti i giorni: il bullismo. Il bullo non colpisce mai direttamente la sua vittima, prima la disumanizza, la rende inferiore agli occhi degli altri: guarda come si veste, come ha i capelli, quanto è stupido, come è grasso, come è magro, è proprio uno sfigato... Una volta che gli altri studenti della classe sono ben convinti della sfigataggine del loro compagno, il bullo può passare alle azioni fisiche più pesanti, sapendo che la classe non si ribellerà… tutti sapevano, ma nessuno voleva vedere. Per questo Hitler non è stato ancora sconfitto.

Ruggero Da Ros